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Home » Esteri

Kafr Anbel, la capitale siriana della creatività

Immagine di copertina

C’è una piccola cittadina in Siria che ha fatto della satira la sua arma per resistere agli orrori della guerra civile

Kafr Anbel capitale siriana creatività

Nonostante pochi giornalisti stranieri arrivino da queste parti e il regime siriano non se ne interessi troppo,Kafr Anbel è spesso sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo. Anche in questa cittadina si combatte e si muore come nel resto della Siria, ma soltanto qui si è conservata la capacità di ridere. Come arma di protesta. Ogni venerdì i cittadini di Kafr Anbel organizzano una manifestazione, ma non si limitano a marciare, a scandire i loro slogan e a sventolare la bandiera dei ribelli. Si fanno invece fotografare attorno a cartelli che mostrano le caricature dei politici più influenti, accompagnate da slogan in inglese che si prendono gioco di loro. Le immagini disegnate dagli abitanti di questa cittadina sono state spesso riproposte da molti giornali, perché raccontano la tragedia siriana con profondità e leggerezza. Anche sui social network non è difficile trovare fotografie che provengono da Kafr Anbel. Un successo possibile grazie a un lavoro che coinvolge l’intera cittadina, come spiega Yasser, avvocato e attivista siriano che fa parte del gruppo.

Domanda: Come ha fatto una cittadina di 20 mila abitanti a diventare il laboratorio creativo della Siria?

Yasser: Gli abitanti di Kafr Anbel sono molto acculturati, hanno viaggiato molto e alcuni di loro parlano diverse lingue. C’è un ambiente molto creativo ed è davvero facile portare avanti un buon lavoro di gruppo.

D: Che procedimento usate per scrivere gli slogan e disegnare le caricature?

Y: Le frasi e gli slogan che scriviamo nei cartelli vengono discussi da tutti gli abitanti. Per questo motivo non mancano mai le buone idee. Prima parliamo con la popolazione, poi scegliamo insieme le frasi migliori. Prima delle proteste del venerdì, Ahmed Jamal, un artista locale, disegna le vignette con altri ragazzi. Poi facciamo alcune foto dei nostri concittadini che mostrano i cartelli che abbiamo preparato e le diffondiamo su internet.

D: Che rischi correte a esporre i vostri cartelli e a mostrare i vostri volti su Internet?

Y: Per fortuna il villaggio è controllato dalle milizie ribelli e possiamo protestare senza rischi, a differenza del resto della Siria. Tuttavia non è stato facile ottenere la libertà, molti cittadini hanno perso la casa, altri sono stati uccisi dal regime. Ancora oggi continuano gli attacchi degli elicotteri. Io stesso ho rischiato di essere arrestato all’inizio della protesta, quando alcuni miliziani di Assad hanno perquisito casa mia. Grazie al cielo sono scappato in tempo e ho iniziato a muovermi da un villaggio all’altro per proteggere me e la mia famiglia.

D: Spesso diffondete le fotografie dei vostri cartelli su internet e i social network. Cosa pensate di ottenere utilizzando questo mezzi?

Y: Vogliamo ottenere due scopi. Il primo è mandare un messaggio alle persone che non vivono in Siria, perché pensiamo che far comprendere la nostra situazione all’opinione pubblica straniera possa servire a cambiare l’atteggiamento dei governi degli altri Paesi e convincerli a intervenire. Il secondo è fare sentire la nostra voce ai membri dei partiti di opposizione che vivono all’estero.

D: I media internazionali più prestigiosi del mondo hanno pubblicato le foto dei vostri cartelli. Come ha reagito la popolazione di Kafr Anbel?

Y: Gli abitanti sono molto orgogliosi del successo che i nostri cartelli hanno avuto tra i siriani e i cittadini di altri Paesi. Quando abbiamo iniziato a postare su internet le foto delle nostre vignette e dei nostri slogan non ci aspettavamo che potessero avere questa diffusione. Volevamo soprattutto raggiungere gli utenti di Facebook e degli altri social network, oltre ai siriani all’estero.

D: Spesso usate l’ironia nei vostri cartelli. Non mancano mai le caricature e le frasi divertenti, perché questa scelta?

Y: Abbiamo deciso di puntare sul sarcasmo per due motivi: per prima cosa, pensiamo che l’ironia sia il modo migliore per far riflettere le persone che non vivono in Siria. Inoltre, vogliamo dimostrare che lottare contro il regime ci rende più felici. È il nostro modo di protestare.

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