Libia, fonti Onu: raggiunto l’accordo per il cessate il fuoco
Le Settima Brigata assedia la capitale, sede del Governo di al-Sarraj: l'Onu convoca le parti per tentare una tregua
La Libia è sempre più nel caos. Nella capitale Tripoli gli scontri tra le milizie proseguono da ormai oltre una settimana e il tentativo del premier Fayez al-Sarraj, che proprio per fermare le violenze ha dichiarato lo stato di emergenza, non ha sortito effetto.
Il governo italiano ha specificato che non ci sarà alcun intervento militare in Libia, ma si impegnerà nella pacificazione del paese.
Il 4 settembre è stato raggiunto un accordo per il cessate il fuoco a Tripoli, secondo quanto riferito da fonti delle Nazioni Unite.
La Settima Brigata
La Settima Brigata, che riunisce tribù vicine all’ex regime di Gheddafi e ora legate al maresciallo Khalifa Haftar, avanza verso il centro della città.
Il leader della Brigata, Abdel Rahim Al Kani, ha affermato che “continuerà a combattere fino a quando le milizie armate non lasceranno la capitale e la sicurezza sarà ripristinata”.
Le milizie sono riuscite in questi giorni ad assumere il controllo di alcuni quartieri situati nella zone sud di Tripoli. La Settima Brigata ha in mano anche le strade che conducono verso l’aeroporto, chiuso da giorni a causa dei violenti scontri.
Il governo di Accordo Nazionale della Libia di al-Sarraj, l’unico riconosciuto dalla comunità internazionale, è sotto assedio e ha inviato le forze delle milizie della Forza anti terrorismo di Misurata nella città per raggiungere un nuovo cessate il fuoco.
Il bilancio delle vittime
Secondo quanto riferito dalle autorità libiche, il bilancio degli scontri è finora di 61 morti e 159 feriti e 12 dispersi, mentre 1.825 famiglie risultano sfollate.
Nella serata di lunedì 3 settembre Maria Ribeiro, coordinatrice dell’ufficio per gli affari umanitari delle Nazioni Unite in Libia, ha scritto su Twitter che “le vittime civili a Tripoli sono ora 19, comprese donne e bambini”.
La Missione di sostegno dell’Onu in Libia ha chiesto a tutte le parti in conflitto nel sud della capitale di incontrarsi nel pomeriggio di martedì 4 settembre per raggiungere un accordo di cessate il fuoco.
L’ambasciata italiana a Tripoli
L’ambasciata italiana a Tripoli rimane aperta, ma una parte del personale che vi lavora e alcuni italiani che lavorano nella città sono stati evacuati. “Siamo pronti ad ogni evenienza, reagiamo in modo flessibile”, spiegano fonti della Farnesina.
Fonti della ministero della Difesa hanno assicurato che i militari italiani nel paese stanno bene e in sicurezza e che nessun problema è riscontrato all’ospedale da campo a Misurata. La ministra Elisabetta Trenta sta seguendo costantemente l’evolversi dei fatti.
Sabato primo settembre, un razzo è stato lanciato contro l’hotel Al Waddan, nel centro di Tripoli, a poche centinaia di metri dalla sede dell’ambasciata d’Italia.
Tre civili sono rimasti feriti, mentre non risulta coinvolto il personale dell’ambasciata italiana. Tuttavia, secondo la stampa locale, il razzo era “diretto contro l’ambasciata italiana a Tripoli”.
Lunedì 3 settembre sono caduti diversi colpi di mortaio e sono avvenuti violenti scontri nella zona di Alhadba Alkhadra, a 6 chilometri dal centro e dell’ambasciata italiana.
Tripoli nel caos
Il municipio di Tripoli ha allestito cinque edifici scolastici per ospitare gli sfollati in fuga dalle zone dove sono in corso gli scontri tra le milizie.
Circa 400 detenuti sono evasi durante una rivolta in un carcere in un sobborgo meridionale della capitale.
Il colonnello Abdel Rahim Al-Kani, leader della Settima Brigata, ha annunciato che le sue forze sono posizionate lungo la strada per l’aeroporto e stanno per sferrare un attacco al quartiere di Abu Salim, porta di accesso al centro storico.
La Settimana Brigata, scrivono i media locali, ha dichiarato Abu Salim zona militare e ha chiesto agli abitanti di lasciare le abitazioni, in preparazione di una “importante offensiva contro le milizie presenti nell’area”.
I negoziati tra le parti in lotta
Il governo di al-Sarraj ha annunciato la formazione di un comitato di crisi per gestire lo stato di emergenza e ha avvertito le parti in conflitto che dovranno affrontare le conseguenze se continuano a perseguire i loro obiettivi.
Giovedì 30 agosto l’esecutivo aveva dichiarato di avere raggiunto un accordo per il cessate il fuoco, ma la Settima Brigata ha negato la firma di qualsiasi intesa.
Il capo del Consiglio libico degli anziani per la riconciliazione, Mohamed al-Mubshir, ha detto che è stato formato un comitato d’emergenza per negoziare con le parti in lotta.
Le milizie attive a Tripoli
La milizia della cittadina di Tarhuna a 60 chilometri a sud della capitale, legata al signore della guerra Salah Badi, si è resa autonoma dal Governo di Accordo Nazionale di Sarraj e combatte per liberare Tripoli dalle altre milizie armate, accusate di corruzione.
A fronteggiarla sono una serie di milizie che formano unità speciali dei ministeri dell’Interno e della Difesa del governo di Sarraj: le Brigate Rivoluzionarie di Tripoli, la Forza speciale di Dissuasione (Rada), la Brigata Abu Selim e la Brigata Nawassi, che ricevono finanziamenti dall’Ue.
Salvini: “Escludo interventi militari, non risolvono nulla”
“Sono preoccupato, evidentemente dietro c’è qualcuno. Nulla succede per caso”, ha affermato il vicepremier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini.
“Il mio timore è che qualcuno per motivi economici nazionali metta a rischio la stabilità dell’interno nord Africa e conseguentemente dell’Europa. Spero che il cessate il fuoco arrivi subito”.
Parla della Francia? “Penso a qualcuno che è andato a fare una guerra e non doveva farlo, a qualcuno che fissa delle date delle elezioni senza interpellare gli alleati, l’Onu, i libici. Le forzature, le esportazioni di democrazie e la fissazione di date elettorali a prescindere da quel che pensano i cittadini, non hanno mai portato nulla di buono”, ha sottolineato Salvini.
“Escludo interventi militari perché non risolvono nulla. E questo dovrebbero capirlo anche altri. L’Italia deve essere la protagonista della pacificazione del Mediterraneo. Le incursioni di altri che hanno altri interessi economici non devono prevalere sul bene comune che è la pace”, ha aggiunto il vicepremier.
L’appello dell’Unione europea: “Cessare le ostilità”
“Chiediamo a tutte le parti in Libia di cessare immediatamente le ostilità. Non c’é soluzione militare per la situazione in Libia, solo politica”.
Queste le parole del portavoce della Commissione europea.
“L’escalation della violenza sta minando una situazione che è già fragile. La violenza porterà solo altra violenza a svantaggio dei libici”.