L’altra metà di New York
Quando si pensa a New York, spesso si pensa a Manhattan. Ma esiste un’altra dimensione della Grande Mela, altrettanto affascinante
Quando si pensa a New York, si pensa a Manhattan.
Quando si pensa a New York vengono subito in mente gli altissimi palazzi di vetro e il cielo grigio che sembra attraversarli.
Si pensa agli amanti che passeggiano sul ponte di Brooklyn e agli aperitivi sui tetti di qualche hotel, agli uomini di affari seduti alle loro scrivanie tra i grattacieli di Wall Street o alla straziante bellezza dei tramonti sulla skyline.
È bene sapere, però, che esiste un’altra metà della Grande Mela e che, sebbene molto diversa, è altrettanto affascinante.
Parlo della New York nera, sotterranea, rivoluzionaria. Parlo dei quartieri dove è nato il rap, quei quartieri in cui la gente combatte per le strade, sfidandosi, non a colpi di pistola, non sempre almeno, ma a suon di rime e passi di break dance.
Una cosa è certa: non si può dire di aver visto New York se non si visita anche questa parte della città.
Questi luoghi non sono lontani dall’Empire State Building o da Times Square ma, quando si esce dalla metro nel Bronx o nel Queens, si ha l’impressione di essere arrivati in un’altra città completamente diversa.
Harlem è lo storico centro residenziale e culturale afro-americano, dove a metà degli anni Settanta, lungo i marciapiedi e nei campetti di basket, i ragazzi iniziarono a ballare alzando al massimo il volume dei loro grandi stereo e a mettere in rima la loro rabbia.
Il Bronx, nonostante sia spesso associato alla criminalità, rimane un luogo da conoscere.
Il Queens, noto per essere continuamente colorato dai più bei graffiti del mondo, è divenuto negli anni un vero e proprio laboratorio per artisti di strada.
Andare a New York e vedere solo Manhattan è un po’ come andare a Roma e vedere solo la Cappella Sistina: gratificante e incantevole, ma una visione incompleta della città.