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Home » Esteri

L’architettura coloniale della Guinea Bissau è in stato di abbandono

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Dal 1974, anno in cui la Guinea Bissau ha ottenuto la propria indipendenza dal Portogallo, gli abitanti della capitale del paese, Bissau, e in modo particolare della zona centrale nota come Bissau Velho – ricca di costruzioni del periodo coloniale -, sono stati obbligati per legge a ridipingere le facciate dei propri edifici ogni dicembre.

Negli anni Ottanta il paese è stato attraversato da una guerra civile, che ha reso questa legge inapplicabile, e le facciate hanno cessato di ricevere questa consueta forma di manutenzione.

Oggi la maggior parte degli edifici di epoca coloniale risultano essere in stato di abbandono, e la crisi politica che da oltre due anni attraversa il paese non sembra contribuire a risolvere la questione.

Nel 2015 diversi donatori da tutto il mondo avevano promesso oltre un miliardo di euro per un piano di sviluppo decennale per la Guinea Bissau, che avrebbe permesso anche la valorizzazione delle architetture storiche. Fondi che tuttavia sono stati bloccati lo stesso anno con l’inizio della crisi politica ancora in corso, avvenuto con la rimozione dell’allora primo ministro Domingos Simoes Pereira da parte del presidente Mario Jose Vaz.

Il primo ministro Pereira aveva infatti lanciato un piano per la riqualificazione delle architetture storiche di tre città del paese, che non ha potuto prendere piede.

Bissau Velho, che significa “vecchia Bissau”, è la zona coloniale della città che ruota intorno al viale dedicato ad Amilcar Cabral, eroe dell’indipendenza del paese, caratterizzata da vecchi edifici bassi della prima metà del Novecento oggi in stato di abbandono. Sempre nella capitale è presente la Cattedrale di Nostra Signora della Candelaria, principale chiesa cattolica della città, edificata tra il 1935 e il 1950 in stile neoromanico.

Fuori dalla capitale, invece, si trova la fortezza di Sao Jose de Amura, risalente al XVII secolo e più volte rimaneggiata, in cui recentemente è stato istituito un museo e in parte è ancora utilizzata per scopi militari.

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