Libia, al Serraj lancia la controffensiva: 21 morti a Tripoli
Il maresciallo Khalifa Haftar continua la sua marcia su Tripoli, mentre il premier del Governo di unità nazionale Fayez al Serraj ha lanciato l’operazione “Vulcano di rabbia”, grazie anche all’aiuto delle milizie di Zintan e Misurata.
L’aviazione diretta dal primo ministro libico il 7 aprile ha bombardato le forze di Haftar nella zona dell’aeroporto internazionale di Tripoli, chiuso nel 2014, e a Wadi Rabea.
Il bilancio degli ultimi giorni di scontri è di 21 morti e 27 feriti.
Come annunciato in una conferenza stampa dal portavoce di Serraj, il colonnello Mohamad Gnounou, la controffensiva ha l’obiettivo “ripulire tutte le città libiche dalle forze illegittime e dagli aggressori”.
Intanto l’Onu ha lanciato un appello per una tregua provvisoria così da poter evacuare feriti e civili che sono rimasti coinvolti negli scontri tra le forze leali al Governo di unità nazionale e le truppe del generale Haftar.
L’Onu ha lanciato “un appello a tutte le parti armate che si trovano nella regione di Wadi Rabi, al-Kayekh, Gasr ben Ghachir e Al-Aziziya [a sud di Tripoli, ndr] a rispettare una tregua umanitaria dalle 16 alle 18 ora locale per assicurare l’evacuazione dei feriti e dei civili da parte dei soccorritori della Croce Rossa libica”.
Le parole della comunità internazionale hanno però lasciato indifferente il maresciallo Haftar, che si trova oramai a pochi chilometri da Tripoli.
“Abbiamo steso le nostre mani verso la pace”, è stato l’ultimo messaggio inviato tramite i media dal premier al Serraj. “Ma dopo l’aggressione da parte delle forze di Haftar e la sua dichiarazione di guerra contro le nostre città e la nostra capitale non troverà nient’altro che forza e fermezza”.
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Nonostante la recrudescenza della violenza e l’avanzata di Haftar, l’Onu ha ribadito che la Conferenza nazionale, prevista dal 14 al 16 aprile nella città di Ghadames, non è ancora stata annullata.
Al summit dovrebbero partecipare i rappresentati delle diverse forze politiche che controllano la Libia con l’obiettivo di concordare una Road Map per il futuro politico del paese africano.
Dall’Italia arriva invece l’appello del primo ministro Giuseppe Conte: “La Libia è un dossier che seguo personalmente da tempo, già nella conferenza di Palermo si era evidenziata l’esigenza di prevenire l’escalation di violenza. Adesso si sta manifestando. Confido che il generale Haftar, col quale sono costantemente in contatto, voglia evitare bagni di sangue”.