Israele, il nuovo governo inciampa: non passa la legge sulla cittadinanza
Il nuovo governo di Israele è nato da appena tre settimane ma già vacilla, convalidato allora da una risicata maggioranza di 60 voti contro 59, la coalizione Bennett-Lapid continua a muoversi sul filo del rasoio, rivelando le grandi tensioni all’interno della fragile coalizione che riunisce otto partiti con profondi divari ideologici.
La proroga di una legge controversa – che per motivi di sicurezza impedisce l’estensione automatica della cittadinanza di Israele a palestinesi sposati con cittadini israeliani – non ha raccolto la maggioranza necessaria. Al termine di un dibattito protrattosi per la notte intera, che ha visto una mobilitazione generale dell’opposizione, il voto si è concluso con un pareggio: 59 voti a favore e 59 contro. La proroga della legge non è stata dunque approvata, cosa che ha creato un forte senso di delusione fra i ministri del governo Bennett.
Questa votazione rappresentava il primo scoglio per Bennett, entrato in carica il mese scorso. Al centro della discussione c’era l’approvazione della proroga di una norma legale che impedisce l’estensione automatica di cittadinanza e residenza in Israele ai palestinesi di Cisgiordania e Gaza sposati a cittadini arabi israeliani.
La destra, guidata da Benjamin Netanyahu e all’opposizione per la prima volta da oltre 12 anni, aveva già annunciato che avrebbe votato contro la proroga. La norma era stata approvata in via temporanea nel 2003 in piena Intifada per motivi di sicurezza, e poi sempre estesa, con lo scopo di impedire attentati. Secondo i servizi, infatti, alcuni palestinesi dotati di documenti israeliani avevano preso parte a episodi di terrorismo.