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Home » Esteri

La sparatoria nella redazione di Charlie Hebdo

Immagine di copertina

Uccisi gli attentatori degli attacchi a Parigi in seguito all'attentato alla redazione di Charlie Hebdo

Cosa sta succedendo a Parigi: qui un riassunto senza giri di parole e di seguito il racconto delle giornate del 7 gennaio e dell’8 gennaio. 

9 GENNAIO

Verso le 17.20 di pomeriggio ora italiana di oggi, 9 gennaio, sono stati uccisi i due uomini accusati dell’attentato nella redazione del giornale Charlie Hebdo.

Erano barricati in una tipografia di Dammartin-en-Goële, a nord di Parigi. L’ostaggio di 26 anni è ora libero e in buona salute.

LA POLIZIA IRROMPE NEL SUPERMERCATO KOSHER DI PARIGI – IL VIDEO

Alle 17.28 circa di pomeriggio ora italiana di ogg, 9 gennaio, è stato ucciso anche l’uomo che aveva attaccato il supermercato kosher a porte de Vincennes, est di Parigi.

L’uomo si chiama Amedy Coulibaly ed è sospettato di essere anche il responsabile della morte della poliziotta di Montrouge, uccisa nella sparatoria dell’8 gennaio nel sud di Parigi.

Inoltre sono morti quattro ostaggi e quattro persone sono gravemente ferite. Altri ostaggi invece sarebbero stati liberati e alcuni di questi sono usciti indenni.

Non si è ancora trovata Hayat Boumedienne, compagna di Coulibaly, e presunta complice dell’attacco al supermercato kosher a porte de Vincennes, est di Parigi. 

Quando e se sarà localizzata dalle autorità, potrebbe fornire informazioni importanti sul suo compagno ucciso oggi, Amedy Coulibaly, o persino sugli attacchi che hanno destabilizzato Parigi tra il 7 e il 9 gennaio.

Ci sarebbero ostaggi anche a Montpellier, ma fonti ufficiali escludono che l’azione sia collegata a quelle di Parigi.

Il premier italiano Matteo Renzi domenica sarà a Parigi su invito di Hollande.

IL DISCORSO DI HOLLANDE

Il presidente francese Hollande ha tenuto una conferenza stampa in tv alle 20 di oggi. Qui un estratto del suo discorso:

“La Francia è stata attaccata per tre giorni di seguito: mercoledì con l’attentato a Charlie Hebdo che ha fatto dodici morti e diversi feriti gravi, giovedì con la morte di un’agente municipale e l’aggressione di un’impiegato di Montrouge, e oggi con due sequestri fra cui uno a Parigi porte de Vincennes, che ha fatto quattro morti.

La Francia si è opposta ed è stata all’altezza della situazione – esprimo la mia solidarietà alle famiglie delle vittime e ai feriti – ma la Francia è stata all’altezza perché quando affronta una prova è una tragedia per la nazione ed è nostro dovere affrontarla.

Agli assassini è stato impedito di nuocere ancora, con due interventi: uno a Dammartin-en-Goële, l’altro a Vincennes in un negozio kosher. E vorrei plaudire al coraggio, all’abilità di gendarmi e poliziotti, vittime e feriti.

Siamo fieri di loro perché, quando gli è stato dato l’ordine, sono andati all’assalto per salvare vite umane – quelle degli ostaggi – e per neutralizzare i terroristi, che avevano assassinato i loro connazionali.

Ma le minacce alla Francia, anche se siamo consapevoli di aver fatto fronte e di essere protetti dalle nostre forze di sicurezza, sono ancora presenti. Per questo mi appello alla vigilanza, all’unità e alla mobilitazione.

Il coraggio e l’abilità non pongono fine alla vigilanza necessaria per proteggere i nostri luoghi pubblici e i cittadini.

Ma la nostra migliore arma è l’unità, dobbiamo mostrare la nostra determinazione a lottare contro tutto ciò che potrebbe dividerci.

Innanzitutto dobbiamo essere implacabili di fronte al razzismo e all’antisemitismo. Non dividerci significa che non possiamo fare alcuna confusione: quelli che hanno commesso questi atti, questi illuminati, questi fanatici, questi terroristi, non hanno nulla a che vedere con la religione musulmana.

