La lettera del regista iraniano che non ha partecipato agli Oscar dopo il bando di Trump
Asghar Farhadi, il cui film Il cliente ha vinto gli Oscar per il miglior film straniero, non è stato presente per protesta alla cerimonia
Tra i molti ordini esecutivi firmati dal neoeletto presidente degli Stati Uniti Donald Trump nei suoi primi giorni di presidenza, probabilmente quello che finora ha fatto più scalpore è stato quello emesso il 27 gennaio scorso, che ha stabilito il divieto di ingresso per i cittadini di paesi considerati potenzialmente connessi con il terrorismo.
L’ordine, poi bloccato dalla magistratura statunitense, mirava a sospendere per 120 giorni l’intero sistema di ammissione dei rifugiati nel paese, lo U.S. Refugee Admissions Program (Usrap), e limitava per almeno 90 giorni l’ingresso di cittadini provenienti da alcuni paesi di Medio Oriente e Nord Africa, a maggioranza musulmana: Iran, Iraq, Libia, Somalia, Sudan, Siria e Yemen.
L’ordine aveva già dato luogo a moltissime proteste da parte di cittadini statunitensi che l’hanno considerato discriminatorio, e aveva avuto effetti immediati su moltissime persone che pianificavano un viaggio negli Stati Uniti.
Tra questi ci sono anche figure di spicco del panorama culturale mondiale, come il regista iraniano Asghar Farhadi, già vincitore dell’Oscar nel 2012, il cui film Il cliente ha vinto l’Oscar per il miglior film straniero.
Farhadi avrebbe dovuto partecipare alla cerimonia di ieri 26 febbraio a Los Angeles, ma già a fine gennaio il regista aveva fatto sapere che in ogni caso non avrebbe viaggiato verso gli Stati Uniti per protesta rispetto alle condizioni inaccettabili della messa al bando dei suoi concittadini.
La decisione di non partecipare alla cerimonia degli Academy Awards è stata apprezzata anche dal governo iraniano. Il ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif ha twittato: “Orgogliosi del cast e dello staff per l’Oscar e per la presa di posizione nei confronti di Trump. Gli iraniani hanno rappresentato cultura e civilizzazione per millenni”. Anche il ministro della Cultura Reza Salehi Amiri ha appoggiato la scelta di Farhadi di opporsi “a politiche razziste e intolleranti di principianti della politica americana”.
Ecco quanto ha scritto Farhadi in una dichiarazione letta sul palco degli Oscar nella notte del 26 febbraio:
“È un grande onore per me ricevere questo prezioso premio per la seconda volta. Ringrazio i membri dell’Academy, la troupe, il produttore, Cohen Media, Amazon e gli altri candidati nella mia stessa categoria.
Mi dispiace non essere con voi stanotte ma la mia assenza è dovuta al rispetto per i miei concittadini e per i cittadini delle altre sei nazioni che hanno subìto una mancanza di rispetto a causa di una legge disumana che ha impedito l’ingresso negli Stati Uniti agli immigranti.
Dividere il mondo fra noi e gli altri, i ‘nemici’, crea paure e crea una giustificazione ingannevole per l’aggressione e la guerra.
Queste guerre impediscono lo sviluppo della democrazia e dei diritti umani in paesi che a loro volta sono stati vittime di aggressioni.
I registi possono attraverso le loro macchine da presa catturare le qualità umane condivise da chiunque e abbattere gli stereotipi su nazionalità e religioni. Creano empatia tra noi e gli altri, quell’empatia che oggi ci serve più che mai”.
Questo il video della dichiarazione a suo nome:
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