Tetto al prezzo del gas: non c’è l’accordo tra i leader europei, decisione rinviata a ottobre
I Ministri dell’Energia europei sono riuniti a Bruxelles oggi, venerdì 9 settembre, per discutere della crisi energetica e per fare fronte unito dinanzi alla Russia. Nonostante l’incontro sia stato chiamato per l’emergenza dei prezzi, non si discuterà del tetto al prezzo del gas. L'”elefante nella stanza”, secondo alcuni alti funzionari, non sarà menzionato perché ancora divisivo tra i paesi Ue. Un’indecisione che costerà ancora un mese di bollette al rialzo agli europei, visto che il prossimo summit è previsto a ottobre.
La proposta del “price cap” è stata presentata dalla presidente della Commissione Von der Leyen nel suo pacchetto di misure. La sua idea è di applicare il tetto solo al gas russo, che oggi costituisce il 9% delle importazioni europee, ma non convince i paesi UE per timore che la Russia ritiri il gas dal mercato. Inoltre, la proposta non piace alle altre aziende energetiche perché, se la rappresaglia putiniana non avvenisse, il prezzo del gas russo limitato sarebbe molto più competitivo.
La Repubblica Ceca, la Slovacchia, la Romania e l’Ungheria, più fragili e prudenti di fronte alla Russia, si uniscono all’Olanda nel frenare l’imposizione di un tetto al prezzo del gas. Gli olandesi hanno in casa il principale mercato speculativo sui prezzi dell’energia: più bassi sono i prezzi e la speculazione che circolano nella borsa Ttf, meno ci guadagna lo Stato.
In particolare l’Olanda sarebbe tendenzialmente d’accordo ad applicare un tetto al gas russo, ma contraria alla proposta italiana di applicare il tetto al prezzo del gas a tutto il gas importato in Europa. Anche la Germania sarebbe contraria ad un cap generalizzato (minor prezzo implicherebbe un aumento dei consumi di gas), ma anche ad applicarlo al gas russo.
Spagna e Portogallo sono fuori dal dibattito visto che hanno applicato un sistema speciale per ridurre le bollette autorizzato dalla Commissione per via della loro situazione di isolamento energetico rispetto agli altri stati Ue. Non si tratta di un tetto al prezzo del gas ma di un tetto al prezzo dell’elettricità venduta ai cittadini. L'”eccezione iberica” permette ai due governi di imporre un tetto all’energia venduta dalle loro centrali, queste ultime vengono poi compensate dallo Stato che paga la differenza tra il prezzo di mercato del gas e il prezzo di vendita dell’elettricità imposto dal cap. La misura non intacca quindi i guadagni degli esportatori di gas, né degli speculatori, ma attinge ai conti pubblici. Europa Today riporta che il risparmio degli spagnoli e dei portoghesi in bolletta è fluttuato tra l’11% e il 30%.