“Perché è di sinistra opporsi alla direttiva europea sul Copyright”: la parlamentare Ue Eleonora Forenza a TPI
"La legge non tutela i lavoratori, ma gli investimenti dei colossi dell'informazione", ha detto Eleonora Forenza del Gruppo sinistra europea a TPI
“Prendere posizione contro la direttiva europea sul Copyright è assolutamente di sinistra” ha detto Eleonora Forenza, parlamentare della sinistra europea (GUE) a TPI.
Parole forti, visto che la direttiva è stata osteggiata, per motivi diversi, anche dalla Lega e dal Movimento 5 Stelle. Perché, dunque, la legge approvata dal parlamento europeo il 26 marzo 2019 sarebbe contraria a valori di sinistra?
La riforma si porta dietro discussioni sulla tutela dei lavoratori creativi, sul diritto all’informazione e sulla pluralità delle idee. Rappresenta un cambiamento epocale per il mondo di internet come lo abbiamo conosciuto finora: la direttiva 0593/2016 si inserisce infatti in un più ampio progetto di un mercato unico digitale, dove il potere nelle mani di Google potrebbe aumentare visibilmente.
Il parlamento Ue ha ormai esaurito il suo compito, la legge adesso dovrà essere ratificata a discrezione di ogni singolo Stato membro. Un aspro dibattito si è aperto sulla questione: chi ha votato “sì” sottolinea “la necessità di una maggiore tutela del diritto d’autore e del lavoro creativo”.
Dall’altro lato vi è invece chi ha votato “no” perché teme che regole così stringenti possano essere un limite alla libertà di informazione. Di questo avviso è proprio il GUE, del quale Eleonora Forenza è portavoce.
Ci sono due motivi principalmente per cui è una battaglia di sinistra: la difesa dei lavoratori e l’importanza della pluralità. Perché, a differenza di quanto è stato raccontato da alcuni, questa direttiva non contiene nessun elemento reale di tutela dei lavoratori creativi. Anzi in questa ultima riscrittura della legge è caduto anche l’obbligo di trasparenza del contratto tra autore, impresa e terzi. Quindi la sinistra deve schierarsi dalla parte degli e dei giornalisti colpiti dalla riforma.
Il secondo rischio è quello dei filtri automatici, i cosidetti upload filters, che impediranno la libera condivisione di contenuti sulla rete. Visto che sarà responsabilità di YouTube e delle grandi multinazionali controllare che non vengano caricati sulla piattaforma dei contenuti soggetti a Copyright, questi filtri automatici rischiano di eliminare e censurare anche contenuti che meritano invece la pubblicazione. Quali saranno i criteri di scelta?
Sono le multinazionali a guadagnarci. Sono loro che manterranno un posto in Google e che mangeranno tutti il mondo dell’informazione.
Siamo davanti a una censura potentissima. Di fatto, si va a mettere un freno a internet e si blocca la libera condivisione e circolazione dei saperi. Il rischio è un internet autoritario: in cui solo alcuni siti sono visibili, in cui gli algoritmi saranno decisi dai colossi della comunicazione. Sono loro che decideranno quali sono i contenuti pubblicabili “senza ledere i diritti di Copyright”.
Non ci sarà pluralità: ‘devi leggere questo’. Sarà un imperativo che impatta incredibilmente sui piccoli media indipendenti. Ma anche l’utente che utilizza la rete viene declassato con questa riforma. Subirà infatti in modo passivo il rullo di notizie che gli viene proposto.
Viene fatto fuori tutto il potenziale dei contenuti immessi da ciascuno di noi nella rete. A volte si tratta di una fake news, è vero, ma nella maggior parte dei casi invece è un contenuto utile a altri, un’informazione che non si trova da altre parti. La missione di internet era la condivisione dei saperi: questo con la direttiva viene completamente stravolto.
Assolutamente no. Come GUE avevamo anche chiesto di poter discutere degli emendamenti prima della votazione definitiva sulla direttiva. E invece è stato negato anche questo. Non solo c’è stata superficialità, ma anche una volontà di non esaminare emendamenti specifici controversi come gli articoli 11 e 13, che ora in questa versione sono 15 e 17. Una discussione più approfondita avrebbe modificato le decisioni di voto o avrebbe portato a modifiche del testo.
I pentastellati hanno votato contro perché sanno che circolerebbero anche meno citazioni sui blog, meno notizie antivax, meno bufale. Ma non è il Copyright che riuscirà a combattere le fakenews, per quello va fatto un lavoro di buona informazione, di autorevolezza delle fonti. La Lega, in continua campagna elettorale, parla di “contenuti che verranno imposti dalle élites europee”.
Per il GUE nessuna di queste due motivazioni è valida. Vediamo internet come lo strumento del general intellect, della condivisione. Il Copyleft per noi è importante per non recintare l’informazione e si tiene insieme a una regolamentazione, che si ci vuole, ma non deve ledere i diritti degli autori creativi, dei giornalisti e dei media indipendenti.
“𝑇ℎ𝑖𝑠 𝑐𝑜𝑚𝑚𝑒𝑛𝑡 ℎ𝑎𝑠 𝑏𝑒𝑒𝑛 𝑐𝑒𝑛𝑠𝑜𝑟𝑒𝑑 𝑑𝑢𝑒 𝑡𝑜 𝐸𝑢𝑟𝑜𝑝𝑒𝑎𝑛 𝑈𝑛𝑖𝑜𝑛’𝑠 𝑐𝑜𝑝𝑦𝑟𝑖𝑔ℎ𝑡 𝑙𝑎𝑤”.
Qualche mese fa si era a lungo parlato di una presunta censura avvenuta sui social, e in particolare su Facebook, dove alcuni commenti sarebbero stati censurati e sostituiti integralmente con la scritta. Il timore degli utenti era che venissero cancellati, o potenzialmente rimossi, tutti i meme e le gif, immagini, commenti satirici, etc, che rimandavano ad aritcoli d’autore coperti da copyright. Ma non è affatto così: nella direttiva approvata dal Parlamento europea non c’è un articolo che parla di questa censura.
“𝑇ℎ𝑖𝑠 𝑐𝑜𝑚𝑚𝑒𝑛𝑡 ℎ𝑎𝑠 𝑏𝑒𝑒𝑛 𝑐𝑒𝑛𝑠𝑜𝑟𝑒𝑑 𝑑𝑢𝑒 𝑡𝑜 𝐸𝑢𝑟𝑜𝑝𝑒𝑎𝑛 𝑈𝑛𝑖𝑜𝑛’𝑠 𝑐𝑜𝑝𝑦𝑟𝑖𝑔ℎ𝑡 𝑙𝑎𝑤”.