La megalopoli del futuro sarà in Cina
Il governo di Pechino spenderà 2,6 miliardi di euro per spianare 700 montagne e costruire una nuova grande città. Lo sviluppo del Paese passa da qui
La megalopoli del futuro sarà in Cina
Un antico racconto cinese, intitolato ‘Come Yu Kung rimosse le montagne’, narra l’impresa folle del “vecchio stolto” Yu Kung che con l’aiuto dei figli e una zappa voleva spianare le montagne Taihang e Wangwu che gli ostruivano la strada. A chi tentava di dissuaderlo da un’opera tanto sciocca, Yu Kung rispondeva così: “Io morirò ma resteranno i miei figli; moriranno i miei figli ma resteranno i miei nipoti e così le generazioni si susseguiranno all’infinito. Le montagne sono alte, ma non possono diventare ancora più alte; a ogni colpo di zappa, esse diverranno più basse. Perché non potremmo spianarle?”.
Altro che fantastoria, altro che vecchio stolto. L’opera di Yu Kung sta per essere realizzata per davvero. Lo scorso ottobre il Pcc ha annunciato un ardito piano pluriennale di urbanizzazione nella provincia del Gansu: è il progetto ‘sposta le montagne’, approvato in agosto dal Consiglio di Stato, con il quale si vogliono spianare 700 montagne per far posto a una nuova megalopoli. La Cina spenderà 3,5 miliardi di dollari per finanziare l’opera e il China Daily ha assicurato che altri 11 miliardi di dollari verranno investiti per riqualificare i 500 chilometri quadrati di territorio montuoso del Gansu. La futura megalopoli verrà costruita nel Qinwangchuan Basin, nella periferia a nord della capitale Lanzhou, di 3,6 milioni di abitanti, dalla più grande compagnia cinese di costruzioni, la Pacific Construction Group.
L’obiettivo della compagnia del magnate Yan Jiehe, chiamato il ‘Donald Trump cinese’, è edificare un paradiso urbano di decine di chilometri quadrati con grattacieli, laghi, spiagge e parchi. Già da agosto qui è stata istituita la quinta ‘Nuova Area’ a livello statale, dopo Pudong a Shanghai, Binhai a Tianjin, Liangjiang a Chongqing e le Isole Zhoushan nella zona provincia dello Zhejiang. Qin Yucai, direttore del Dipartimento Generale per lo Sviluppo delle Regioni Orientali, ha dichiarato che “la creazione della ‘Nuova area di Lanzhou’ registra gli ultimi sforzi del Paese per accelerare la crescita delle regioni occidentali”. Per il governatore del Gansu, Liu Weiping, il Pil della zona sarà di 8 miliardi di dollari entro il 2015, e di 43 miliardi entro il 2030. La megacittà finora ha attirato già 90 progetti di investimento e diventerà un centro logistico essenziale per la comunicazione con il Qinghai, lo Xinjiang e la Mongolia Interna.
La nuova Lanzhou non sarà una delle tante città fantasma disseminate nelle province interne della Cina, non ci saranno edifici di cemento e ferro senz’anima. E l’impatto con l’ambiente? La megalopoli fungerà da zona sperimentale per l’edilizia ecologica e promuoverà un’economia sostenibile sulla base del risparmio energetico delle industrie. Secondo quanto riferito al Guardian da Angie Wong, portavoce della compagnia di costruzione, “le condizioni ambientali a Lanzhou sono già molto scadenti, ci sono solo montagne desolate che sono estremamente a corto di acqua”. La Pacific Construction Group, invece, come primo intervento per lo sviluppo “devierà l’acqua verso l’area, realizzerà il rimboschimento e renderà le cose meglio di prima”.
Finora, la forza trainante dell’urbanizzazione è stata la grande disponibilità del capitale mentre sono state trascurate alcune variabili determinanti per la crescita nel lungo periodo, come lo sviluppo sostenibile, la qualità della vita, la redditività futura e l’efficienza. Il progetto ‘sposta le montagne’ sembra essere nato sotto il segno dell’ ‘urbanizzazione efficiente’, mirata a stimolare i mercati e a rispondere attivamente alla crisi del comparto immobiliare, non più ritagliato sulla domanda del consumatore.
Per supportare un tasso di crescita del 7 per cento e uscire più forti dal contingente rallentamento dell’economia nazionale, si è reso necessario cercare nuove opportunità di sviluppo, ottimizzando l’allocazione delle risorse, il capitale e il lavoro. L’editorialista di Caixin, Andy Xie, ne è convinto: le megalopoli con oltre 20 milioni di persone sono il futuro dell’urbanizzazione, il settore in cui è confluita la maggior parte degli investimenti. “La loro dimensione è una garanzia per la crescita. La creazione del costo del lavoro, vale a dire, la spesa in conto capitale per il lavoro, è inversamente correlata alle dimensioni di una città”.
Una megalopoli ha un’economia diversificata, è un modello di urbanizzazione a basso rischio ed è in grado di assorbire le perdite dovute alla concorrenza sfrenata. La grandezza del mercato e le economie di scala sono fattori sostanziali per incrementare la produttività, ridurre i costi, creare occupazione e aumentare i redditi delle famiglie. Grandi città come Shenzhen, Changsha, Wuhan e Guangzhou, fiori all’occhiello dello sviluppo economico del Paese, potrebbero essere i modelli di riferimento per le nuove megalopoli dell’interno.
In Cina nel mese di ottobre, secondo l’analisi dell’Ufficio Nazionale di Statistica, ben 9,8 miliardi di metri quadrati sono stati utilizzati per le nuove costruzioni. In questo momento i cinesi stanno edificando a ritmo incalzante altre 50 Hong Kong. La fiduciosa lungimiranza del vecchio stolto Yu Kung delle montagne del nord, che commuoveva tanto Mao Zedong, sembra oggi essere stata ripagata.