La Palestina in rivolta
Scontri e violenze faranno da cornice all'imminente visita di Obama in Medio Oriente
Un altro venerdí di violenze quello appena scorso in Palestina. Ramallah è stata letteralmente invasa dai manifestanti, che hanno celebrato i funerali di Mohammed Asfour, ucciso dalle forze israeliane dell’Idf due settimane fa durante una manifestazione in solidarietá a Samar Al-Asawi, il palestinese in sciopero della fame da più di 220 giorni. Le celebrazioni si sono concluse in violenti scontri con i soldati israeliani, provocando decine di feriti. Ma aumenta anche la lista dei detenuti che aderiscono allo sciopero della fame. Dal carcere di Ofer arrivano notizie di prigionieri minacciati di dover pagare ammende nel caso in cui decidessero di continuare lo sciopero. Attriti anche a Gerusalemme: Haram al-Sharif (la Spianata delle Moschee), terzo luogo piú sacro ai musulmani dopo Mecca e Medina, si è trasformato in un campo di battaglia.
Al seguito di lanci di pietre da parte di centinaia di fedeli, i soldati hanno fatto irruzione nel sito, ferendo decine di persone tra cui molte donne e bambini. Evento che sicuramente rompe il ciclo ripetitivo di scontri delle ultime settimane. L’intervento dell’esercito in uno dei punti più sensibili nella storia del conflitto arabo-israeliano sembra poter alzare il tiro, portando a massicce sollevazioni popolari al punto che molti giornali oggi paragonano gli scontri di ieri con l’inizio della Seconda Intifada.
A conferma di quanto molti pensano, Israele ha dato ordine di riaprire numerosi check-point in disuso da anni, rendendo molto complicata la regolare circolazione del traffico, specialmente nella giornata di ieri. Scontri si sono poi registrati a Hebron e nelle campagne circostanti Yatta, dove alcuni contadini sarebbero stati arrestati in seguito ad uno scontro diretto con i militari. Da tempo l’area è interessata dal progetto di ampliamento di un insediamento.
Intanto il governo israeliano, in un’atmosfera per nulla distesa, sembra voler rincarare la dose annunciando la nascita di due nuove linee di autobus riservate a soli palestinesi. La misura è stata presa in seguito alle lamentele dei coloni, che reclamavano da tempo “assenza di sicurezza” durante gli spostamenti. Israele ha respinto tutte le accuse di discriminazione nei confronti dei residenti arabi, dichiarando che i nuovi autobus andranno a solo beneficio dei palestinesi, abbattendo i costi dei trasporti e migliorando il servizio.
A destare poi allarme è il preoccupante numero di violenze e attacchi dei coloni a danno dei palestinesi residenti in prossimità dei settlements. Secondo l’Ong israeliana B’tselem, le aggressioni sono drammaticamente aumentate nelle ultime settimane. Attacchi si sono verificati nei villaggi attorno a Ramallah e nelle campagne di Nablus, dove un gruppo di coloni ha distrutto più di 100 alberi di ulivo di proprietà di un contadino palestinese.
Obama arriverà in Medio Oriente nelle prossime settimane: lo attende una situazione sicuramente complicata. Vedremo allora come saranno andate le cose a Netanyahu, alle prese con la formazione di un nuovo governo.