In Kosovo è stato ucciso un politico della minoranza serba
Un importante politico serbo del Kosovo, Oliver Ivanovic, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco nella città di Mitrovica.
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L’uomo, colpito fuori dagli uffici del suo partito, è morto più tardi in ospedale.
I negoziatori del governo serbo hanno abbandonato immediatamente i colloqui mediati dall’Unione europea con gli albanesi del Kosovo dopo la notizia.
La sua uccisione è stata definita “Un atto criminale e terroristico che deve essere e sarà punito”, dal delegato serbo a Bruxelles, Marko Djuric, che ha annunciato la decisione.
Il Kosovo rimane etnicamente diviso da quando si è separato unilateralmente dalla Serbia nel 2008.
È stato riconosciuto da 115 paesi, ma non dalla Serbia e dai suoi alleati, come la Russia.
La popolazione del paese è per il 92 per cento albanese, per il 5,3 per cento serba e per il 2,7 per cento di altre etnie (gorani, rom, bosgnacchi).
La città di Mitrovica, nel nord del Kosovo, è divisa e la sua parte meridionale è sotto il controllo dell’etnia albanese.
Ivanovic, di 64 anni, era a capo di un partito serbo del Kosovo chiamato Libertà, democrazia, giustizia. Aveva svolto un ruolo di primo piano nei negoziati con la Nato e l’Ue.
Era indagato in un processo per presunti crimini di guerra contro l’etnia albanese.
Nel gennaio 2016, i giudici dell’Ue in Kosovo lo avevano condannato a nove anni, ma il verdetto è stato annullato da una corte d’appello un anno dopo.
Ivanovic aveva partecipato al conflitto del 1999, quando il governo serbo iniziò una pulizia etnica nei confronti della minoranza albanese.
Una parte degli albanesi kosovari scelse la lotta armata indipendentista.
La repressione portò a vari massacri e alla morte di almeno 11.000 civili albanesi e alla distruzione di case e infrastrutture. Circa 800mila civili cercarono di fuggire in Albania e Macedonia.
Il conflitto scatenò l’intervento dei paesi della Nato, con l’operazione Allied Force.