Caso Kuciak, uno degli accusati muore in carcere: probabile suicidio
L'uomo era stato arrestato a settembre assieme ad altre sette persone per l'omicidio del giornalista slovacco
Uno dei principali accusati per l’omicidio del giornalista slovacco Ján Kuciak e della sua fidanzata Martina Kušnírová, l’individuo che la polizia ha sino ad ora identificato come Ronald R., avrebbe commesso suicidio nel corso della notte.
L’uomo era stato arrestato insieme ad altre sette persone nel corso del raid di settembre ed a lui si era arrivati per via della sua somiglianza all’identikit di una persona notata nei giorni precedenti all’agguato mentre si aggirava nei dintorni dell’abitazione della coppia uccisa.
Ronald è il nipote di Miroslav Marček, a sua volta accusato di essere stato l’autista del commando omicida, ma a differenza dello zio era a piede libero perché stranamente la polizia lo aveva rilasciato dopo un breve interrogatorio.
La portavoce della polizia di Nitra, Božena Bruchterová, ha immediatamente respinto ogni ipotesi divergente da quella del suicidio, sostenendo che i primi rilievi autoptici escludono la possibilità che altre persone fossero presenti quando l’indiziato si è tolto la vita e che una autopsia chiarirà presto ogni possibile dubbio.
Ján Kuciak è stato ucciso a soli 27 anni insieme alla fidanzata nella sua casa a Velka Maca, una località dell’ovest della Slovacchia, il 22 febbraio 2018.
Kuciak ha condotto molte inchieste su scandali che hanno coinvolto la politica slovacca in casi di corruzione, frode e evasione fiscale.
In particolare, Kuciak stava scavando su fondi europei che giungono in Slovacchia, e che ammontano a 15 miliardi di euro nel periodo 2014-2020, sui quali le organizzazioni criminali internazionali da tempo avevano posto la propria attenzione.
Dietro l’assassinio del giovane giornalista ci sarebbe proprio il suo ultimo articolo, che si concentra sugli affari di alcuni uomini italiani in Slovacchia legati ad ambienti vicini alla ‘ndrangheta calabrese.
Secondo le indagini svolte da Kuciak, questi “uomini d’affari”, che da anni investono in aziende slovacche, avrebbero avuto accesso ai fondi strutturali provenienti da Bruxelles.
Decine di milioni di euro ricevuti per finanziare progetti fittizi e che presumibilmente sono stati portati in Calabria, principale centro di interessi di una delle mafie internazionali più potenti al mondo.