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La prossima bolla immobiliare sarà in Brasile?

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Nel “Paese del futuro” comprare casa è diventato un gioco d’azzardo. Vi raccontiamo perché

La prossima bolla immobiliare sarà in Brasile?

“Vogliamo sposarci l’anno prossimo, ma prima dobbiamo comprare casa”, raccontano Nanda e Marcos, freschi trentenni di Salvador de Bahia. Hanno voglia di costruirsi un futuro insieme. Il lavoro non manca e qualche risparmio in banca c’è già. “Ma il problema è trovarne una a buon prezzo – sospira Nanda – perché a meno di 200 mila Reais (quasi 80 mila Euro) non si trova nulla di decente”. La situazione di Bruna è diversa. Carioca di 29 anni, vive con i genitori. Anche lei vorrebbe comprarsi una casa, “ma mi dicono tutti di aspettare. Forse dopo le Olimpiadi i prezzi scenderanno”.

Negli ultimi due anni il valore degli appartamenti in Brasile è schizzato alle stelle. Solo nel 2011 il mercato immobiliare è cresciuto del 4,8 per cento (11,6 nel 2010). Ma il 2012 sembra aver invertito la rotta. In molte zone del Paese la crescita sta rallentando. In altre si registrano i primi cali dei prezzi. “È tutto fermo. Piatto. Non si compra e non si vende. Funzionano sono gli affitti”, commenta amareggiato Seu Lima, proprietario di un’agenzia immobiliare nella zona sud di Rio de Janeiro. “Siamo in una fase di stallo perché la gente deve abituarsi ai nuovi prezzi”, dice.

Più della disabitudine, è il timore di una bolla immobiliare a frenare gli acquisti dei brasiliani. Da tempo non si vedevano prezzi così alti e tante gru al lavoro. Nei primi sei mesi del 2012, a San Paolo, la vendita di appartamenti con quattro stanze letto ha fatto registrare una brusca frenata. Secondo i dati di Secovi, la principale associazione che riunisce i costruttori del Paese, dall’inizio dell’anno le vendite di immobili nella capitale paulista sono state 11.981. Il 52 per cento di queste hanno interessato appartamenti “dormitorio” di due stanze. Con questo scenario economico le persone preferiscono acquistare proprietà più piccole. Costano meno e si vendono più facilmente in caso di crisi.

“La forte valorizzazione degli immobili non significa per forza bolla immobiliare”, aveva rassicurato lo scorso maggio in una conferenza Paulo Picchetti, ricercatore all’Istituto Brasiliano di Economia della Fondazione Getúlio Vargas. “Il Brasile sta vivendo una trasformazione strutturale, basata sulla crescita dei risparmi della popolazione, la stabilità del lavoro e la manutenzione del livello di inadempienze bancarie. Inoltre il deficit di abitazioni del Paese e i prossimi eventi sportivi potranno sostenere ancora la crescita”.

Nella foto i lavori di ristrutturazione nello stadio Mané Garrincha di Brasilia in vista dei campionati mondiali di calcio nel 2014. Samy Dana, anche lui professore di economia della Fondazione Getúlio Vargas, non la pensa come il suo collega. Per lui la bolla immobiliare non è uno spettro. È già realtà. “In questo momento, il ritorno economico che danno gli immobili è molto inferiore al grado di rischio” aveva dichiarato alla rivista Exame.

“I prezzi non possono salire all’infinito perché esiste un livello in cui diventano insostenibili. Che il mercato brasiliano abbia vissuto una stagnazione negli ultimi vent’anni e che esista un deficit di case, è vero. Ma non perché ci sia scarsità di cibo i prezzi dei beni alimentari salgono all’infinito”. Prezzi che risultano ancora convenienti per europei e americani benestanti. L’offerta è notevole e tagliata su misura. Imprese edili internazionali costruiscono condomini di lusso davanti alle spiagge da sogno del nordest. Soprattutto nella zona di Natal, nel Rio Grande do Norte. Promettono belle case con rendimenti del 10 per cento l’anno. L’exit plan di soli 4 o 5 anni.

Cavalcano l’onda lunga del boom dell’economia brasiliana e della pubblicità che la coppa del mondo 2014 sta offrendo al Paese. Ce n’è per tutte le esigenze: case da 300 a 900 metri quadrati. Volendo si può investire anche solo sul terreno, senza casa. E per chi è interessato alla speculazione, ci sono diversi fondi che assicurano rendimenti interessanti a cinque anni, con la possibilità di uscirne prima pagando una “facilitation fee”. Sam Zell, uno degli investitori più influenti nel mercato immobiliare dei Paesi emergenti, non sembra così preoccupato di come si stanno mettendo le cose in Brasile. “Se la bolla c’è si sgonfierà lentamente”, ha dichiarato il property baron al quotidiano Estadao.

“Il problema non è il rallentamento del mercato. La questione è se il Brasile è ancora un Paese attraente o no. Per me lo è. Il perché è semplice: ha un grande potenziale. Gli investitori ora sono solo un po’ più cauti”.

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