Kosovo, parlamentari lanciano lacrimogeni per bloccare una votazione: il video
L'assemblea era riunita per ratificare un accordo di demarcazione dei confini con il Montenegro. L'opposizione ha fatto ostruzionismo con un gesto clamoroso
Alcuni lacrimogeni sono stati lanciati nel parlamento del Kosovo da esponenti dell’opposizione, nel tentativo di fermare un voto su un accordo di demarcazione dei confini con il Montenegro.
Il partito del Movimento di autodeterminazione ha usato tre bombolette lacrimogene nell’edificio dell’Assemblea, costringendo tutti i politici a lasciare la sala. Ci si aspettava che il parlamento votasse, con la maggioranza dei due terzi, per ratificare un accordo inizialmente siglato nel 2015.
Il partito di opposizione sostiene che l’accordo costringerebbe il Kosovo a cedere 20mila acri del suo territorio al Montenegro, anche se gli esperti contestano queste stime.
L’ambasciatore statunitense in Kosovo, Greg Delawie, ha condannato il gesto. “La violenza come strumento di azione politica non può trovare spazio in Kosovo. Esorto i parlamentari a riconvocare l’assemblea e a convocare il voto oggi stesso”.
Violence as a political tool has no place in #Kosovo. I urge MPs to reconvene and finish the vote today.
— Amb. Greg Delawie (@USAmbKosovo) 21 marzo 2018
Nataliya Apostolova, l’ambasciatrice dell’Unione europea, ha dichiarato su Twitter: “Inorridita dal rilascio di gas lacrimogeni nell’assemblea del Kosovo! Scioccata dal fatto che i membri di un parlamento in Europa ricorrano a tattiche pericolose che fanno arretrare il Kosovo. Invito tutti i parlamentari e tutte le parti a tornare nell’Assemblea per sconfiggere pratiche inaccettabili che vanno contro la società democratica e il futuro del popolo del Kosovo”
L’accordo costituisce una condizione preliminare stabilita dall’Ue per dare ai kosovari la possibilità di viaggiare liberamente all’interno dello spazio Schengen, senza necessità di visti. Il Montenegro ha già approvato l’accordo.
Il Kosovo ha dichiarato l’indipendenza dalla Serbia nel 2008 – sebbene l’indipendenza stessa non sia riconosciuta da Belgrado – e spera di entrare nell’Unione Europea nel giro di alcuni anni.