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La lettera di una studentessa afghana della Sapienza: “Aiutateci prima che ci seppelliscano con i nostri sogni”

Immagine di copertina
Donne afghane davanti al murale con la scritta "Pace" a Herat, Afghanistan. Credit: EPA/JALIL REZYEE

“Non so da dove cominciare, abbiamo così tanti problemi per sopravvivere, le nostre vite sono in pericolo. La città è diventata una città di fantasmi e colpita da un’ondata di terrore. Non riesco più a dormire e il sonno mi ha lasciato gli occhi, di notte ho incubi infiniti, di giorno ho continui mal di testa e prendo tutte le medicine che trovo“. Inizia così la lettera di una delle ragazze del gruppo di 118 studenti afghani che a settembre avrebbero dovuto cominciare a frequentare i corsi all’Università La Sapienza di Roma, in Italia.

La studentessa è bloccata a Kabul e non riesce a raggiungere l’ateneo perché i Talebani, che hanno occupato il suo Paese, non le permettono di partire. “Non riesco più a mangiare e la preoccupazione per il futuro non mi lascia un attimo di serenità. Le strade della mia città sono vuote e fredde, tutte le ragazze sono scappate o hanno paura di uscire di casa, siamo tutte preoccupate ma aspettiamo un miracolo che ci aiuti almeno a lasciare questo pericoloso Paese e ad offrirci un opportunità di sopravvivere e studiare e realizzare i nostri sogni“, scrive ancora nella sua lettera appello la giovane.

I responsabili dell’Università La Sapienza di Roma stanno cercando di risolvere la situazione e di fare in modo che gli studenti possano arrivare in Italia. “Ieri sera ho letto la notizia che i talebani prenderanno il controllo dell’aeroporto alla fine di questo mese, ho un nodo alla gola che mi sta soffocando, avrei voluto urlare ma non potevo, ho iniziato a scrivere tutto quello che volevo urlare. Mi chiedevo se ci sarà qualcuno che possa leggere queste righe dal mio cuore spezzato e aiutarci a uscire da questa città sofferente prima che ci seppelliscano con tutti i nostri sogni“, prosegue la studentessa afghana nella sua lettera appello riportata da Repubblica.

“Siamo un gruppo di studenti afghani che sono stati ammessi all’Università La Sapienza di Roma, veniamo da diverse regioni dell’Afghanistan e siamo a Kabul da giorni abbiamo cercato di entrare in aeroporto nonostante esplosioni, sparatorie e violenze ma fino ad ora non siamo riusciti a partire e i talebani non ci permettono di avvicinarci all’aeroporto“, spiega la ragazza.

“Chiediamo al governo italiano e alla comunità internazionale di collaborare con noi studenti dell’Afghanistan, siamo un gruppo sociale vulnerabile in questo Paese martoriato e abbiamo urgente bisogno di aiuto per salvare le nostre vite da questa situazione di immediato pericolo. Abbiamo bisogno della speranza per continuare la vita!”, chiude la studentessa.

A Kabul risultano bloccate 81 studentesse afghane della Università La Sapienza di Roma. Secondo quanto riferito dal prorettore agli affari internazionali dell’ateneo, Bruno Botta, “erano sulla lista del ministero della Difesa per essere trasferite in Italia, ma a causa dell’attentato non sono riuscite a entrare in aeroporto”.

Dopo l’attentato terroristico che ha causato oltre 170 morti all’aeroporto di Kabul “sono dovute tornare indietro 90 persone dirette in Italia – ha affermato Botta in un’intervista al Gr Rai -, tra cui 81 studentesse afghane che a breve avrebbero dovuto iniziare i corsi alla Sapienza. Con loro anche alcuni bambini. Dopo l’esplosione – ha aggiunto – le cose si sono complicate, siamo in contatto con l’unità di crisi della Farnesina che sta facendo tutto il possibile per aiutarci e ha detto che non lascerà soli gli studenti della Sapienza. La preoccupazione maggiore è per le studentesse andate da Herat fino a Kabul per imbarcarsi e che, se dovessero tornare indietro, rischiano rappresaglie”.

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