Le donne non dovrebbero ridere in pubblico
Lo ha detto il vice primo ministro turco Bülent Arınç. E loro gli hanno risposto
Il vice primo ministro turco, Bülent Arınç, ha condannato “la degenerazione della cultura” in Turchia dichiarando che “le donne non dovrebbero ridere in pubblico”.
Il politico conservatore del governo Erdoğan ha rilasciato queste dichiarazioni a margine di un incontro dedicato alla “corruzione morale”, consigliando un ritorno al Corano.
Le sue dichiarazioni arrivano lunedì 28 luglio, all’inizio dell’Eid al-Fitr (letteralmente, la fine del digiuno), la festa che dura ben tre giorni e con cui si celebra la fine del mese sacro del Ramadan e l’inizio dello Shawwal, il decimo mese del calendario lunare islamico.
“L’uomo non sarà un donnaiolo. Sarà legato a sua moglie. Amerà i suoi figli. La donna saprà cosa è harām (in arabo, proibito) e cosa non lo è. Non riderà in pubblico. Non sarà attraente nei suoi comportamenti e proteggerà la sua castità. (…) Dove sono le nostre ragazze, che arrossiscono leggermente, abbassano la testa e volgono lo sguardo dall’altra parte quando noi le guardiamo in volto, diventando il simbolo della castità?”, ha detto Bülent Arınç.
L’invettiva di Arınç contro la corruzione morale non ha risparmiato nessuno: ha criticato il consumismo di chi possiede troppe auto e spreca così troppo petrolio, le donne che parlano al telefono di argomenti futili anziché incontrarsi di persona e persino le serie tv, accusate di trasformare gli adolescenti in “drogati di sesso”.
Il primo ministro Recep Tayyip Erdoğan aveva già detto la sua contro l’aborto e non ha preso le distanze dalle dichiarazioni del suo vice, membro del partito islamico-conservatore Akp, il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo.
Il 10 agosto in Turchia si terranno le elezioni presidenziali. Ekmeleddin Ihsanoglu, candidato dell’opposizione, ha colto la palla al balzo per attaccare Erdoğan. “La Turchia ha bisogno del sorriso delle donne, ha bisogno di sentire una risata più di qualunque altra cosa”, ha detto Ihsanoglu.
In effetti l’oscurantismo proposto da Arınç ha scatenato la reazione di molte donne turche, che hanno risposto declinando al rigore morale con dei selfie in cui si mostrano sorridenti e felici, accompagnate dagli hasthag #kahkaha e #direnkahkah, “resistere” e “ridere” (foto qui sotto).