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Home » Esteri

Gaza brucia ancora, pioggia di bombe nella notte: “Muoiono anche i bambini”

Immagine di copertina

Gaza brucia ancora. Nella notte Israele ha bombardato ripetutamente la Striscia in risposta ai missili che Hamas ha lanciato ieri pomeriggio contro i militari israeliani, in assetto da guerra alla Spianata delle moschee, nel centro di Gerusalemme. Hamas ieri ha intimato a Israele di ritirarsi dalla moschea Al Aqsa entro le 18 e quando i militari sono rimasti a bloccare i palestinesi, sulla città sono piovuti circa 150 razzi, che non hanno fatto danni, ma le sirene sono risuonate nella città come non accadeva ormai da quasi otto anni.

Da Gaza, il portavoce della brigata Ezzedin al-Kassam ha confermato che sono stati lanciati dei razzi “in risposta all’aggressione e ai crimini contro la Città Santa e alle prevaricazioni contro il popolo nel rione di Sheikh Jarrah e nella moschea al-Aqsa” ha scritto il movimento islamista. Già nella notte, l’Egitto si è proposto come mediatore per provare a tamponare la situazione e quindi a bloccare una escalation che potrebbe portare a una nuova guerra non solo a Gaza, bensì in tutta la Palestina.

“La notte è stata illuminata dagli incendi dei razzi – racconta Amal, una giornalista di Gaza City – e le sirene delle autoambulanze non hanno mai smesso di risuonare. Purtroppo, temo che questa nuova tensione durerà un bel po’, e in questo momento proprio non ci voleva, con i contagi da Covid in aumento e gli ospedali già stracolmi”.

Che le violenze possano durare giorni lo ha ammesso anche Benjamin Netanyahu. “Hamas ha superato un limite – ha detto – sentirà il braccio lungo dell’esercito israeliano. Non ci vorranno pochi minuti – ha specificato il presidente – ci vorranno alcuni giorni e non ci limiteremo a bombardare qualche duna di sabbia”. Per ora il bilancio a Gaza è di almeno 20 persone uccise, tra cui 9 bambini. Le prossime ora saranno cruciali per capire che piega potrebbe prendere la situazione, intanto anche Gerusalemme questa mattina porta ancora le cicatrici dell’assedio di ieri.

Credit: Bianca Senatore

Sulla Spianata delle Moschee ci sono i segni della giornata difficile: tracce dell’incendio di ieri sera, bombole di gas lacrimogeno, proiettili di gomma, sassi e tracce di sangue. Ieri mattina migliaia di palestinesi si sono radunati davanti alla moschea Al Aqsa per protestare contro la parata nazionalista israeliana organizzata per celebrare la presa di Gerusalemme Est, avvenuta dopo la guerra dei Sei Giorni del 1967. Il corteo avrebbe dovuto attraversare la città vecchia irrompendo nei quartieri arabi: una provocazione considerata inaccettabile, soprattutto dopo gli scontri di questi giorni nel quartiere di Sheikh Jarrah.

La marcia è stata cancellata ma la Spianata è stata circondata dai militari che hanno cercato di disperdere i palestinesi lanciando bombe stordenti e gas lacrimogeni. La Red Crescent, la Mezzaluna rossa palestinese, ha riferito che negli scontri sono stati feriti circa 300 palestinesi, di cui almeno 7 sono in gravi condizioni. Tra i feriti ci sarebbero anche alcuni bambini. In totale, negli ultimi due giorni 29 minori palestinesi sono stati feriti a Gerusalemme Est, nella città vecchia e nel quartiere di Sheikh Jarrah. A denunciarlo è stato l’Unicef secondo cui tra i feriti c’è anche un bambino di un anno. L’Unicef ha, inoltre, denunciato di aver ricevuto rapporti secondo cui alle ambulanze è stato impedito di arrivare sul posto per assistere ed evacuare i feriti e che una clinica in loco è stata colpita e perquisita.

I palestinesi hanno risposto all’attacco israeliano sparando fuochi d’artificio e lanciando sassi e per tutta la giornata momenti di relativa calma si sono alternati a momenti di crisi. Nella notte ci sono stati momenti di forte tensione alla Asbat Gate, con i militari che hanno sparato contro una folla inferocita di palestinesi, soprattutto giovani. “Israele ha commesso un grave crimine invadendo la moschea Al Aqsa – ha detto il politico palestinese Mustafa Barghouti – e attuando questa violenta repressione. La gente è arrabbiata e snervata, soprattutto dopo gli attacchi degli ultimi giorni a Sheikh Jarrah”.

Credit: Banca Senatore

Nel quartiere di Gerusalemme Est i coloni cercano da anni di usurpare le case dei palestinese: proprio in questi giorni era in programma uno sfratto di 13 famiglie che avrebbero dovuto abbandonare la casa di una vita per lasciarla agli israeliani, che proprio a Sheikh Jarrah vogliono realizzare un nuovo quartiere residenziale. La resistenza dei palestinesi che, compatti, sono arrivati sul posto per bloccare la deportazione è stata repressa duramente da Israele. La Corte Suprema ha deciso ieri di rinviare lo sfratto almeno di due settimane, con la speranza che nel frattempo si possano calmare gli animi. In realtà la comunità del quartiere e di tutta Gerusalemme Est ha promesso che non si arrenderà.

Hamas ha appoggiato le proteste a Sheikh Jarrah e dopo i fatti di ieri ha deciso di approfittare della situazione lanciando i razzi. Ora il dato è tratto. Gli Stati Uniti si sono detti “preoccupati per le violenze a Gerusalemme Est e per l’inaccettabile lancio di razzi verso Israele” ma hanno anche detto questa volta che è necessario bloccare immediatamente lo sgombero della famiglie palestinesi.

Più cauta l’Unione Europea, inquieta per l’aumento della violenza. “Il lancio di razzi da Gaza contro le popolazioni civili in Israele è del tutto inaccettabile e alimenta dinamiche di escalation – fanno sapere dall’Ue – Lo status quo dei luoghi sacri deve essere pienamente rispettato e ribadiamo il nostro appello alle parti a impegnarsi per ridurre l’escalation”, hanno scritto in un comunicato. Nella notte ci sono stati scontri anche nel resto della Palestina, vicino Nablus e a Ramallah. I palestinesi, anche col buio, sono rimasti a presidiare le strade. “Non ho paura di morire – urla Abdallah Sahee, nessuno di noi accetterà l’ingiustizia e la brutalità”.

Leggi anche: Gaza, Israele non distribuisce vaccini ai palestinesi. Così arriva lo Sputnik

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