Dobbiamo mobilitarci perché siamo un popolo libero che non cede a nessuna pressione, che non ha paura, perché ci facciamo carico di un ideale che è più grande di noi e dobbiamo essere capaci di difenderlo, anche e soprattutto laddove la pace è minacciata, prendendoci le nostre responsabilità di fronte al terrorismo.

Molte personalità politiche del mondo intero mi hanno contattato e saranno presenti domenica per la grande riunione in piazza, alla quale chiedo di partecipare anche a tutti i francesi.

Difenderemo i valori di democrazia, libertà e pluralismo, che ci accomunano e che rappresentano l’Europa. Da questa prova usciremo ancora più uniti e più forti”.

(Ha collaborato Giacomo Leso da Parigi)

– RIEPILOGO COMPLETO DEL 9 GENNAIO, FINO ALLE 17, PRIMA CHE VENISSERO UCCISI GLI ATTENTATORI

Le notizie che arrivano da Parigi non sono semplici da riordinare per farvele capire nel mondo più chiaro e semplice possibile. In poco più di 48 ore sono successe molte cose. Proviamo a fare ordine:

— Ci sono state due sparatorie oggi a Parigi. Un’altra è avvenuta ieri. In sostanza si tratta di tre attacchi diversi:

La situazione è complessa e per questo non bisogna confondere i diversi attacchi, nonostante le persone coinvolte sembrino essere intrecciate tra loro.

1) La prima sparatoria di oggi 9 gennaio è avvenuta questa mattina a nordest di Parigi in seguito alla fuga dei due presunti responsabili che il 7 gennaio hanno ucciso 12 persone al giornale Charlie Hebdo. I due hanno aperto il fuoco con la polizia e sono barricati in una tipografia. La loro fuga dura da due giorni. In aggiornamento.

2) La seconda sparatoria di oggi 9 gennaio è avvenuta poco prima delle 14 alla porta Vincennes a est di Parigi: due persone, un uomo e una donna, hanno sequestrato almeno 5 persone e ne avrebbero ucciso due. Il ministero dell’Interno smentisce le vittime.

3) L’unica sparatoria di ieri 8 gennaio è avvenuta a sud di Parigi dove ha perso la vita un’agente donna della polizia.

— Partiamo dalla sparatoria più recente, avvenuta poco prima delle 14.

– Nel corso della più recente e nuova sparatoria, avvenuta oggi a Parigi vicino a un negozio kosher nei pressi della stazione di Porte de Vincennes, un uomo e una donna hanno sequestrato almeno 5 persone. Finora due morti e un ferito, ma il ministero dell’Interno smentisce le vittime. L’attacco è ancora in corso. I due sequestratori avrebbero legami con la strage al giornale Charlie Hebdo.

– Non si sa se entrambi siano sul luogo dell’attacco: si è infatti vociferato che la ragazza si fosse arresa. La polizia ha diffuso un comunicato stampa con le loro foto segnaletiche: uno dei due, l’uomo, era ricercato e aveva precedenti penali.

(Nella foto qui sotto le due persone che hanno preso in ostaggio cinque persone in un supermercato, il 9 gennaio)

(Nella foto qui sotto un messaggio di solidarietà per le vittime dell’attentato alla redazione di Charlie Hebdo, Afp)

— E ora passiamo alla prima sparatoria, quella che riguarda i due presunti aggressori dell’attentato alla redazione Charlie Hebdo.

– L’altra sparatoria in corso è avvenuta questa mattina nei pressi di una tipografia di Dammartin-en-Goële, a nord di Parigi, in seguito a un’operazione anti-terrorismo della polizia. I presunti aggressori della strage alla redazione di Charlie Hebdo sono due fratelli franco-algerini di 32 e 34 anni: Saïd e Chérif Kouachi. La polizia ha anche pubblicato le loro foto. Fonti autorevoli yemenite riferiscono che almeno uno dei due ha combattuto nello Yemen con Al Qaeda.

