Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 17:00
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Home » Esteri

La generazione inquieta

Immagine di copertina

I giovani iraniani nutrono ben poche speranze nei confronti delle prossime elezioni presidenziali

“La nostra mente vola, ma il nostro corpo non si muove da qui” afferma un giovane di Esfahan, per descrivere il sentimento di una generazione che si sente immobile e impotente dinanzi alla situazione politica dell’Iran.

26 anni, sposato, una laurea in ingegneria e tanti mesi a cercare un lavoro nel proprio settore. “Sono circondato da amici depressi” – continua -, “alcuni di loro hanno addirittura pensato al suicidio. Ognuno di noi è frustrato a proprio modo, vuoi per il fatto che non possiamo viaggiare liberamente, vuoi per il fatto che viviamo in un sistema estremamente corrotto.

Non abbiamo né giornali, né televisioni libere e non possiamo dire quello che pensiamo quando non desideriamo altro che gridarlo!”

“Confusione” è la parola che utilizza Farid, un giovane di Teheran, per descrivere il suo stato d’animo attuale. A 25 anni si sente ingabbiato in una vita di cui si sforza invano di trovare il senso. “Noi giovani e il nostro governo rappresentiamo due mondi opposti” racconta.

“Non abbiamo nulla a che fare con la classe politica che dovrebbe rappresentarci”. Farid non è religioso, vive nel nord della capitale, la zona più ricca e più liberale del Paese, dove quasi tutte le case hanno delle antenne paraboliche per la ricevere la televisione satellitare ed evitare quella del regime.

“Mio cugino fa da prestanome a un ministro iraniano.” rivela invece un giovane ufficiale della marina della Repubblica islamica, impiegato a Bushehr, nel Golfo Persico. “È il titolare di aziende che instaura e smantella di continuo. Importa auto dall’estero e prodotti di ogni tipo dalla Cina.

In qualche anno è diventato ricchissimo. È questa la via del successo in Iran, soltanto così si può auspicare di diventare una personalità prestigiosa nel nostro Paese”.

C’è una generazione di ragazzi di città totalmente disillusa dalla politica del regime degli ayatollah. Parlare di politica è il loro sport preferito: secondo la maggior parte di loro, circa il 70 per cento della gente è scontenta del sistema sorto dalla rivoluzione del 1979.

“Dov’è il mio voto?” gridavano dopo i risultati elettorali del 2009, quando Ahmadinejad venne riconfermato presidente ai danni del candidato riformista Mousavi, tra le accuse di brogli da parte di organizzazioni e testate giornalistiche internazionali.

La speranza e la voglia di cambiamento dei ragazzi che si organizzarono nel Movimento Verde venne però annichilita dalla violenta repressione del regime, che causò decine di morti e di feriti nell’intento di soffocare la maggior dimostrazione di protesta della storia della Repubblica Islamica.

TPI esce in edicola ogni venerdì

Puoi abbonarti o acquistare un singolo numero a €2,49 dalla nostra app gratuita:

Le immagini degli scontri vennero diffuse dagli stessi dimostranti su vasta scala tramite i principali social network e raggiunsero in tempo zero il mondo intero.

Da allora, la realtà quotidiana dei giovani iraniani non ha fatto altro che peggiorare. Centinaia di siti internet e di blog anti-regime sono stati censurati, i social network principali sono stati bloccati e le voci dei dissidenti zittite. Nei mesi successivi coloro che ne hanno avuto la possibilità hanno lasciato il Paese, incrementando quella che è la fuga di cervelli più consistente al mondo.

Tra qualche giorno la popolazione ritornerà alle urne, ma le immagini delle proteste del 2009 appaiono oggi più lontane che mai. Questa volta non c’è nessun candidato riformista da poter eleggere e nessun volto nuovo che possa trasmettere un barlume di speranza ai giovani di città.

Tutti i candidati scomodi al leader supremo sono stati esclusi, compreso l’ex presidente Akbar Hashemi Rafsanjani e il candidato proposto da Ahmadinejad, Esfandar Rahim Mashaei. L’incredibile percentuale di votanti dell’85 per cento, registrata nel 2009 non si ripeterà. È molto più probabile che la gente scelga di astenersi, piuttosto che recarsi alle urne per scegliere una tra le pedine proposte del regime.

