Guerra in Libia: a che punto è lo scontro tra Haftar e al-Serraj
Libia news guerra | Guerra in Libia 2019 | Ultime notizie Libia
Dall’inizio di aprile 2019 va avanti l’offensiva del maresciallo Khalifa Haftar contro la capitale libica Tripoli.
La situazione nel paese nordafricano è precipitata il 3 aprile 2019, quando l’Esercito nazionale libico guidato dall’uomo forte della Cirenaica ha lanciato il suo attacco contro il Governo di accordo nazionale guidato da Fayez al Serraj.
Il premier libico, il cui esecutivo è l’unico riconosciuto dalle Nazioni Unite, ha risposto schierando le forze a lui fedeli per contrastare l’avanzata di Haftar, che nei primi momenti del conflitto aveva guadagnato velocemente terreno.
Nel dare l’annuncio dell’imminente avanzata contro la capitale, il maresciallo aveva dichiarato che il suo obiettivo era combattere “terroristi, criminali e bande armate”.
Ultime notizie Libia: cosa sta succedendo
25 maggio – Riprendono gli scontri tra gli uomini del generale Khalifa Haftar e le forze governtive. La battaglia si svolge sulla via dell’aeroporto. Qui l’articolo completo.
24 maggio – Nuovi raid dell’esercito del generale Khalifa Haftar. Colpiti alcuni edifici dell’hotel Rixos, che ospita il parlamento dell’Est. Qui l’articolo completo.
23 maggio – Il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron ha incontrato il maresciallo Haftar all’Eliseo. Qui tutte le informazioni sul faccia a faccia.
16 maggio – Il premier Conte ha incontrato il maresciallo Haftar a Palazzo Chigi. Qui tutte le informazioni sul faccia a faccia.
13 maggio – Il maresciallo Haftar ha attaccato con un raid aereo la città della Libia nord-occidentale di Zawiya a 50 chilometri a ovest di Tripol e ha dispiegato ingenti truppe in direzione di Sirte, città portuale che si trova a 450 chilometri a est di Tripoli.
10 maggio – Il maresciallo ha iniziato la sua avanzata da sud, prendendo il controllo della città di Gharian e muovendo fino alle porte della capitale.
Secondo Livemap, le forze di Haftar e le milizie di Zintan e Misurata che rispondono al premier Serraj sono ancora impegnante nei quartieri sud della capitale: le Forze di protezione di Tripoli stanno avanzando nella zona di Wadi al-Rabia e hanno occupato una posizione ad al-Khola, vicino ad una base missilistica.
Le forze di Serraj hanno anche continuato a bombardare l’Esercito nazionale libico (Enl) nella zona di Ein Zara, sempre nel sud di Tripoli.
Il nord infatti resta saldamente nelle mani del Governo di accordo nazionale, anche se nelle settimane precedenti Haftar era riuscito a colpire l’aeroporto di Mitiga, l’unico scalo internazionale ancora aperto, e il 7 maggio è arrivata la notizia di un aereo delle forze governative abbattuto dall’Enl.
7 maggio – L’Unsmil (la missione di Supporto dell’Onu in Libia) in concomitanza con l’inizio del Ramadan ha chiesto alle parti di arrivare ad una tregua “umanitaria”. Né Haftar né Serraj sembrano però intenzionati ad accettare: neanche l’incontro del premier libico con il presidente del Consiglio Conte il 7 maggio 2019 ha dato i frutti sperati.
Guerra in Libia 2019 | Chi sostiene chi
Il conflitto in Libia ha diviso anche le cancellerie internazionali lungo due fronti contrapposti: da una parte vi sono l’Onu, del Qatar e della Turchia che sostengono il premier Serraj; dall’altra Egitto, Emirati Arabi Uniti, Ue e più indirettamente di Russia, Stati Uniti e Francia.
A testimoniare la vicinanza di Mosca e Parigi al maresciallo sono state alcune visite compiute da delegazioni di Haftar nelle due capitali per incontrare i relativi capi di Stato e ottenerne l’appoggio, anche militare nel caso della Russia.
Guerra in Libia 2019 | Francia
Il ruolo della Francia resta tuttavia quello più controverso. L’Eliseo non ha mai ammesso apertamente di essere dalla parte del maresciallo, ma il 10 aprile ha bloccato una risoluzione dell’Ue presentata per chiedere ad Haftar di fermare la sua offensiva su Tripoli e anche in altre occasioni ha voltato le spalle al premier Serraj.