QUI LA DIRETTA DELL’ASSEDIO DELLA POLIZIA A DAMMARTIN-EN-GOELE 

– I due si sono barricati e avrebbero aperto il fuoco. Hanno almeno un ostaggio in mano. Non ci sono dati certi su eventuali feriti o morti. Dalle 10 di questa mattina le due piste nord dell’aeroporto Roissy-Charles de Gaulle di Parigi sono state chiuse e gli aerei in arrivo verso la capitale francese dirottati altrove.

– Le autorità temono che i presunti terroristi, a meno di 10 chilometri dall’aeroporto, siano in possesso di un lanciamissili abbastanza potente da poter colpire un aereo a bassa altitudine. La complessa trattativa fra polizia e presunti attentatori potrebbe infatti voler indurre questi ultimi verso una possibile via di fuga.

—— Le due sparatorie sembrano essere connesse tra loro, nel senso che l’uomo e la donna che hanno ucciso due persone e sequestrato altre cinque vicino un negozio kosher sono sospettati di essere coinvolti ancora in un’altra sparatoria, che si è verificata ieri nel sud di Parigi a Montrogue, dove ha perso la vita un’agente donna. 

—– Almeno uno dei due sequestratori di porte Vincennes, che si trova nel negozio kosher con cinque ostaggi, ha chiesto che sia permessa la fuga dei due presunti attentatori di Charlie Hebdo, anche loro barricati con un ostaggio nella tipografia di Dammartin-en-Goële, nord di Parigi. Se questo non dovesse avvenire, il sequestratore ucciderebbe qualcuno fra le persone che tiene in ostaggio.

—– I quattro – ovvero i due presunti attentatori di Charlie Hebdo e i due di porte Vincennes (che secondo le autorità sono gli stessi della sparatoria di ieri a Montrogue, sud di Parigi) – sarebbero quindi connessi e la polizia li identifica come facenti parte della cellula terroristica Butte-Chaumont di Parigi.

—— Massima allerta in tutta Parigi. La sinagoga de la Victoire è stata evacuata. La metro funziona regolarmente. A Tolosa la stazione principale è stata evacuata.

—— In tutta la Francia ora sono complessivamente schierati oltre 88mila agenti delle forze dell’ordine e di sicurezza francesi. Nel Paese il 7 gennaio è stato dichiarato giorno di lutto nazionale. Le luci della Tour Eiffel sono state spente alle 20 dell’8 gennaio in segno di solidarietà.

—— Il settimanale Charlie Hebdo sarà in edicola in edizione ridotta 8 pagine invece di 16, dal 14 gennaio con 1milione di copie invece che le tradizionali 60 mila.

—— I ministri dei Paesi dell’Ue maggiormente coinvolti dal rischio attentati si incontreranno domenica a Parigi. Sarà presente anche il ministro della Giustizia degli Stati Uniti Eric Holder.

DOVE SONO AVVENUTE LE SPARATORIE A PARIGI

IO NON SONO CHARLIE. IO SONO AHMED 

Su Twitter, insieme a #JeSuisCharlie, tra l’8 e il 9 gennaio è circolato molto in rete anche #JeSuisAhmed, che ricorda che tra le vittime dell’attentato alla redazione di Charlie Hebdo c’è anche un musulmano, Ahmed Meradet, poliziotto di 42 anni ucciso mentre era in servizio per proteggere la redazione di Charlie Hebdo.

“Io non sono Charlie. Io sono Ahmed, il poliziotto ucciso. Charlie ridicolizzava la mia fede e la mia cultura, e io sono morto per difendere il suo diritto nel fare tutto ciò. #JeSuisAhmed”, ha twittato lo scrittore e attivista libanese Dyab Abou Jahjah

Secondo la Bbc, a lanciare il nuovo hashtag è stato l’editore Julien Casters, editore di riviste in Marocco, che ha raccontato al giornale: “È un affronto alla stigmatizzazione dell’Islam e un promemoria per ricordare che i musulmani in Francia non sono tutti islamisti radicali. Volevo solo condividere la mia opinione e il mio stato d’animo con i miei amici e follower. Sembra che molte persone condividano le mie convinzioni e ho fatto ciò che era necessario per trasmetterlo alle masse”. 

LA GIORNATA DELL’8 GENNAIO, IN BULLET POINTS:

Le autorità francesi hanno localizzato ad Aisne, nel nord della Francia, i presunti aggressori dell’attentato all’interno del settimanale satirico Charlie Hebdo in cui sono morte 12 persone compreso il direttore. 

