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Home » Esteri

“Khashoggi forse sciolto nell’acido”. Oggi ispezione delle autorità turche nel consolato saudita

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Il presidente Usa Trump ha parlato al telefono con Mohammed bin Salman, che gli ha assicurato di ignorare cosa sia successo al giornalista del Washington Post

Le autorità turche perquisiranno nel pomeriggio di lunedì 15 ottobre il consolato saudita di Istanbul, nell’ambito delle indagini sulla scomparsa del giornalista Jamal Khashoggi, avvenuta lo scorso 2 ottobre.

La squadra di ispettori sarà composta da una delegazione turca e una saudita, entrambe composte da ispettori e da rappresentanti di ministeri, oltre che da esperti della sezione omicidi della polizia e dell’antiterrorismo.

Come riporta Al Jazeera, l’ispezione riguarderà tutte le stanze del consolato.

Media turchi, inoltre, riportano che la polizia sta seriamente vagliando l’ipotesi secondo cui il corpo di Khashoggi sarebbe stato sciolto nell’acido.

Nel frattempo il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha reso noto di aver parlato al telefono con il re saudita Mohammed bin Salman. Quest’ultimo gli ha assicurato di ignorare cosa sia successo al collaboratore del Washington Post ed ex direttore del quotidiano arabo Watan.

Lo stesso Trump ha comunicato che il segretario di Stato Mike Pompeo si recherà preso a Riad per avere un confronto con Salman sulla sorte di Khashoggi.

Il Regno Unito, la Francia e la Germania si sono detti “gravemente preoccupati”. In un comunicato congiunto, i ministri degli Esteri dei tre paesi – il britannico Jeremy Hunt, il francese Jean-Yves Le Drian e il tedesco Heiko Maas – hanno affermato che trattano l’incidente “con la massima serietà” e che hanno chiesto l’apertura di un’indagine su quanto successo.

Stati Uniti e la Gran Bretagna stanno inoltre valutando l’ipotesi di boicottare la “Davos nel deserto”, il summit dei giganti della finanza e dell’economia organizzato da Riad. I numero uno di Blackstone, Stephen Schwarzman e di BlackRock, Larry Fink, hanno già fatto sapere che non si recheranno al vertice.

La stessa cosa ha fatto il capo di JP Morgan, Jamie Dimon.

La conferenza “Davos nel deserto”, in programma dal 23 ottobre, avrebbe dovuto mostrare riforme del principe ereditario Mohammed bin Salman.

Donald Trump ha minacciato l’Arabia Saudita di “punizioni severe” se emergesse che Khashoggi è stato ucciso all’interno del consolato. In un’intervista alla CBS, Trump ha affermato che, se fosse vero, il fatto che un giornalista sia stato assassinato è “terribile e disgustoso”.

Tuttavia, ha detto che non verranno cancellati i contratti militari con Riad.

Il 2 ottobre 2018 il giornalista e dissidente saudita Jamal Khashoggi è sparito dopo essere entrato nel consolato dell’Arabia Saudita a Istanbul, in Turchia.

Khashoggi, collaboratore del Washington Post, si era recato nella struttura per completare alcune “pratiche burocratiche” e da allora non si sono più avuto sue notizie.

Il giornalista era stato accompagnato al consolato dalla propria compagna, che lo ha atteso fuori dall’edificio per undici ore, fino alla chiusura degli uffici.

Khashoggi le aveva detto di avvisare un consigliere del presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, se non fosse tornato indietro.

Chi è Jamal Khashoggi

Ex consigliere del governo saudita, Khashoggi aveva deciso di autoesiliarsi negli Stati Uniti nel 2017 per timore di un possibile arresto, dopo aver criticato alcune decisioni del principe ereditario saudita, nonché ministro della Difesa, Mohammed bin Salman.

Il giornalista aveva anche espresso diverse critiche sull’intervento militare di Riad in Yemen.

Khasoggi aveva più volte denunciato intimidazioni, arresti e attacchi subiti da giornalisti, intellettuali e leader religiosi non allineati con la casa reale saudita.

Ex redattore del quotidiano Al-Watan e di un canale di notizie tv saudita, Khashoggi ha anche partecipato ai programmi della Bbc sull’Arabia Saudita e sul Medio Oriente.

Il giornalista è anche noto per la sua relazione con il giovane Osama Bin Laden, con il quale ha viaggiato molto in Afghanistan negli anni Ottanta durante l’occupazione sovietica.

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