La fine dell’era Chávez
Il presidente venezuelano Hugo Chávez è morto. Soffriva di cancro da diversi anni. Per il Paese si chiude una fase politica
Il simbolo del socialismo latino-americano è morto martedì sera in un ospedale di Caracas, 21 mesi dopo aver rivelato di essere stato colpito da un tumore. Non era stato visto in pubblico per tre mesi dopo un’operazione d’urgenza subita a Cuba il 11 dicembre. La sua morte è stata annunciata dal suo vice-presidente, Nicolás Maduro.
La costituzione prevede ora che si indicano le elezioni entro 30 giorni, un calendario rapido che prevede una lotta tra l’erede designato di Chávez, Maduro, contro una coalizione di opposizione che farà fatica a organizzarsi in tempo. Il candidato di quest’ultima sarà probabilmente Henrique Capriles, un giovane governatore che intraprese una sfida vigorosa contro Chávez nelle elezioni presidenziali dello scorso ottobre.
Eletto per la prima volta nel 1998, Chávez era famoso per bere più di 30 tazze di caffè nero al giorno, lavorare fino alle 3 e parlare nel suo show televisivo settimanale, senza script (o interruzione) sempre alle otto. Gabriel Garcìa Marquez lo aveva definito “un uomo col fisico di cemento armato”.
Il governo aveva insistito per un anno e mezzo che nonostante una forma fisica apparentemente decadente, il 58enne leader venezuelano stava recuperando. Molti venezuelani erano convinti che il cancro fosse un trucco, una finta per spiazzare gli avversari.
Chávez ha ispirato adorazione e repulsione in patria e all’estero. Da dittatore che metteva in carcere gli oppositori, sosteneva terroristi sponsorizzati e affamava il suo popolo (il Venezuela ora dipende dal petrolio per il 96 per cento delle esportazioni, contro l’ 80 per cento di dieci anni fa) a eroe che professava il potere dei poveri, rinforzava la democrazia e si ribellava agli Stati Uniti.
Poco prima di annunciare la morte del Presidente, Maduro aveva annunciato l’espulsione di un funzionario dell’ambasciata Usa per aver incontrato gli ufficiali militari venezuelani con “l’intenzione di destabilizzare il Paese”. Maduro ha identificato l’americano come l’addetto alla forza aerea nell’ambasciata americana, spiato dai militari del Venezuela.
Il ministro della Difesa del Venezuela ha promesso che l’esercito rimarrà fedele alla Costituzione.
L’ammiraglio Diego Molero, apparso alla televisione nazionale, ha fatto un appello per “l’unità, la tranquillità e la comprensione” tra i cittadini venezuelani, assicurando che le truppe salvaguarderanno la sovranità del Paese.