La crisi infinita
Il governo greco ha chiuso la televisione di Stato, licenziando migliaia di dipendenti. L'economia del Paese sembra peggiorare
Da ieri gli schermi sono rimasti neri sui canali dell’emittente di Stato greca Ert, a causa di un drastico taglio al personale di giornalisti televisivi da parte del governo ellenico. La misura temporanea è stata giustificata per fermare lo spreco di denaro dei contribuenti, chiudendo temporaneamente tutte le trasmissioni statali e licenziando circa 2.700 lavoratori.
I giornalisti del sindacato Esiea hanno definito la decisione come un colpo alla democrazia, che imbavaglia la libera informazione. Alcuni giornalisti Ert hanno occupato l’edificio dell’emittente , sfidando gli ordini del governo. Le trasmissioni sono andate comunque in onda su internet. Le misure sono state così pubblicamente criticate mentre venivano trasmesse le immagini di migliaia di persone radunate per protestare.
I sindacati hanno indetto uno sciopero generale nazionale di 24 ore in segno di protesta, e molti giornalisti hanno dichiarato che andranno avanti ad oltranza.
Lo scontro ha riportato il dramma politico greco a un clima febbrile, in un Paese che sembrava da poco emergere da una incessante crisi politica che accompagna uno dei più grandi crolli economici in tempo di pace nella storia.
La Hellenic Broadcasting Corporation Ert, fondata 75 anni fa come una stazione radio, aveva perso molti spettatori con l’ascesa delle televisioni commerciali, e le sue tre stazioni in tutto il Paese raccoglievano insieme solo il 13 per cento di share al momento del blocco delle trasmissioni. Molti greci citano l’emittente come esempio di inefficienza, eccessi di spesa e di posti di lavoro dati in cambio di favori politici. Tuttavia, in un Paese in cui quasi due terzi dei giovani sono disoccupati dopo anni di tagli e aumenti delle tasse, l’opinione pubblica è contraria a qualunque taglio dei posti di lavoro. I Greci sono rimasti storditi dalla velocità con cui la chiusura è stata eseguita.
Un alto funzionario del governo ha detto che Atene era sotto pressione per la visita degli ispettori Ue e del Fondo Monetario Internazionale. Poichè il piano di salvataggi prevedeva di licenziare 2 mila lavoratori statali, la chiusura dell’emittente Ert era l’unica opzione disponibile per raggiungere l’obiettivo.
La Commissione europea ha detto che la richiesta non è arrivata da Bruxelles, ma non ha messo in discussione la decisione. Il governo socialista francese ha espresso invece una ferma condanna, definendo la scelta” preoccupante e deplorevole”.
Ma le brutte notizie non arrivano mai da sole. Ieri lo status della Borsa di Atene è stato ridotto allo status di mercato emergente dal fornitore di indici statunitense Msci, rendendo la Grecia il primo Paese nella storia a perdere lo status di mercato sviluppato. Il gesto è stato non solo simbolicamente imbarazzante, ma potrebbe anche obbligare i gestori di fondi che seguono questi indici a disfarsi degli investimenti in Grecia.
Inoltre il programma di privatizzazioni avviato dal governo ha avuto una forte battuta d’arresto all’inizio di questa settimana, quando la società russa Gazprom si è ritirata dall’acquisto della compagnia di gas nazionale graca Depa, per timori riguardo allo stato delle sue finanze.
Questi avvenimenti stanno invertendo quello che pareva un aumento della fiducia degli investitori, che aveva spinto Samaras a dire che il rischio della Grecia di essere espulsa dalla zona euro era finito e una “Greekovery” era in corso.