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Ecco cosa ho visto

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Più di 60mila persone sono state evacuate ad Haifa e dintorni a partire da questa mattina, quando un grande incendio è divampato, coinvolgendo 11 quartieri della città. Diversi i palazzi e le abitazioni in fiamme, l’università di Haifa e il Technion, famoso istituto tecnologico di fama mondiale, sono stati evacuati.

Al momento non risultano vittime nei vari incendi, mentre 36 persone sarebbero rimaste coinvolte. Un centinaio quelle intossicate. Chiuso l’aeroporto di Haifa e bloccate le linee ferroviarie e diverse autostrade, mentre la prigione locale sarebbe stata fatta evacuare.

Moltissime le zone della città senza corrente elettrica. Col passare delle ore, la situazione è degenerata, tanto da essere dichiarata l’emergenza nazionale, con più di 350 pompieri e 115 mezzi dispiegati per contenere le fiamme, mentre aiuti internazionali dalla Grecia, Francia, Turchia, Gran Bretagna, Cipro, Croazia, Russia e Stati Uniti si sono già mobilitati.

Dagli Stati Uniti sarebbe già in volo un Evergreen Supertanker, un Boeing 747 convertito in aereo antincendio. Le cause dell’incendio restano ancora da verificare. In un primo momento, l’ipotesi più accreditata era quella legata a fattori climatici quali la scarsa piovosità e il forte vento registrato negli ultimi giorni, ma dato l’alto numero di incendi divampati in diversi punti della città, non si è escluso il dolo. 

Il network israeliano Channel 2 ha reso noto che l’incendio è scoppiato simultaneamente in cinque punti diversi della città e, in molti, sospettano che la loro natura possa essere dolosa. La stessa Tv israeliana, seppur in maniera non ufficiale, avrebbe confermato la dolosità degli incendi. 

Il ministro della Pubblica Sicurezza, Gilda Erdan, ha dichiarato che già alcune persone sono state arrestate, con l’accusa di aver appiccato alcuni incendi. Immediata anche la reazione del premier Benjamin Netanyahu, il quale ha dichiarato che Israele tratterà ogni incendio doloso come un atto di terrorismo.

Secondo diversi investigatori israeliani, la sinistra ipotesi che questi roghi possano essere stati appiccati intenzionalmente, tanto da che sarebbe stata coniata da definizione di “terrorismo dei fuochi”. D’altronde, dal momento in cui la notizia dei vari incendi ha catturato l’attenzione di tutti i media israeliani, il numero degli incendi è aumentato.

Nella serata di giovedì, un gruppo Facebook che si fa chiamare “La Coalizione dei giovani dell’Intifada” si è assunto la responsabilità degli incendi. Tuttavia, non esiste ancora alcuna conferma ufficiale di una simile possibilità.

L’incendio divampato nella zona di Haifa ha destato l’attenzione di tutti, ma già da diversi giorni una dozzina d’incendi di piccola-media proporzione sono divampati in tutta Israele, ad esempio nella zona di Sha’ar Hagai, vicino Gerusalemme, o nella zona di Nirit e Modiin, vicino Tel Aviv.

Anche nella Cisgiordania, nei pressi di Ramallah, più di 300 persone sarebbero state fatte evacuare a causa di alcuni incendi. Nonostante tutto, su questi roghi si esclude l’ipotesi di dolo, tranne che in quello della zona di Modiin.

Nelle ultime ore anche un incendio sarebbe divampato nel quartiere di Shuafat, nella zona est di Gerusalemme. Sui social, moltissime le foto e i commenti di persone coinvolte negli incendi, mentre numerosi esponenti del mondo arabo celebrano questi roghi, esultando per il fatto che Israele stia bruciando.

Su Twitter, l’hashtag in arabo #سراييل_تتحرق , alias “Isralebrucia”, è fra i top cinque a livello mondiale. La situazione appare disperata con i roghi che non sembrano placarsi, anche per via delle condizioni metereologiche avverse, tanto che il sindaco di Haifa, Yona Yahav, ha dichiarato: “L’incendio che ha colpito la nostra città è un disastro di portata nazionale.”

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