Usa 2020, vince Joe Biden: chi è il nuovo presidente degli Stati Uniti d’America
Elezioni Usa 2020, vince Joe Biden: chi è il nuovo presidente degli Stati Uniti
Joe Biden è il 46esimo presidente degli Stati Uniti d’America: il candidato democratico, infatti, si è aggiudicato le elezioni Usa 2020 a discapito di Donald Trump, che, comunque, non ha nessuna intenzione di lasciare la Casa Bianca senza prima intraprendere una serie di azioni legali già minacciate e in parte anche intraprese negli ultimi giorni. Ma chi è il nuovo presidente Usa? Di seguito, la biografia dell’uomo che, dopo aver ricoperto il ruolo di vice presidente sotto l’amministrazione Obama, torna alla Casa Bianca in qualità di comandante in capo.
Biden nasce il 20 novembre del 1942 in una modesta famiglia cattolica di origini irlandesi a Scranton, in Pennsylvania, figlio di Joseph R. Biden Sr. e di Catherine Eugenia, nata Finnegan. La nonna paterna, Robinette, discende da ugonotti francesi emigrati in Inghilterra e poi in Pennsylvania. Joseph Biden crebbe con due fratelli e due sorelle prima a Scranton e poi, dopo il suo decimo compleanno, a Claymont, nella contea di New Castle, nel Delaware, dove il padre vendeva automobili. Laureato in scienze politiche nel 1965 all’università di Newark, si specializzò in seguito in legge, laureandosi nel 1968 a Syracuse, New York, per poi essere ammesso nell’albo degli avvocati nel 1969, attività esercitata per un breve periodo e con modesto successo. Eletto nel consiglio della contea di New Castle dal 1970 al 1972, proprio in quell’anno Biden venne eletto senatore per il Partito Democratico in rappresentanza dello Stato del Delaware.
Chi è Joe Biden: la carriera politica del neo presidente Usa
Nel 1972 Joe Biden è stato eletto per il Partito Democratico in rappresentanza dello Stato del Delaware (risiede a Wilmington), Biden ha conservato il suo incarico sino alla nomina alla vicepresidenza dell’Unione nel 2008. Durante il mandato di senatore ha ricoperto numerosi importanti incarichi: dal 1987 al 1995 è stato Presidente della Commissione Giustizia del Senato federale, nel 2001 ha assunto il prestigioso incarico di Presidente della Commissione Esteri del Senato degli Stati Uniti d’America ricoprendo lo stesso ruolo per ben tre volte e risultando alla sua guida in fasi cruciali per la politica estera statunitense come la risposta agli attentati dell’11 settembre 2001 e delle votazioni in Congresso sull’inizio delle ostilità contro l’Iraq di Saddam Hussein.
Dal 2007, contemporaneamente all’incarico di presidente della Commissione Esteri del Senato, Biden è stato presidente del Comitato di controllo sul narcotraffico internazionale del Congresso degli Stati Uniti d’America, incarico mantenuto fino al 2009 quando è stato nominato vicepresidente degli Stati Uniti. Nel 1988 Joe Biden si è candidato alle primarie presidenziali democratiche, dichiarando d’ispirarsi al modello laburista di Neil Kinnock, ma nelle consultazioni venne sconfitto da Michael Dukakis. Nel 2004 è tentato dal candidarsi nuovamente alle primarie, ma alla fine ha rinunciato all’intento dichiarando di non essere disponibile nemmeno per fare il vice di John Kerry (per questo ruolo Biden ha suggerito al collega del Massachusetts il senatore John McCain, pur essendo quest’ultimo repubblicano).
Il 4 gennaio 2008, al termine del caucus dell’Iowa (primo test elettorale delle primarie) ha annunciato di volersi ritirare dalla competizione a causa dello scarso risultato ottenuto (0,93%), ma il 22 agosto Barack Obama, il candidato alle elezioni presidenziali del 2008 per il Partito Democratico, ha annunciato durante un comizio elettorale a Springfield, Ilinois, che Joe Biden sarebbe stato il suo compagno di cordata nella corsa per la presidenza. La candidatura è stata convalidata formalmente tramite un voto per acclamazione durante la Convention Democratica di Denver svoltasi dal 25 al 28 agosto 2008. Il 4 novembre 2008 la coppia Obama-Biden ha vinto le elezioni presidenziali sconfiggendo il ticket repubblicano composto dal senatore John McCain e dalla governatrice dell’Alaska Sarah Palin.
Nel mese di ottobre 2015, dopo mesi di speculazioni, ha annunciato, nel corso di una conferenza stampa nel Giardino delle Rose alla Casa Bianca, anche a seguito della morte prematura del figlio Beau, la sua scelta di non candidarsi per la presidenza degli Stati Uniti nel 2016, appoggiando di fatto la candidatura di Hillary Clinton nelle primarie del partito democratico. Nel 2017 Biden è stato nominato professore all’Università della Pennsylvania, con l’intenzione di concentrarsi su politica estera, diplomazia e sicurezza nazionale. Nel frattempo guida il Penn Biden Center for Diplomacy and Global Engagement. Infine la candidatura alle presidenziali 2020.
Elezioni Usa 2020: la vita privata di Joe Biden
Nel 1966 Joe Biden ha sposato la prima moglie Neilla Hunter, incontrata a Syracuse, dalla quale ha avuto tre figli: Joseph R. “Beau” Biden, Robert Hunter e Naomi Christina. La sua vita è stata segnata da un dramma familiare quando aveva solo 30 anni ed era appena stato eletto senatore. Verso la fine del 1972, la moglie Neila e i tre figli sono state vittime di un terribile incidente d’auto dalla dinamica non chiara.
La moglie e la figlia più piccola, Naomi Christina, di soli 13 mesi, sono rimaste uccise mentre gli altri due figli gravemente feriti. Joe Biden crebbe da solo i due ragazzi, e poi nel 1977, incoraggiato anche da loro a rifarsi una vita affettiva, si è sposato con Jill Tracy Jacobs, dalla quale ha avuto una figlia, Ashley, nata l’8 giugno 1981. Il figlio maggiore, Beau, è stato eletto procuratore generale del Delaware nel 2006 e nel 2010, dopo aver prestato servizio come capitano in un’unità della Guardia Nazionale del Delaware e nella guerra del 2003 in Iraq.
Il 30 maggio 2015, durante il suo secondo mandato di vicepresidente, Beau Biden, candidato alla carica di governatore, morì a 46 anni per un tumore al cervello. Alla celebrazione funebre è intervenuto lo stesso presidente Obama, tenendo il discorso commemorativo. Il secondo figlio, Hunter Biden, è avvocato a Washington. La sua partecipazione, dal giugno 2014, nella directory di una delle più grandi compagnie ucraine del gas, Burisma, ha sollevato polemiche legate in particolare all’incarico del padre.
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