Durante l’intera giornata dell’8 gennaio è continuata la ricerca dei due uomini, che secondo quanto dichiarato da fonti vicine alla polizia sarebbero stati nuovamente avvistati vicino un impianto di rifornimento a bordo di una Renault Clio a Villers-Cotterets, 70 chilometri a nordest da Parigi.

Per questo motivo le forze anti-terrorismo francesi si sono indirizzate velocemente nell’area: il primo ministro francese Manuel Valls teme possano colpire ancora.

La polizia aveva già identificato la mattina dell’8 gennaio tutti e tre gli aggressori (due in fuga, uno già consegnatosi alle autorità): si tratta di due fratelli franco-algerini di 32 e 34 anni: Saïd e Chérif Kouachi. La polizia ha anche pubblicato le loro foto (sotto).

Uno dei due attentatori è stato identificato dalla carta di identità lasciata nell’auto con cui sono fuggiti dal luogo della strage.

Il più grande dei due, Chérif, era già stato arrestato e condannato a 18 mesi di prigione nel 2008 per la sua attività di reclutamento di combattenti stranieri da inviare in Iraq.

Il terzo presunto aggressore, Hamyd Mourad, 18 anni, che secondo le ricostruzioni degli inquirenti guidava la macchina degli attentatori, si è consegnato alla polizia di Charleville-Mezieres, a circa 230 chilometri a nordest di Parigi, vicino al confine col Belgio, la sera del 7 gennaio.

Ma alcuni media francesi hanno citato come fonti alcuni amici del ragazzo secondo i quali sarebbe stato a scuola al momento dell’attacco.

La polizia ha effettuato raid a Parigi, Reims e Strasburgo. Il ministro dell’Interno francese Bernard Cazeneuve ha riferito che nove persone sono in fermo: si tratta di persone nell’entourage dei due principali sospettati.

Sempre nella giornata dell’8 gennaio, la polizia avrebbe ritrovato due bandiere jihadiste e decine di molotov all’interno della macchina utilizzata dagli aggressori subito dopo la strage nella redazione e poi abbandonata nella fuga, scrive il Telegraph.

In tutto il Paese ora sono schierati oltre 88mila agenti delle forze dell’ordine e di sicurezza francesi.

In Francia il 7 gennaio è stato dichiarato giorno di lutto nazionale. Le luci della Tour Eiffel sono spente.

L’8 gennaio a Roma si terrà a piazza Farnese alle ore 18, davanti all’ambasciata francese, una manifestazione di solidarietà nei confronti della strage all’interno del giornale Charlie Hebdo.

Il settimanale sarà in edicola senza alcuna interruzione la prossima settimana e probabilmente con un picco di vendite non indifferente.

Sempre oggi, in Francia, ci sono stati almeno altri due eventi rilevanti, a quanto pare non collegati alla strage di Charlie Hebdo.

1) una sparatoria di mattina a Montrouge, sud della capitale Parigi, in cui un uomo ha ferito un agente della polizia sparando colpi d’arma da fuoco e ucciso una poliziotta;

2) un incidente causato da una esplosione nei pressi di una moschea nell’est della Francia, a Villefranche-sur-Saône. Per ora non sono riportati feriti.

I ministri dei Paesi dell’Ue maggiormente coinvolti dal rischio attentati si incontreranno domenica a Parigi. Sarà presente anche il ministro della Giustizia degli Stati Uniti Eric Holder.

Marine Le Pen, leader del partito francese Fronte Nazionale, ha twittato dicendo che, qualora dovesse vincere alle elezioni del 2017, offrirà l’opportunità ai francesi, tramite referendum, di introdurre nuovamente la pena di morte in Francia. 

“Voglio offrire ai francesi un referendum sulla pena di morte. A titolo personale penso che questa possibilità debba esistere”

 

—L’attacco a Charlie Hebdo è un piccolo 11 settembre. Qui il commento di Davide Lerner

— Siamo tutti Charlie Hebdo. Le immagini dei vignettisti di tutto il mondo
Musulmani contro l’attacco a Charlie Hebdo.

