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Home » Esteri

Dieci kamikaze e 4 autobombe: l’Isis-K vuole fare una strage all’aeroporto di Kabul

Immagine di copertina
Credit: Ansa foto

“Non andata in aeroporto, c’è una minaccia in corso di un attacco terroristico molto alta”. Il ministro australiano degli Esteri, Marise Paye, lancia l’avvertimento. È giovedì 26 agosto e per questa data, sull’aeroporto di Kabul, pende una pesante minaccia di possibile attentato terroristico da parte dell’Iskp (o ISIS-K), l’Islamic State della provincia afghana del Khorasan, una frangia dello Stato Islamico nemica dei talebani.

Secondo l’intelligence americana, sarebbe “imminente” un attacco terroristico all’aeroporto di Kabul. L’Isis avrebbe concluso la fase di preparazione e sarebbe pronta ad attaccare. Per eseguirlo, secondo un’informativa degli 007 Usa, i militanti dello Stato Islamico avrebbero programmato di utilizzare oltre 10 attentatori kamikaze, nonché numerosi razzi. Si parla di un’Apocalisse terroristica asseritamente promessa e pianificata, dopo la caduta della capitale.

Di una “minaccia” terroristica ha parlato anche il Pentagono: “Sappiamo che c’è una minaccia dall’Isis” attorno all’aeroporto di Kabul, hanno sottolineato i portavoce Jack Kirby e William Taylor, dopo che il presidente Joe Biden mercoledì aveva fatto riferimento proprio a questa minaccia come una delle ragioni che lo hanno portato a confermare la scadenza del 31 agosto per la fine delle operazioni di evacuazione dall’Afghanistan.

Il quotidiano Repubblica, in un articolo di Carlo Bonini, definisce i dettagli del possibile attentato: quattro auto, imbottite di esplosivo pronte per essere fatte deflagrare, in sequenza, all’altezza di Abby gate, ultimo cancello che annuncia l’aeroporto di Kabul, tra le migliaia di profughi che, contenuti dai soldati della Nato, cercano di entrare nella pancia degli aerei da trasporto militare che portano verso la libertà. Una prima deflagrazione — indica ancora l’alert — seguita, a distanza, da altre tre. Per massimizzare il numero di vittime anche tra i soccorritori che dovessero raggiungere la scena della prima esplosione.

Sempre Repubblica, che ha sentito due diverse e qualificate fonti di Intelligence alleate, riporta che l’alert è stato preceduto nei giorni di lunedì e martedì da almeno altre due segnalazioni. Altrettanto precise nell’indicare matrice (l’ISKP) e modalità di esecuzione di una strage all’aeroporto che si vuole in via di pianificazione prima della deadline del 31 agosto. Un lancio di razzi all’interno del perimetro aeroportuale, piuttosto che un missile terra-aria contro uno degli aerei militari Nato in decollo con il suo carico di profughi.

Media internazionali citano fonti non solo dell’intelligence di Usa, ma anche di Regno Unito e Germania, che riferiscono che l’Isis nella regione ha attiva la costola “Provincia del Khorasan” (l’antico nome persiano del territorio che abbraccia anche l’odierno Afghanistan), nata anni fa in competizione con l’estensione asiatica di al Qaeda.

A peggiorare la situazione, sarebbero centinaia i membri dell‘ISIS-K che potrebbero essere scappati dalle carceri di Bagram e Pul-e-Charkhi, cadute in mano ai talebani durante la presa della capitale. E spaventa la presenza nella cellula di “un piccolo numero di veterani jihadisti dalla Siria e altri foreign fighters” confermata dai dirigenti dell’intelligence statunitense.

L’aeroporto di Kabul, nonostante sia la meta per la possibile salvezza, rischia di rivelarsi la sede di una immane carneficina che avrebbe come effetto immediato quello di sconvolgere politicamente e militarmente il fragilissimo equilibrio che ha il 31 agosto come ultima data in calendario. E, ragionevolmente, di innescare sul terreno una reazione a catena dagli esiti difficilmente prevedibili.

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