“Questa non è un’elezione, ma una mera selezione” scrive nel suo profilo Facebook Asal, studentessa in Scienze Politiche all’Università di Esfahan.

“Non è con l’oppressione che si cambia o si costruisce un Paese” afferma invece Fozhan, ragazza 27enne di Teheran, che presto si trasferirà in Italia per un master in Hotel Management. Si trucca d’abitudine in maniera appariscente e il suo naso è visibilmente rifatto.

Le norme della Repubblica islamica non impediscono ai giovani di divertirsi in maniera simile ai loro coetanei occidentali. A Teheran, come a Shiraz o a Esfahan, molti di loro aspettano con impazienza i week-end per prendere parte a delle feste private clandestine.

Per una notte, stupefacenti e alcolici smettono di essere percepiti come illegali e le donne possono dimenticarsi dell’obbligo dell’hijab ed esprimere attraverso i propri abiti tutta la loro sensualità.

“Non c’è differenza tra noi e i giovani in Occidente” afferma Alaz, 24 anni, studente in ingegneria a Teheran. “Siamo cresciuti ascoltando la stessa musica, guardando gli stessi film e leggendo gli stessi libri. Viviamo in un mondo globalizzato e abbiamo accesso quotidianamente alle informazioni del mondo.

Il vero gap è quello tra noi è la generazione dei nostri padri. I ragazzi di trent’anni fa non avevano la nostra coscienza storica e politica della realtà ed è proprio questa nostra consapevolezza ad essere la radice della nostra insofferenza. Sappiamo quello che vogliamo e sappiamo anche quanto sia improbabile ottenerlo”.

Ti potrebbe interessare
Ambiente / È uscito il nuovo numero di The Post Internazionale. Da oggi potete acquistare la copia digitale
Esteri / Il presidente Emmanuel Macron annuncia: “A giugno la Francia riconoscerà lo Stato di Palestina”
Esteri / Gaza: oltre 1.500 morti dalla fine della tregua, 40 solo nelle ultime 24 ore. Al-Jazeera: “19 vittime nei raid di oggi di Israele”. Idf: "Ucciso un importante esponente di Hamas". Lettera di mille riservisti israeliani contro il governo Netanyahu: “La guerra serve interessi politici e personali”. Tel Aviv minaccia licenziamenti. Il premier accusa: "Gruppo estremista marginale che vuole rovesciare l'esecutivo"
Ti potrebbe interessare
Ambiente / È uscito il nuovo numero di The Post Internazionale. Da oggi potete acquistare la copia digitale
Esteri / Il presidente Emmanuel Macron annuncia: “A giugno la Francia riconoscerà lo Stato di Palestina”
Esteri / Gaza: oltre 1.500 morti dalla fine della tregua, 40 solo nelle ultime 24 ore. Al-Jazeera: “19 vittime nei raid di oggi di Israele”. Idf: "Ucciso un importante esponente di Hamas". Lettera di mille riservisti israeliani contro il governo Netanyahu: “La guerra serve interessi politici e personali”. Tel Aviv minaccia licenziamenti. Il premier accusa: "Gruppo estremista marginale che vuole rovesciare l'esecutivo"
Esteri / La Cina reagisce ancora ai dazi Usa e aumenta fino all’84% le tariffe sui prodotti americani 
Esteri / Germania, sondaggio Ipsos: “L’Afd supera la Cdu: è il primo partito”
Esteri / La Russia minaccia uno "scontro diretto" con la Nato se l'Europa schiera truppe in Ucraina
Esteri / Donald Trump e le trattative sui dazi: "Tutti i paesi mi chiamano e mi baciano il c**o"
Esteri / Gaza: 1.482 vittime dal 18 marzo. Oltre 60mila bambini malnutriti. Al-Jazeera: “29 morti in un raid di Israele a Gaza City”. L’Idf: “Colpito un importante esponente di Hamas”. Indonesia pronta a dare “rifugio temporaneo” a migliaia di palestinesi feriti. Usa impongono nuove sanzioni all'Iran
Esteri / L’Ue risponde a Trump con i contro-dazi: ecco quali prodotti Usa colpiranno e quando entreranno in vigore
Esteri / La caduta del regime non basta, dopo 14 anni di guerra la Siria è allo stremo. L’appello dell’Unhcr su TPI: “Non lasciamo svanire la speranza”