 

PER RIFLETTERE: Sally Kohn, commentatrice alla CNN e editorialista di The Daily Beast, molto prima che avvenisse l’attentato nella redazione di Charlie Hebdo, ha twittato: “Se spara un musulmano: l’intera religione dell’islam è colpevole” ; “Se spara un nero: tutta la razza dei neri è colpevole” ; “Se spara un bianco: è un lupo solitario mentalmente instabile”

 

8 GENNAIO

Il 7 gennaio 2015 almeno due uomini armati sono entrati nella redazione del settimanale satirico francese Charlie Hebdo, alle 11.30 di mattina, uccidendo il direttore e diversi vignettisti. Complessivamente sono morte 12 persone. Si contano almeno 11 feriti.

Charlie Hebdo è un settimanale satirico francese fondato nel 1970 e molto criticato in passato per alcune vignette sull’Islam. Nel corso della strage, gli attentatori hanno gridato “Allah akbar” (dio è grande), volendo vendicare il profeta Maometto.

La polizia francese ha detto di aver identificato i presunti responsabili dell’attentato.

Si chiamano Said e Cherif Kouachi, 32 e 24 anni, franco-agerini. La polizia li avrebbe riconosciuti grazie alla carta d’identità ritrovata nella Citroen C3 abbandonata dagli attentatori durante la fuga alle porte de Pantin, a Parigi (leggi sotto la dinamica della strage).

Cherif era già stato arrestato nel 2008 per la sua attività di reclutamento di estremisti da inviare in Iraq. Si sarebbe invece consegnato alla polizia invece il diciottenne senza dimora Hamyd Mourad, che secondo le ricostruzioni degli inquirenti guidava la macchina degli attentatori, anche lui fra i presunti responsabili della strage (anche se c’è chi dice che invece al momento dell’attacco si trovasse a scuola).

Qui sotto la foto, pubblicata dalle autorità francesi, dei presunti aggressori ricercati dalla polizia (Cherif Kouachi, 32 anni, a sinistra e suo fratello Said Kouachi, 34 anni, a destra).

L’8 gennaio il primo ministro francese Manuel Valls ha riferito che le autorità hanno fermato sette persone per la strage all’interno della redazione del settimanale.

Sempre oggi, 8 gennaio, cinque grandi quotidiani europei (il francese Le Monde, il britannico The Guardian, il tedesco Süddeutsche Zeitung, l’italiano La Stampa, lo spagnolo El País e il polacco Gazeta Wyborcza) hanno pubblicato questa mattina un editoriale congiunto contro l’attacco alla libertà di stampa e ai valori europei.

Centomila persone circa sono scese in piazza in Francia poche ore dopo la strage in segno di solidarietà. Anche molti vignettisti di tutto il mondo hanno espresso solidarietà con i loro disegni verso la rivista Charlie Hebdo. Il quotidiano francese Le Monde ha raccolto qui 50 anni di attentati contro i media.

LA DINAMICA DELLA STRAGE

I tre uomini armati hanno fatto irruzione nella redazione del settimanale verso le 11.30 del mattino del 7 gennaio. Solo due degli attentatori – Said e Cherif – hanno aperto il fuoco.

Sono stati uccisi, in ordine, il portiere del palazzo dove risiede la redazione del giornale e successivamente i giornalisti che erano riuniti in riunione. L’ultimo a essere ucciso è stata la scorta del direttore, anche lui ferito a morte nel corso della sparatoria.

Gli attentatori sono poi fuggiti a bordo di una Citroën, abbandonata nel rue de Meaux, a Parigi. Hanno poi preso un’altra autovettura, una Renaut Clio, sottraendola a un civile che hanno lasciato per strada successivamente.

La polizia ha detto di aver identificato gli attentatori. Uno si è consegnato (leggi sopra). Complessivamente sono morte 12 persone, di cui otto giornalisti del settimanale. Almeno 11 i feriti. 

CHI HA PERSO LA VITA

1) Stéphane Charbonnier, conosciuto come Charb, direttore; 2) Jean Cabut, conosciuto come Cabu, vignettista; 3) Philippe Honoré, vignettista;

4) Georges Wolinski, vignettista; 5) Bernard Verlhac, conosciuto come Tignous, vignettista; 6) Mustapha Ourrad, correttore di bozze;

7) Frédéric Boisseau, il portiere del palazzo; 8) Bernard Maris, economista; 9) Michel Renaud, fondatore del Carnet de voyage;

10) Franck Brinsolaro, sicurezza; 11) Elsa Cayat, psicanalista; 12) Ahmed Meradet, poliziotto.

