Il presidente della Repubblica democratica del Congo accusato di non voler lasciare il potere
L'opposizione teme che i tentativi di Joseph Kabila di rimanere al potere per un terzo mandato conducano a nuovi scontri, dopo il timore di un colpo di stato
Joseph Kabila, presidente della Repubblica democratica del Congo è accusato dall’opposizione di voler rimanere al potere oltre il limite di due mandati. Kabila governa il paese dal 2001, quando ha sostituito il padre, ucciso da una guardia del corpo nel palazzo presidenziale. È stato poi eletto presidente durante le elezioni contestate del 2006 e di nuovo nel 2011.
Sono in molti a temere che i suoi tentativi di aggrapparsi al potere possano condurre a una violenza diffusa, dopo che il leader dell’opposizione Katumbi è stato accusato la settimana scorsa di aver pianificato un colpo di stato.
Le tensioni politiche nel paese sono aumentate quando Moïse Katumbi, un ex alleato del presidente, è stato accusato di tentativo di golpe dopo aver annunciato che si sarebbe candidato alle elezioni previste per quest’anno.
I critici accusano Kabila di manovre per ritardare il voto e restare in carica oltre il limite costituzionalmente consentito di due mandati.
La riluttanza di Joseph Kabila a cedere il potere, secondo gli analisti, potrebbe spingere la Repubblica democratica del Congo sull’orlo di una guerra civile, come è successo in numerosi altri paesi africani.
Il paese è il più grande produttore di rame in Africa e varie compagnie minerarie occidentali vi investono dal 2003, da quando un accordo di pace ha posto fine al sanguinoso conflitto che ha coinvolto numerosi paesi dell’area.
Una delegazione di oppositori politici di Kabila si è recata a Washington all’inizio di questa settimana per sollecitare gli Stati Uniti ad agire rapidamente contro di lui e i suoi sostenitori.
Le sanzioni minacciate dagli Stati Uniti potrebbero includere il congelamento dei beni e il divieto di viaggio. Ma l’avvertimento finora non ha avuto alcun effetto di influenzare Kabila e i membri del suo governo.
La minaccia delle sanzioni ha provocato una risposta irritata dei lealisti di Kabila. Henri Mova Sakani, il segretario generale del partito del presidente, ha accusato le potenze occidentali di un tentativo di dividere la Repubblica democratica del Congo per ripristinare il colonialismo.
Marce e manifestazioni sono state indette a livello nazionale per il 26 maggio per chiedere le dimissioni di Kabila.
La Repubblica democratica del Congo ha una popolazione di oltre 79 milioni. Dal momento in cui è stata dichiarata l’indipendenza dal Belgio nel 1960, non c’è mai stata una transizione democratica del potere nel paese.