La fine della Grameen Bank?
Il duello tra l’istituzione di microcredito fondata da Muhammad Yunus e il governo bengalese è a un punto critico
La fine della Grameen Bank
In lingua bengalese, ‘grameen’ significa villaggio. Grameen Bank, detta anche la banca dei poveri, nasce nel 1976 grazie al progetto innovativo di un docente di economia originario di Chittagong, Muhammad Yunus. Yunus decide di creare un fondo finanziario destinato ad aiutare i più poveri. Il progetto si dimostra vincente. L’istituzione di credito accorda piccoli prestiti di denaro (microcredito), a tassi d’interesse ridotti, ai poverissimi: in questo modo coloro che prima non potevano ottenere prestiti dalle banche tradizionali vengono messi nella condizione di affrancarsi dall’usura, e di prendere in mano il proprio destino.
Per ottenere il prestito è necessario formare un gruppo di cinque persone, e il credito viene accordato sulla base della fiducia. Il rimborso viene effettuato in genere nell’arco di tutto un anno, suddiviso in rate settimanali. Il tasso di interesse varia a secondo dello stato di povertà del cliente e del tipo di credito richiesto. Incredibilmente, si osserva un tasso di ripagamento del 97 per cento. L’entità dei microprestiti può variare da pochi euro ad alcune centinaia, ma il sostegno è tale da salvare migliaia di nuclei familiari dalla povertà più estrema. Nel corso degli anni, la Grameen Bank ha riscosso sempre più successo sia sul piano nazionale che su quello internazionale, permettendo un’ulteriore espansione delle attività di microcredito. Nel 1983, il progetto Grameen Bank ottiene lo status di banca indipendente. Oggi i clienti seguiti dalla Grameen Bank ammontano a circa 8,6 milioni.
L’innovazione del progetto sta nel fatto che il 96 per cento dei clienti è composto da donne. In Bangladesh, il tasso di analfabetizzazione è tra i più elevati al mondo, ed è diffuso soprattutto tra la popolazione di sesso femminile. All’interno dei villaggi è raro incontrare donne che abbiano frequentato un istituto scolastico dopo i dieci anni. Offrire loro la possibilità di ottenere un credito non solo ristabilisce una situazione più equa all’interno della comunità e dei nuclei familiari, ma permette anche di porre le basi future per una società più sana e stabile. Durante la mia permanenza in Bangladesh, ho l’onore di incontrare molte di queste donne, nei ‘centre meeting’ della Grameen Bank, in diversi villaggi. Diluvia, è la stagione dei monsoni. A turno le donne si presentano timidamente e mi spiegano la loro storia. La maggior parte di loro non ha avuto un’istruzione completa e ha dovuto adempiere il compito di moglie e poi madre sin dalla giovane età. Alcune mi spiegano che la loro casa è andata perduta a causa dei monsoni e delle inondazioni, altre sono state abbandonate dal proprio marito con i figli a carico.
Il credito Grameen, pur comportando una precisa disciplina, rappresenta un’opportunità unica di migliorare il proprio status e offrire un futuro un più prosperoso alle future generazioni. Una donna mi spiega che grazie a quei soldi le è stato possibile comprare una mucca. Con i ricavati della vendita del latte è stato poi possibile acquistarne altre: oggi Priyanka è diventata una piccola imprenditrice agraria, mi spiega felice che ora i suoi figli possono permettersi di andare a scuola e in seguito forse anche all’università, risparmiandosi una vita dura quanto la sua.
Nel corso della primavera 2011, Yunus è stato rimosso dalla carica di direttore da parte del governo bengalese, con l’accusa di non poter adempiere a tali funzioni, data l’età superiore ai 70 anni. La manovra attuata da parte del primo ministro Sheikh Hasina Wazed nasconde però una strategia di interesse ben più insidiosa: controllare l’istituzione finanziaria. La Grameen Bank è unica nel suo genere, nella misura in cui appartiene ai suoi quasi 8,6 milioni di clienti, che ne sono gli azionisti, rappresentati da nove elementi su dodici del consiglio d’amministrazione. Nell’agosto 2012, viene approvata una legge che permetterebbe al governo di nominare direttamente il successore a capo della Grameen Bank, scavalcando in questo modo il consiglio d’amministrazione. I cittadini bengalesi sono chiamati a combattere una battaglia durissima: la minaccia proviene dalla corruzione politica che rischia di seppellire nel silenzio migliaia di voci e di turbare il futuro delle attività di microcredito.
Resta quindi da chiedersi se la manovra costituisce un altro passo verso la nazionalizzazione dell’istituzione e quale sarà la sorte riservata alle tantissime famiglie che fanno uso dei suoi servizi. Ripercorro mentalmente i volti e gli sguardi di tante persone durante un’ultima visita nel distretto di Tangail. Osservo un sentimento di rabbia e disperazione dipinto sul volto dei paesani. Diversi mi spiegano che sono preoccupati per il proprio futuro e che temono la corruzione da parte del governo. Altri mi dicono che nonostante tutto Yunus resterà nel cuore dei bengalesi e manterrà il suo ruolo nella storia come colui che ha ispirato l’intero pianeta con la sua idea e il suo entusiasmo nel lottare contro la povertà.