Libia: Trump appoggia Haftar, mentre al Serraj lancia una nuova controffensiva
Lo scontro fra il maresciallo Khalifa Haftar e il premier del Governo di accordo nazionale Fayez al Serraj iniziato il 3 aprile in Libia non accenna a fermarsi.
Nella giornata dal 20 aprile le forze fedeli al governo di Tripoli hanno lanciato una controffensiva contro L’Esercito nazionale libico guidato dall’uomo forte della Cirenaica a sud della capitale.
“Abbiamo cominciato la fase d’attacco: gli ordini sono stati dati di buon mattino perchè si avanzi e si guadagni terreno”, è stato il messaggio del portavoce del Governo di accordo nazionale.
I combattimenti a sud della capitale libica si sono intensificati negli ultimi giorni, con le forze di al Serraj che stanno cercando di recuperare terreno ai danni di Haftar.
Intanto l’Organizzazione mondiale della sanità ha fatto sapere che almeno 220 persone sono morte e 1.066 sono rimaste ferite dall’inizio dell’offensiva, mentre il numero degli sfollati è arrivato a 30.200.
“Indiscriminata violenza, in particolare con attacchi di razzi e mortai ha interessato Tripoli e dintorni, con sempre più zone residenziali toccate”, ha affermato l’organismo Onu per gli Affari umanitari.
“Proteggere le persone colpite dal conflitto trasferendole in zone più sicure e negoziare una tregua umanitaria attraverso la definizione di punti per l’accesso ai soccorsi rimangono le priorità”.
Trump appoggia Haftar – Il presidente degli Stati Uniti, dopo aver evitato di prendere apertamente posizione in questa fase del conflitto, ha voltato le spalle al premier al Serraj.
Pur avendo di recente parlato con il presidente del Consiglio Conte e aver lodato le iniziative diplomatiche dell’Italia, Trump ha avuto un’importante chiamata con Haftar.
L’inquilino della Casa Bianca ha riconosciuto al maresciallo “il merito di avere un ruolo significativo nella lotta al terrorismo” e nel “mettere al sicuro le risorse petrolifere libiche”.
La notizia è stata data da un comunicato in cui si specifica anche che i due hanno discusso “un quadro comune per costruire la transizione libica verso un sistema politico stabile e democratico”.
Il maresciallo quindi può adesso contare sull’appoggio di Egitto, Arabia Saudita, Emirati, Francia, Russia e Stati Uniti.
La decisione di Trump di schierarsi al fianco di Haftar ha quindi indebolito la posizione dell’Italia, che ha cercato di mantenere una posizione mediana e non ha mai ritirato il suo sostegno ad al Serraj.
Adesso si teme che Haftar, forte del sostengo degli Stati Uniti, non si fermerà fino a quando non avrà conquistato Tripoli.