La nuova legge sulla pubblica sicurezza in Spagna
Il primo luglio è entrata in vigore una nuova legge sulla pubblica sicurezza in Spagna, rinominata dall'opposizione legge bavaglio
Il primo luglio del 2015 è entrata in vigore in Spagna una nuova legge sulla pubblica sicurezza. La legge, proposta nel 2013 dal primo ministro spagnolo, il conservatore Mariano Rajoy, è stata approvata nel dicembre del 2014 dal Congresso e poi dal Senato nel marzo del 2015.
In entrambe le camere che costituiscono il parlamento in Spagna – il Congresso e il Senato, appunto – il partito conservatore del primo ministro Rajoy, il Partido Popular (Partito Popolare), detiene la maggioranza.
La legge è stata approvata solo con i voti del Partito Popolare, motivo per il quale è stata duramente criticata sia dai cittadini spagnoli che da diverse organizzazioni internazionali.
Pertanto, è stata rinominata ley mordaza, che in spagnolo significa legge bavaglio, poiché secondo gli oppositori limita il diritto dei cittadini a manifestare.
Tutti i gruppi parlamentari hanno criticato la riforma e, qualora i popolari dovessero perdere la maggioranza numerica in parlamento, si sono proposti di abrogarla.
A maggio del 2015, prima che la riforma fosse approvata dal Senato, l’opposizione aveva fatto ricorso al tribunale costituzionale contro la ley mordaza. Secondo il testo presentato al tribunale, la legge violerebbe dodici articoli della costituzione spagnola.
Secondo il ricorso formulato dal partito socialista spagnolo (Psoe), condiviso anche dal resto dei gruppi parlamentari, la nuova legge sulla pubblica sicurezza metterebbe a rischio – tra le altre cose – il diritto alla dignità della persona, il diritto all’integrità fisica e morale, il diritto alla manifestazione e quello sulla libertà d’informazione.
La nuova legge prevede sanzioni pecuniarie dai 100 ai 600mila euro, a seconda dell’infrazione commessa. Tra le azioni sanzionate ci sono: insultare un pubblico ufficiale, puntare un laser contro i conducenti di mezzi pubblici, fumare marijuana su mezzi di trasporto o in un locale, bere alcolici in strada e abbandonare mobili in strada.
Le sanzioni amministrative, in passato sottoposte al controllo giudiziario, passeranno per via legale solo a posteriori, ovvero solo qualora il sanzionato dovesse decidere di presentare un ricorso alla multa, che in ogni caso va pagata.
I divieti che preoccupano maggiormente gli attivisti sono quelli che limitano fortemente la possibilità dei cittadini del Paese di protestare, nonostante la legge entrata in vigore sia meno severa rispetto alla proposta iniziale del premier Rajoy.
Alcune misure che la legge in principio prevedeva sono state eliminate, come ad esempio, la possibilità che le forze dell’ordine perquisiscano un’abitazione senza l’autorizzazione giudiziaria.
La legge, che limita fortemente il diritto alla manifestazione, affonda le sue radici nei disordini causati dal movimento degli Indignados, quando a Madrid nel settembre del 2012 i manifestanti decisero di circondare il Congresso in simbolo di protesta al governo.
Il governo spagnolo è stato accusato di populismo e autoritarismo. I deputati hanno persino parlato di retrocessione senza precedenti nelle libertà conquistate in Spagna in seguito alla caduta del regime dittatoriale.
I reati previsti dalla legge sono stati suddivisi in tre categorie:
– reati molto gravi, che saranno sanzionati con multe che vanno dai 30mila ai 600mila euro;
– reati meno gravi le cui sanzioni oscillano tra i 601 euro e i 30mila euro;
– reati minori, per i quali bisognerà pagare una sanzione che va dai 100 ai 600 euro.
Cinque cose che la nuova legge sulla pubblica sicurezza rende illegali
1) Manifestare vicino al Congresso e al Senato: viene proibita ogni “seria perturbazione della sicurezza dei cittadini” di fronte ai palazzi del Congresso, del Senato e delle assemblee regionali.
Secondo Greenpeace questa formula è troppo ambigua e lascia di fatto alle forze dell’ordine il potere arbitrario di stabilire se un’azione rappresenti una “seria perturbazione” o meno.
La misura sembra essere stata introdotta come diretta risposta alla protesta del 2012 Rodea el Congreso, in occasione della quale i manifestanti avevano circondato il palazzo del Congresso.
2) Fotografare membri delle forze dell’ordine: dal primo luglio è vietato l’utilizzo non autorizzato di immagini o di informazioni relative a membri delle forze dell’ordine che potrebbero mettere in pericolo la loro sicurezza, o compromettere la riuscita di un’operazione di polizia.
Amnesty International ha denunciato questa misura, facendo notare come spesso giornalisti e cittadini abbiano potuto riportare gli abusi delle forze dell’ordine durante le proteste proprio grazie a foto e video.
3) Fermare uno sfratto: la polizia può sanzionare gli individui che ostacolano le autorità o i pubblici ufficiali mentre eseguono risoluzioni giudiziarie e amministrative.
4) Sono previste anche multe contro chiunque si arrampichi su edifici o monumenti senza autorizzazione, laddove esistesse il rischio di danneggiare cose o persone.
Secondo Greenpeace questa misura colpisce specificatamente il modo in cui l’organizzazione è solita protestare durante le sue campagne, e anche in questo caso saranno le forze dell’ordine a decidere arbitrariamente se esista un reale rischio per la sicurezza dei cittadini o meno.
5) Manifestazioni pacifiche e sit-in: la polizia può multare chiunque si rifiuti di abbandonare raduni e proteste in luoghi pubblici dopo che le autorità abbiano ordinato di farlo.
Sostenitori e oppositori
Secondo i membri del Partito Popolare spagnolo e altri sostenitori della legge, le nuove misure renderanno le proteste più libere, poiché i manifestanti saranno protetti dagli individui violenti.
L’opposizione invece accusa il governo di voler creare uno stato di polizia dal momento che i membri delle forze dell’ordine, grazie alla nuova legge, hanno il potere di emanare sanzioni amministrative, precedentemente una competenza esclusiva dei giudici.
Il primo ministro Rajoy ha difeso la legge, che dovrebbe garantire un migliore e libero esercizio dei diritti umani fondamentali, mentre secondo diverse organizzazioni no-profit – come Greenpeace, Amnesty International e Human Rights Watch – la “legge bavaglio” limita fortemente la libertà di espressione in Spagna.
Pablo Iglesias, leader del partito politico di opposizione Podemos, ha inviato una lettera al Consiglio d’Europa, nel dicembre del 2014, chiedendo che venga esaminata la conformità della nuova legge con la Convezione europea dei diritti dell’uomo.
Anche Maina Kiai, inviato speciale delle Nazioni Unite, ha criticato le misure spagnole. Il primo luglio si è tenuta a Madrid una protesta contro la nuova legge, durante la quale i manifestanti si sono chiusi la bocca con un simbolico bavaglio.