Ivan Vavassori è vivo: chi è l’ex calciatore che si è arruolato con l’esercito ucraino
Ivan Vavassori è vivo: chi è l’ex calciatore che si è arruolato con l’esercito ucraino
“Assolutamente sì, è stata una sua libera scelta”. Così il padre di Ivan Luca Vavassori ha spiegato la decisione dell’ex calciatore di 30 anni di andare a combattere in Ucraina, dove è rimasto ferito in un attacco russo a Mariupol. Il foreign fighter italiano, con un passato di portiere di serie C, “è vivo ed è in ospedale”, ha dichiarato oggi il padre Pietro, dopo la preoccupazione degli scorsi giorni. Da domenica si erano infatti perse le tracce del bergamasco, a seguito di un attacco delle forze russe contro il convoglio su cui stava viaggiando nella città sudorientale di Mariupol, da settimane sotto l’assedio di Mosca.
“Ci dispiace informarvi che la scorsa notte durante la ritirata di alcuni feriti in un attacco a Mariupol, due convogli sono stati distrutti dall’esercito russo”, affermava un messaggio pubblicato sulle pagine social di Vavassori il 24 aprile. “In uno di questi c’era forse anche Ivan, insieme col 4° Reggimento. Stiamo provando a capire se ci sono sopravvissuti”, continuavano i gestori degli account del combattente, che il giorno successivo avevano dato qualche speranza. “La squadra di Ivan è sopravvissuta. Stanno provando a tornare, ma sono circondati da forze russe così non sappiamo quando e quanto tempo dovranno impiegarci”, riportava un nuovo messaggio pubblicato lunedì, in cui si comunicava che nell’attacco erano morte 5 persone e 4 erano rimaste ferite. Stamattina è arrivata la conferma che il 30enne è sopravvissuto ed è stato portato in ospedale. A confermarlo anche il padre, noto imprenditore titolare della Italsempione, colosso dei trasporti e della logistica di Domodossola, ed ex proprietario della Pro Patria.
Pietro Vavassori ha adottato il giovane Ivan, nato vicino Mosca, quando aveva cinque anni, assieme alla moglie Alessandra Sgarella, anche lei imprenditrice. La donna era diventata celebre dopo essere stata sequestrata nel 1998 dalla ‘ndrangheta, che l’aveva tenuta prigioniera per nove mesi. Era morta per malattia nel 2011, nello stesso giorno in cui hanno arrestato l’ultimo dei suoi rapitori. Sempre nel 2011 iniziava la carriera nel calcio professionistico come portiere della Pro Patria, il club acquisito dal padre. Negli anni successivi, ha giocato come portiere anche nel Bra e nel Legnano, con un’esperienza anche in Bolivia con il Real Santa Cruz.
Nel suo profilo Instagram, il combattente si descrive come “guerriero del Signore”, “italiano”, “duro di testa e difficile da gestire” e sostiene di aver fatto parte della Legione Straniera francese. “”La nostra sarà una missione suicida perché abbiamo pochissime unità contro un intero esercito, ma preferiamo provare. Quel che importa è morire bene, soltanto allora inizia la vita”, aveva scritto quando aveva deciso di arruolarsi nella “Legione di difesa internazionale Ucraina”, dove era diventato il “comandante Rome”.
“Sono vivo, ho solo febbre molto alta, alcune ferite in varie parti del corpo. Per fortuna nulla di rotto”, ha scritto poco fa sul suo profilo ringraziando i suoi followers per i “messaggi di supporto che mi avete mandato”. Sulla vicenda, la procura di Milano ha aperto una inchiesta senza indagati e senza titolo di reato, che punterà a scoprire se esiste un giro di arruolamento illegale o di mercenari.