La disoccupazione in Spagna
Gli ultimi dati pubblicati sull’economia spagnola offrono un triste scenario, senza speranze evidenti di ripresa
I dati dell’economia spagnola pubblicati in queste settimane raccontano un sistema tanto disfunzionale da lasciare increduli. Mai, da quando si registrano queste statistiche, si erano arrivati a contare 6,2 milioni di disoccupati, portando il tasso di disoccupazione al 27,16 per cento, un dato che supera le già pessimistiche previsioni degli analisti.
Quasi il 12 per cento delle famiglie spagnole (2 milioni su un totale di 17) è composta interamente da disoccupati. Altri numeri della tragedia: la disoccupazione giovanile raggiunge il 57,2 per cento e i disoccupati da più di due anni sono il 9,2 per cento della forza lavoro.
Un disoccupato è una persona che è in cerca di lavoro ma non è in grado di trovarlo. Il tasso è un rapporto tra i disoccupati e il totale di chi ha già un lavoro e chi ancora lo cerca (non la popolazione totale), chiamato forza lavoro. Ciò significa che in Spagna più della metà di chi ha meno di 25 anni e vuole lavorare non può farlo.
Le preoccupazioni maggiori però vengono dalle percentuali associate ai disoccupati a lungo termine, la quasi totalità degli aumenti nella disoccupazione dal 2010 è dovuta a una crescita vertiginosa dei disoccupati da due anni o più. Questo significa che in Spagna la disoccupazione è uno stato da cui, da tre anni a questa parte, una volta entrati non si esce più.
È anche per questo che molti iberici tentano di trovare occupazione in Sudamerica, in una inaspettata, fino a qualche tempo, inversione di tendenza. Ad aggravare ulteriormente il fosco quadro sono le prospettive future: i dati trimestrali sul Pil pubblicati ieri sono risultati di nuovo al di sotto delle già negative aspettative.
Rispetto a un anno prima, l’economia spagnola si è contratta del 2 per cento, la caduta più grave dalla fine del 2011. Neanche i problemi sottostanti alla crisi spagnola sembrano essersi risolti. Lo scoppio della bolla immobiliare, tra le cause principali della grave situazione, non è ancora completato se c’è da credere ai dati pubblicati dall’Economist in un articolo di gennaio, che ritiene i prezzi degli immobili ancora sopravvalutati del 20 per cento.
In questo scenario arriva l’annuncio da Madrid dell’intenzione di ritardare la riduzione del deficit per riportarlo sotto la soglia tassativa del 3 per cento del Pil indicata a livello comunitario. Sarà sufficiente?