La legge del taglione, nel 2015
In Iran chi compie un'aggressione con l'acido rischia di essere accecato come risarcimento alla vittima
Un uomo colpevole di aver gettato dell’acido addosso a un altro uomo circa dieci anni fa è stato condannato e verrà accecato per via della legge islamica del taglione.
Ma dal momento che i medici si sono rifiutati di attuare la sentenza, la condanna dell’uomo è stata posticipata, ha riferito un giudice iraniano ai media locali.
Il giudice, che si è identificato come Dashtban, è responsabile per l’applicazione delle sentenze giuridiche in uno dei distretti di Teheran, la capitale dell’Iran.
Dashtban aveva inizialmente dichiarato che una corte aveva ordinato lo svolgimento di “un’operazione chirurgica” a un occhio e un orecchio dell’uomo responsabile dell’attacco con l’acido, identificato come Hamid S.
Il giudice aveva però aggiunto che nessun dottore aveva fino a quel momento accettato di mettere in atto la sentenza.
“Nessun dottore ha accettato di applicare la Qisas [la legge islamica che determina i risarcimenti] all’occhio e all’orecchio del condannato mediante operazione chirurgica”, ha riferito Dashtban ai media iraniani il 22 gennaio scorso.
Non è ancora chiaro quando sia stata emessa la sentenza. L’attacco con l’acido è avvenuto nel 2005.
La vittima, Davood Roshanayi, stava camminando per le strade del quartiere di Majidiyeh, a Teheran, quando si è accorto che qualcuno lo stava seguendo. Non conosceva l’uomo alle sue spalle.
Secondo il racconto di Roshanayi, dopo che egli aveva chiesto all’uomo come mai lo stesse seguendo, quest’ultimo gli ha gettato addosso un barattolo di acido.
A causa dell’attacco subìto, Roshanayi ha perso l’occhio sinistro e l’orecchio destro, oltre a essere gravemente sfigurato.
“Anche le mie mani, gambe e petto sono stati danneggiati dall’incidente. All’occhio sinistro ho mantenuto soltanto il 20 per cento della vista”, ha dichiarato l’uomo durante un’intervista che risale al 2012.
“Fareste prima a chiedermi quali parti del corpo sono rimaste illese” ha aggiunto.
Roshanayi ha riferito che il suo aggressore ha offerto diversi tipi di scuse per l’azione da lui commessa. In una di queste, sosteneva di aver scambiato Roshanayi per un’altra persona.
Secondo Dashtban, l’agenzia di medicina forense è responsabile per l’attuazione della sentenza contro Hamid S., che è stata confermata dalla Corte Suprema iraniana.
“Non possiamo semplicemente dire a un dottore o a un ufficio forense che devono farlo e basta”, ha riferito l’uomo.
Dashtban ha aggiunto che, in un certo momento, i prerequisiti necessari per l’attuazione della pena erano stati raggiunti. Ma un giorno prima della data fissata per l’operazione chirurgica la famiglia della vittima ha offerto alcune condizioni per l’abbandono della richiesta di questo tipo di punizione.
“Due mesi dopo, la famiglia del condannato ha annunciato di non poter raggiungere le condizioni richieste, così la vittima ha rinnovato la sua richiesta di attuare la sentenza”, ha detto Dashtban.
L’avvocato e attivista per i diritti umani Mohammad Mostafaei, iraniano di nascita ma che oggi risiede in Norvegia, riferisce come la condanna inflitta a Hamid S. sia altamente inusuale nella repubblica islamica.
La legge islamica segue la legge del taglione attraverso il principio della Qisas, ma secondo Mostafaei è molto raro che queste condizioni vengano applicate.
Per esempio, bisogna dimostrare l’intenzione da parte dell’aggressore di accecare la vittima.
“In questi casi, l’obiettivo degli aggressori è quello di distruggere la bellezza delle vittime, e non necessariamente di accecarle”, ha detto Mostafaei a Radio Free Europe.
Mostafaei ha detto che, secondo le leggi iraniane, se una persona viene uccisa durante un’aggressione con l’acido, il colpevole deve essere condannato a morte. In altri casi, gli aggressori vengono condannati a un periodo di tempo in prigione e a pagare un compenso alla vittima.
Nel 2011 un caso in cui una corte iraniana aveva ordinato che a un uomo colpevole di aver accecato e sfigurato una donna venisse versato dell’acido negli occhi ricevette un’ampia copertura mediatica.
La sentenza non venne applicata dopo che la vittima, Ameneh Bahrami – che in origine era favorevole al tipo di punizione inflitta e si era detta pronta a metterla in atto lei stessa – perdonò il suo aggressore.
Mostafaei sostiene che obbligare un dottore ad attuare una punizione di questo tipo violerebbe i codici etici della medicina.
“È del tutto contrario al loro giuramento di curare i malati e di non nuocere a nessuno”, ha detto Mostafaei.
I media iraniani riferiscono che Roshanayi si augura che la sentenza contro il suo aggressore avvenga quanto prima.
Roshanayi spera anche di ricevere una somma di denaro come risarcimento, così da potersi permettere le cure mediche necessarie.
Lo scorso dicembre, il portavoce giudiziario Gholam Hossein Mohseni Ejei ha dichiarato che le sentenze relative ai casi di due aggressori con l’acido sarebbero state applicate, e che una punizione in linea con la Qisas sarebbe stata inflitta agli occhi dei condannati. In altre parole, i due sarebbero stati accecati.
Ejei non ha rivelato i dettagli dei casi. Ma ha ammesso che esistono “difficoltà nel sistema medico” per quanto riguarda la messa in atto delle punizioni inflitte ai condannati.
Secondo alcuni rapporti, uno dei due casi riguarda un’aggressione con l’acido avvenuta nel 2012. La vittima era Mohsen Mortazavi, che in quell’occasione perse un occhio e venne sfigurato da un collega che gli versò addosso tre litri di acido.
Il suo aggressore sarebbe stato condannato alla Qisas su un occhio e un orecchio, oltre che al pagamento di un risarcimento finanziario.
Mostafaei ha detto che le sentenze violano i diritti umani e che costituiscono torture a tutti gli effetti.
“L’obiettivo di queste condanne è diffondere la paura tra le persone e quindi agire da deterrente”, sostiene Mostafaei.
Lo scorso Ottobre una serie di aggressioni con l’acido ha visto prendere di mira molte giovani donne nella città di Isfahan. Alcune delle vittime hanno subito gravi ustioni. Altre sono state sfigurate o accecate.
Le autorità non sono state in grado di identificare e arrestare i colpevoli, ma hanno promesso di punire duramente i responsabili.
Golnaz Esfandiari è una corrispondente di Radio Free Europe. Il suo articolo originale è stato pubblicato qui.