Le prime pagine dei quotidiani inglesi, il giorno dopo la strage all’interno della redazione del settimanale satirico

LA GIORNATA DEL 7 GENNAIO 2015, RACCONTATA COSÌ COME L’ABBIAMO VISSUTA

Diversi uomini con il volto coperto hanno fatto irruzione nella redazione di Parigi del settimanale satirico francese Charlie Hebdo e hanno aperto il fuoco uccidendo almeno 12 persone, di cui due poliziotti.

I feriti sono almeno dieci, hanno riferito le autorità di Parigi. Il governo ha detto di aver alzato l’allerta antiterrorismo ai massimi livelli nella zona di Parigi.

Charlie Hebdo è un settimanale satirico francese fondato nel 1970 e molto criticato in passato per alcune vignette sull’Islam pubblicate nel 2006.

Gli attentatori sono ancora in fuga, secondo l’Ap a bordo di due auto, e una delle è stata ritrovata abbandonata.

Tra le persone che hanno perso la vita nella strage della sparatoria all’interno del giornale satirico ci sono diversi disegnatori del settimanale, tra cui anche il direttore Stéphane Charbonnier, conosciuto come Charb. Qui la sua ultima vignetta

“Si tratta di un attacco terroristico, non ci sono dubbi”, ha detto il presidente francese Francois Hollande, arrivato sul luogo della strage. Per il pomeriggio è stato convocato un vertice straordinario di governo, secondo una fonte dell’Eliseo.

LA REDAZIONE DI Charlie Hebdo a Parigi

 

Un testimone ha detto alla tv iTele di aver assistito all’accaduto dall’edificio vicino, nel cuore della capitale francese. “Due uomini con un cappuccio nero sono entrati nell’edificio con dei Kalashnikov”, ha detto Benoit Bringer alla tv.

“Pochi minuti dopo abbiamo sentito molto spari”, ha precisato, aggiungendo che poi gli uomini sono stati visti fuggire dall’edificio.

Secondo il ministro dell’Interno francese Bernard Cazeneuve gli attentatori che hanno compiuto l’attacco sono stati tre.

Una testimone dell’accaduto ha dichiarato che gli uomini armati hanno detto di essere membri di Al Qaeda.

Il primo ministro britannico David Cameron ha definito l’accaduto “rivoltante”. La cancelliera tedesca Angela Merkel ha detto che la sparatoria non solo è un attacco ai cittadini francesi, ma anche alle libertà di parola e di stampa.

Dopo l’attentato a un giornale satirico a Parigi costato la vita ad almeno 12 persone, il ministero dell’Interno italiano Angelino Alfano questo pomeriggio valuterà il rischio terroristico in Italia.

La Francia è da tempo in allerta dopo gli appelli dei militanti islamici di attaccare i suoi cittadini e i suoi interessi come ritorsione per gli attacchi militari della Francia contro roccaforti islamiche in Medio Oriente e Africa, scrive Reuters.

Nel 2011, un attacco con una bomba incendiaria distrusse la redazione di Charlie Hebdo, dopo che il giornale aveva pubblicato in copertina un’immagine del profeta Maometto (del 2006).

Qui sotto l’ultimo numero di Charlie Hebdo

Poco prima che gli uomini incappucciati entrassero in azione nella redazione del giornale satirico a Parigi, l’account Twitter di Charlie Hebdo aveva twittato una vignetta (questa qui sotto) del capo dell’Isis Abu Bakr al-Baghdadi. Si legge: “Auguri e soprattutto per la salute”. La vignetta è di Honoré.

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Il sindaco di Parigi Anne Hidalgo ha condannato l’attacco contro Charlie Hebdo, e ha convocato per le 18 una manifestazione di solidarietà verso le vittime in place de la Republique, nella capitale francese.

All’Eliseo, il palazzo che ospita il Presidente della Repubblica francese, la bandiera nazionale è a mezz’asta in segno di lutto.

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