Libri liberi
Una donna in Afghanistan si batte per insegnare a bambine e ragazze il valore della letteratura. Perché è convinta che la libertà si ottenga imparando a leggere
All’inizio era una voce sommessa, un bisbiglio che non doveva essere udito. Poi la voce delle donne, soffocata per anni, nel 2001 ha potuto cominciare a farsi sentire.
Oggi è l’urlo dell’Afghanistan che intende rinascere e voltare pagina. È un suono che esce dalle labbra di una donna di nome Suraya.
Suraya Pakzad è un’insegnante che, fin dal 1998, quando il regime dei Taliban era in pieno potere e vietava alle ragazze di studiare, ha fondato un’associazione grazie alla quale molte giovani hanno imparato a leggere e hanno potuto conoscere un mondo che a loro era precluso.
Il mondo della letteratura, che illumina la mente e la apre a nuove scoperte.
Solamente nel 2001 Suraya ha potuto distribuire i suoi libri pubblicamente e oggi lei e le sue seguaci hanno un giardino nel quale incontrarsi per leggerli, il female garden.
Uno spazio fuori dal tempo e dagli orrori, in cui le donne si recano per far crescere la loro cultura, realizzato con la collaborazione del Provincial reconstruction team (Prt) di Herat, nell’ovest del Paese.
Un posto lontano anni luce dalle case nelle quali, all’inizio della loro attività, Suraya e le altre si riunivano a leggere in clandestinità, facendo attenzione ad avere sempre una stufa accesa accanto, in modo da poter bruciare i libri qualora i talebani si fossero presentati alla porta. In una palazzina che sorge nello stesso giardino c’è una ricca biblioteca alla quale attingere.
Quello che Suraya sta dando all’Afghanistan ha purtroppo un prezzo. Non si può girare soli, quando si ha come missione quella di aiutare le donne in un Paese che le vuole sottomesse all’uomo e prigioniere dell’ignoranza.
Il female garden è infatti protetto dai militari e Suraya è costretta ad andare in giro con una scorta. Ma ciò non le ha impedito di ampliare la sua attività, andando persino a cercare le potenziali lettrici nei luoghi in cui la libertà delle donne viene maggiormente frenata.
Con una sorta di ufficio legale ambulante, lei e altre componenti del suo gruppo vanno in giro per il Paese. Radunano intorno a un team di avvocati affermati centinaia di donne che possono beneficiare di assistenza legale nei casi di maltrattamenti.
Le convincono a denunciare, a farsi ospitare nelle case delle donne, come quella che sorge nel female garden, e come le tante fondate in tutto il Paese per sfuggire a mariti e fratelli violenti.
Oggi le donne di Suraya hanno cominciato ad avere voce in capitolo anche sulle elezioni. In quelle passate, Suraya ha speso tutte le energie nel favorire la nascita degli shura, o consigli delle donne, nei quali si affrontano temi politici e ci si confronta sul futuro.