In precedenza l’Eliseo aveva anche espresso disapprovazione verso il piano dell’Onu sul processo di pace in Libia, premendo perché le elezioni si tenessero già a fine 2018.
La Road map Onu prevedeva invece: imposizione di un cessate il fuoco; unificazione delle forze armate; congelamento del parlamento di Tobruk (che si oppone al GNA di Tripoli) e creazione di un unico centro di potere; elezioni entro la fine del 2019.
Un piano come detto osteggiato dalla Francia, oltre che da Haftar, e che non si riesce ancora ad implementare.
Libia news guerra | Italia
Complicato nello scenario libico anche il ruolo dell’Italia, che sta cercando di porsi come figura di riferimento nel processo politico avviato dall’Onu per trovare una soluzione al conflitto tra Haftar e Serraj.
Il premier Conte a fine 2018 ha ospitato a Palermo un summit a cui hanno preso parte i due leader libici e si è più volte incontrato con le singole delegazioni, provando a mantenere una posizione neutrale. Gli sforzi condotti finora però non sembrano aver sortito gli effetti sperati.
L’Italia, come la Francia, ha numerosi interessi economici in Libia principalmente nel settore delle risorse energetiche.
Libia Governo
La Libia è divisa in due grandi centri di potere, con sede a Tripoli e Tobruk.
A Tripoli sono insediati il Governo di Accordo nazionale e il Consiglio presidenziale, che fanno capo al presidente al Serraj e sostenuto da Onu, Ue, Italia, Usa, Qatar e Turchia. Il GNA è l’unico riconosciuto internazionalmente, ma fatica ad affermare il suo potere.
Il Parlamento di Tobruk, che si rifiuta di dare la fiducia al governo Serraj, ha il sostengo del generale Haftar e di Francia, Russia, Egitto ed Emirati Arabi Uniti.
Sul piano militare, il premier può contare sull’appoggio delle milizie di Misurata e Zintan, mentre Haftar comanda l’Esercito nazionale libico, grazie al quale è riuscito nel tempo a conquistare anche il sud del paese e una parte della zona desertica del Fezzan.
Libia news guerra | Haftar
Khalifa Haftar è il maresciallo – citato molto spesso come generale – che guida l’Esercito nazionale libico. Noto anche come l’uomo forte della Cirenaica, può contare a livello internazionale sul sostegno di Egitto, dalla Russia, dagli Emirati Arabi Uni e in maniera velata della Francia. (Qui il profilo completo)
Libia storia
Il caos libico affonda le sue radici nella caduta di Muammar Gheddafi, avvenuta nel 2011. Con la morte di Gheddafi è iniziato un nuovo capitolo della storia del paese in cui a farla da padrone è stata l’anarchia: le divisioni tribali e il riaffermarsi delle milizie armate contrapposte hanno portato il caos nel paese.
Le prime elezioni dopo la caduta del regime di Gheddafi si tennero nel 2012 e segnarono la vittoria della National Forces Alliance (Nfa), una forza liberale contrapposta ai Fratelli musulmani. Ad agosto di quell’anno veniva costituito il General National Congress (Gnc), in sostituzione del Consiglio Nazionale di Transizione, guidato dal Primo Ministro al-Thani.
La situazione degenerò nuovamente nel 2014, quando le milizie islamiche lanciarono un attacco all’aeroporto di Tripoli, strappandolo alle milizie vicine al partito di governo Nfa. A giugno di quell’anno Khalifa Haftar lanciò la Operazione dignità per contrastare le milizie islamiche e un mese dopo si tennero delle nuove elezioni. Gli islamisti furono sconfitti nuovamente e decisero di rispondere lanciando una controffensiva militare, denominata Alba Libica, per bloccare l’offensiva di Haftar.
Il nuovo parlamento si stabilì allora nella città di Tobruk e riconfermò come primo ministro al-Thani. Ad agosto Alba Libica creò un parlamento parallelo a Tripoli, composto dai dissidenti della Camera dei Rappresentanti di Tobruk e chiamato New General National Congress (NGNC).
Nel 2016, nel tentativo di superare le divisioni e il caos che avevano portato alle guerre civili, a Tripoli si è insediato il governo di Unità nazionale guidato dal premier Serraj, con il sostegno delle Nazioni Unite.
Il premier ha infatti ottenuto il sostegno della Comunità internazionale per condurre il paese a una pacificazione. Nel 2019 la pacificazione però è ancora ben lontana, come dimostrano gli ultimi eventi e la nuova guerra civile che insanguina – ancora una volta – il paese nordafricano.