“Israele non può più considerarsi una democrazia liberale”: lo svedese V-Dem Institute declassa Tel Aviv per la prima volta in 50 anni
La decisione è legata agli attacchi del governo Netanyahu alla magistratura e al “sostanziale declino” della libertà dalla tortura
Israele non può più considerarsi una “democrazia liberale”, almeno secondo il Democracy Report 2024 pubblicato oggi dal V-Dem Institute, uno dei principali indici globali che misurano il rispetto dei diritti civili e politici nel mondo.
Il rapporto, stilato ogni anno dall’istituto dell’Università di Göteborg, in Svezia, ha declassato lo Stato ebraico a causa dei ripetuti attacchi alla magistratura dei ministri del governo Netanyahu e della riforma giudiziaria approvata dalla Knesset che mette a rischio persino i poteri della Corte Suprema del Paese.
“Israele ha perso il suo status di democrazia liberale”, si legge nel rapporto, secondo cui tale declassamento avviene “per la prima volta in oltre 50 anni”.
“Ciò è dovuto principalmente al sostanziale calo degli indicatori che misurano la trasparenza e la prevedibilità della legge e agli attacchi del governo alla magistratura”, prosegue il testo. “Tra le altre cose, la Knesset israeliana ha approvato nel 2023 un disegno di legge che priva la Corte Suprema del potere di invalidare le leggi, minando così i controlli sul potere esecutivo”. Non solo: secondo il rapporto, “tra gli indicatori in sostanziale declino figura anche la libertà dalla tortura”.
Per questi motivi, Israele “è ora classificato come democrazia elettorale”, ossia un sistema in cui si tengono le elezioni ma le libertà civili e l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge non sono salvaguardate.