Libano, come sono andate le elezioni parlamentari
Paese al voto dopo nove anni: il blocco parlamentare formato dal Free Patriotic Movement, Amal ed Hezbollah ha conquistato 67 seggi su 128 in totale
Domenica 6 maggio 2018 in Libano si sono tenute le prime elezioni parlamentari da quasi dieci anni a questa parte.
I risultati non ufficiali diffusi dai media locali avevano dato per vincitori il partito sciita filo-iraniano Hezbollah e le forze politiche a esso alleate.
Il presidente della repubblica libanese, Michel Aoun, ha dichiarato che le consultazioni iniziate dopo le elezioni parlamentari del 6 maggio 2018 porteranno alla formazione di un governo di unità nazionale, che “farà le riforme, combatterà la corruzione e attuerà un piano economico volto alla crescita del paese”.
Il 24 maggio 2018 il presidente libanese Michel Aoun ha conferito al primo ministro uscente ed esponente del fronte sunnita Saad Hariri l’incarico di formare il nuovo governo.
Nel corso delle consultazioni con il presidente, 111 su 128 parlamentari libanesi hanno sostenuto la candidatura di Hariri, secondo quanto riferisce l’agenzia stampa libanese NNA.
Adesso il premier deve ricevere la fiducia dalla maggioranza del parlamento. Secondo la costituzione del Libano, il ruolo di primo ministro spetta a un politico musulmano sunnita.
I risultati
Si va quindi verso la conferma di una coalizione che include tutti i principali partiti: alla guida dovrebbe rimanere il primo ministro uscente Saad al-Hariri, sunnita, in carica dal dicembre 2016.
A dare la notizia è l’agenzia di stampa ufficiale libanese NNA.
Il blocco parlamentare formato dal Free Patriotic Movementdel presidente Michel Aoun, da Amal ed Hezbollah ha conquistato 67 seggi su 128 in totale, mentre i rivali delle Forze Libanesi (LF) hanno raddoppiato i propri seggi, passando da 8 a 15.
I due partiti sciiti, Hezbollah e Amal, hanno ottenuto 26 dei 27 seggi riservati agli sciiti in parlamento.
Il partito del premier Hariri ha perso un terzo dei seggi, riuscendo a confermarne solo 21, 12 in meno rispetto ai 33 precedentemente in suo possesso.
Il 49,2 per cento degli aventi diritto al voto ha preso parte alle elezioni del 6 maggio 2018 in Libano, le prime dal 2009. L’affluenza è stata bassa soprattutto nella capitale Beirut e nel nord, mentre è stata più elevata nelle zone meridionali del Libano, in cui Hezbollah gode di maggiore consenso.
L’affermazione di Hezbollah rafforza ulteriormente l’ascendenza dell’Iran sulla regione.
Le elezioni
Il parlamento uscente è in carica dal 2009 e ha più volte esteso il suo mandato oltre la scadenza naturale a causa del mancato accordo sulla legge elettorale e per i problemi di sicurezza interna legati alla vicina guerra in Siria.
Il parlamento del Libano, denominato Assemblea Nazionale, è composto da una sola camera, che conta 128 seggi.
L’assemblea è divisa equamente tra musulmani e cristiani. Ai primi spetta il 45 per cento dei seggi, ai secondi il 55 per cento.
La premiership spetta ai musulmani sunniti, la presidenza dall’assemblea agli sciiti, mentre il presidente della Repubblica spetta ai cristiani maroniti.
Hezbollha si è presentato alle elezioni alleato con il gruppo sciita Amal e con il principale partito cristiano maronita del paese, il Free Patriotic Movement (Fpm), e Ahbash, gruppo sunnita di orientamento sufi.
La legge elettorale prevede che i seggi vengano assegnati con metodo proporzionale.
I candidati per un posto nell’assemblea erano 976, tra cui 111 donne, una quota maggiore di quasi dieci volte rispetto al 2009.
Tra coloro che aspirano a un seggio ci sono esponenti politici di lunga esperienza, come Tammam Salam, Michel Murr, Marwan Hamadeh e Yassine Jaber, e alcuni figli di importati figure politiche del paese, come Taymour Jumblatt, Tony Frajineh e Michelle Tueni.
In Libano non è raro vedere uomini appartenenti alla stessa famiglia scambiarsi importanti cariche istituzionali. L’attuale primo ministro, Saad Hariri, ad esempio, è figlio dell’ex premier Rafik Hariri, così come il ministro degli Esteri, Gibran Bassil, è genero del presidente Michel Aoun.
Peraltro alle elezioni erano candidati anche diversi attivisti decisi a misurarsi con i nomi noti della politica nazionale.
Alcuni di loro hanno formato una coalizione, denominata Tahaluf Watani, che comprende undici diversi movimenti, tra cui quelli che divennero famosi nel paese nel periodo della crisi dei rifiuti, nel 2015.
Tra i nomi in lizza per il prossimo parlamento c’è poi anche Paula Yacoubian, conduttrice televisiva di un talk show politico sull’emittente Future TV, di proprietà del premier Hariri.
Le elezioni arrivano in un momento delicato per la vita politica del Libano. Lo scorso novembre il primo ministro Hariri aveva annunciato le sue dimissioni durante una visita in Arabia Saudita, salvo poi sospenderle.