L’Uganda vuole proibire il tabacco
In Uganda ci sono circa 75mila contadini che vivono grazie alla produzione di tabacco. Alcuni di loro sono scesi in piazza
Al tabacco non vogliono rinunciare. Sanno bene quanto sia dannoso, ma non hanno alternative. “Il tabacco è il mio futuro”, racconta Fred Okippi in un’intervista al The Guardian. “Se il governo ne proibirà l’uso, soffriremo: dove troveremo i soldi per far studiare i nostri figli?”
Okippi è uno dei 75mila contadini dell’Uganda che si dedica alla produzione di tabacco. Non coltiva nient’altro e teme che la nuova legislazione anti-tabacco lo priverebbe della sua unica fonte di sostentamento.
La legge contestata, proposta dal governo a marzo e prossima all’approvazione, vuole stabilire stretti limiti per la produzione, il commercio e il consumo di tabacco. Ad esempio, si vuole introdurre il divieto di fumo sino a cento metri da mezzi di trasporto e luoghi pubblici, proibire l’esposizione delle sigarette nei negozi e vietare qualsiasi tipo di pubblicità.
Il tabacco è alla base dell’economia ugandese. Nel 2011 era tra le prime dieci fonti di reddito dell’economia nazionale e ha fruttato più di 27,6 milioni di euro in tasse circa. A differenza di altre coltivazioni, quella del tabacco ha il vantaggio di avere un mercato stabile e prezzi più elevati: viene venduto a quasi 1,2 euro al kilo, mentre il mais a circa 20 centesimi di euro. Questo, secondo gli oppositori della legge, permette alle famiglie che lo producono di poter fare investimenti a lungo termine.
In una dichiarazione congiunta, le compagnie produttrici di tabacco del Paese si sono scagliate contro la proposta e hanno ammonito il governo sulla pesante ricaduta economica che potrebbe avere. Secondo il ministro Chris Baryomunsi, promotore della proposta di legge, sono proprio le grandi industrie del settore ad aver manipolato i contadini e scatenato la protesta, passando loro informazioni false per convincerli a opporsi.
Non tutti, però, considerano la legge svantaggiosa. Moses Byenkya, della Hoima District Farmers’ Association, spiega che la coltivazione del tabacco in realtà non è redditizia. Il processo di produzione richiede moltissimo tempo e non permette di dedicarsi a coltivare prodotti più utili, che potrebbero garantire alle famiglie il fabbisogno alimentare giornaliero.
La proposta di una regolamentazione nel settore del tabacco è stata accolta con favore anche dalle associazioni sanitarie del Paese. Secondo i dati dell’ospedale di Kampala, capitale dell’Uganda, circa il 75 per cento dei pazienti con cancro orale hanno un passato da fumatori. Il Centre for Tobacco Control Africa stima che ci siano 13,500 morti all’anno legate al fumo.
“Il tabacco uccide”, dice la dottoressa Sheila Ndyanabangi del Ministero alla Salute ugandese, in un’intervista sul The Guardian. “Per questo vogliamo che sia estremamente difficile trovare o fumare una sigaretta”.
Fred Okippi e gli altri contadini ugandesi conoscono le statistiche sui danni del fumo. Ma tra il male ipotetico del cancro e il male concreto della povertà, sentono di non avere scelta.