Le riforme di Papa Francesco
Il nuovo Papa ha nominato otto consiglieri per riformare la costituzione della Curia romana
A un mese dalla sua elezione si cominciano a intravedere le conseguenze pratiche della spinta riformatrice di Papa Francesco. Il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, ha reso nota la nomina di otto consiglieri che assisteranno il pontefice nel riformare la costituzione della Curia romana, il “governo” della Chiesa di Roma.
La riforma della Curia era in cima alle preoccupazioni esternate dai cardinali non italiani durante le congregazioni precedenti il conclave. È significativo che non sia stato nominato alcun membro della Curia stessa, e inoltre c’è solo un cardinale italiano, Giuseppe Bertello, governatore della Città del Vaticano con un passato nel servizio diplomatico della Santa Sede.
Gli altri membri sono Francisco Javier Ossa, arcivescovo emerito di Santiago del Cile, Oswald Gracias, arcivescovo di Bombay, Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco, Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa, Georg Pell, arcivescovo di Sydney, Sean O’Malley, arcivescovo di Boston e Oscar Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa e coordinatore dell’organo. Come scrive il Guardian, Maradiaga ha una personalità spiccata: parla sei lingue, suona il sassofono e il pianoforte ed è a guida della Caritas.
La nomina è stata vista come una rottura radicale dai rituali e dalle procedure tipiche del potere vaticano, soprattutto durante gli inizi di un pontificato. Il tentativo di riforma della Curia romana, spesso accusata di eccessivo accentramento di potere, è stato addirittura definito sulle pagine del Corriere dallo storico Alberto Melloni il gesto più significativo nella storia della Chiesa degli ultimi 10 secoli. L’ultima riforma risale al 1988, quando Giovanni Paolo II promulgò la Costituzione apostolica Pastor Bonus, che divideva in cinque gruppi i dicasteri (Segreteria di Stato della Santa Sede, Congregazioni, Tribunali ecclesiastici, Pontifici Consigli e Uffici della Curia romana.