Ivanka Trump contro il padre: “La separazione dei bambini dai genitori al confine è il punto più basso della presidenza”
La figlia e consigliera del presidente degli Stati Uniti prende le distanze dalla politica di Trump in materia di immigrazione
Ivanka Trump prende le distanze dal padre. In un’intervista rilasciata ad Axios Newsmakers, la figlia e consigliera del presidente degli Stati Uniti si esprime rispetto alla sua posizione riguardo i media e alla separazione delle famiglie di immigrati al confine col Messico.
Pozione decisamente diversa da quella del padre. A fine luglio, l’amministrazione Trump ha riunito oltre 1400 bambini, ma più di 2500 ancora aspettando di poter riabbracciare i loro genitori. Ivanka Trump ora esce allo scoperto e ritiene l’azione governativa “il punto più basso della presidenza Trump”.
L’immigrazione è un processo molto complesso, ha precisato la consigliera di The Donald, “e quella illegale lo è ancora di più”, ma i suoi sentimenti sono “estremamente forti al riguardo”, ha aggiunto la figlia del presidente.
“Sono la figlia di un’immigrata: mia madre è cresciuta nella Repubblica ceca comunista – ha sottolineato Ivanka – ma negli Stati Uniti ci sono delle leggi. Lei è arrivata qui legalmente”.
“Dobbiamo stare molto attenti a incentivare comportamenti che facciano correre ai bambini il rischio di finire nel traffico umano o di fare un viaggio estremamente pericoloso da soli. Non si tratta di problemi semplici e io stessa ho seguito la questione con grande emotività”, ha aggiunto la figlia del presidente.
Ivanka prende le distanze anche dalla posizione del padre sui media: “Non penso che i media siano nemici della gente, per quanto molte delle storie che hanno scritto su di me siano false”.
Le parole di Ivanka arrivano nello stesso giorno in cui gli osservatori per i diritti dei mezzi di informazioni delle Nazioni Unite e dell’Organizzazione degli Stati africani (Osa) puntano il dito contro il presidente proprio in materia di libertà di stampa.
Per Onu e Osa, gli attacchi di Trump ai media – accusati di diffondere fake news e spesso reputati dal presidente come “nemici del popolo americano” – espongono sempre di più i giornalisti al rischio di violenze.
In una nota congiunta, David Kaye e Edison Lanza, rappresentanti speciali per la libertà di espressione rispettivamente per l’Onu e per la commissione interamericana dell’Osa sui diritti umani, hanno sottolineato come gli attacchi di Trump contro i media siano “strategici”.
L’obiettivo è quello di “minare la fiducia nelle notizie e di sollevare dubbi sulla verificabilità dei fatti. Questi attacchi contrastano con gli obblighi di un Paese di rispettare la libertà di stampa e la legislazione internazionale sui diritti umani”.