Libia, media Usa: “Al Sarraj pronto alle dimissioni dopo colloqui di Ginevra”
Fayez al Serraj, il capo del Governo di accordo nazionale (Gna), starebbe pensando a dimettersi. Lo scrive l’agenzia di stampa Bloomberg, citando fonti informate. Secondo l’agenzia, Serraj ha discusso i suoi piani con esponenti libici e internazionali e potrebbe fare l’annuncio nel fine della settimana. Il primo ministro potrebbe mantenere l’incarico ad interim fino ai colloqui a Ginevra previsti per il mese prossimo.
L’indiscrezione arriva dopo le proteste a Tripoli e nelle altre città controllate dal Gna ad agosto, per chiedere migliori condizioni di vita e le dimissioni dell’attuale governo. Nel frattempo, nella giornata di domenica 13 settembre, dopo giorni di proteste di piazza e anche di attacchi a sedi istituzionali, si è dimesso il governo “parallelo” dell’Est presieduto da Abdullah al Thinni.
Sul sito del Parlamento della Cirenaica viene confermato che il governo Al Thinni, non riconosciuto dalla comunità internazionale, “ha presentato le proprie dimissioni al presidente della Camera dei Rappresentanti, Agila Saleh, dopo le proteste popolari dei giorni scorsi per chiedere migliori condizioni di vita e la fine della corruzione. Le dimissioni “saranno presentate al Parlamento per il voto”.
Sempre sul fronte libico, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio oggi ha sentito le famiglie dell’equipaggio dei due pescherecci sequestrati in Libia, il sindaco di Mazara del Vallo e gli armatori, ai quali ha assicurato il massimo impegno del governo per una risoluzione positiva della vicenda.
Il pressing della Farnesina, sempre secondo quanto si apprende, è senza sosta: ieri Di Maio ha sentito prima il suo omologo emiratino ed oggi sentirà il ministro russo Lavrov. Sia gli Emirati che Mosca sono due attori molto influenti nei confronti di Bengasi. Sulla questione sarà convocato un vertice di governo, perché “l’azione deve essere corale”, ha spiegato il titolare della Farnesina. Il ministero degli Esteri da anni sconsiglia le marinerie italiane di pescare nelle acque dove si è verificato il sequestro dei pescherecci.
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