Il video shock di un soldato di Israele che spara contro la volontaria di una Onlus inerme
La denuncia di Kristin Foss, volontaria dell'International Solidarity Movement, ferita all'addome
Un soldato israeliano spara contro la volontaria di una Onlus pro-palestinese inerme, ferendola all’addome. È l’inquietante scena ripresa con lo smartphone e postata sui social network dalla stessa attivista, Kristin Foss, 43 anni, norvegese.
L’episodio è avvenuto sabato 18 agosto 2018 a Kafr Qaddum, un villaggio vicino a Nablus, nella West Bank.
Foss è una volontaria dell’International Solidarity Movement (Ism), una organizzazione senza scopo di lucro che sostiene la causa palestinese nel conflitto israelo-palestinese.
Secondo quanto da lei stessa raccontato, la donna era con una collega e stava accompagnando un signore palestinese a recuperare la propria auto, sequestrata dai soldati israeliani, quando si è imbattuta in un soldato che, dopo averle urlato che stare lì era pericoloso, le ha sparato da una distanza di 20-30 metri, mentre lei aveva le mani alzate.
L’attivista ha filmato tutta la scena con il suo smartphone e ha poi postato il video su Facebook.
“Sto bene! Ma un soldato israeliano mi ha appena sparato nella coscia. Con un proiettile in acciaio rivestito di gomma”, ha scritto.
Quel giorno a Kafr Qaddum, come ogni fine settimana, erano in corso manifestazioni di protesta contro l’esercito israeliano a causa del divieto di accesso alla strada principale imposto da 7 anni.
La strada, costruita e mantenuta dalla popolazione locale di quella zona per generazioni è aperta oggi solo ai coloni israeliani. La popolazione locale ora deve percorrere 14 chilometri, anziché un paio, per arrivare a Nablus, dove molti degli abitanti studiano e lavorano.
“Quando la situazione si è calmata si è avvicinato a noi un signore anziano, che chiedeva per favore il nostro aiuto. Era uscito sul suo vialetto qualche ora prima, dirigendosi verso la sua macchina per andare a prendere sua moglie, ma non si era accorto che il suo vialetto era pieno di soldati”, racconta Foss sul sito Bocchescucite.org.
“I soldati hanno rubato/confiscato la sua auto e le chiavi, e l’hanno parcheggiata nel mezzo della strada, usandola come scudo. Visto che la situazione era tranquilla, abbiamo accettato di accompagnarlo a parlare con i soldati e a chiedere la restituzione della sua auto. A questo punto non c’erano sparatorie né lanci di pietre. Il signore, Anna ed io abbiamo iniziato a camminare verso i soldati, con le mani in alto. Io avevo il mio cellulare con fotocamera in una mano”.
“L’uomo camminava sorprendentemente veloce e in un attimo era con i soldati, mentre Anna ed io ci siamo fermate circa 20 metri prima, sempre con le mani alzate. Stavo filmando tutto”, scrive l’attivista.
“Uno dei soldati mi grida qualcosa in ebraico, non capisco, ma rispondo soltanto che l’uomo rivuole la sua macchina. Poi mi urla che lì è pericoloso, gli rispondo che è pericoloso solo perché mi sta puntando contro un mitra”.
“Le persone dietro di me non costituivano alcun pericolo per soldato né per me. A quel punto è partito un colpo mentre stavo urlando, poi un altro diretto verso di me, e mi ha colpito nell’addome”, spiega Foss.
“Il colpo è arrivato, direi, da circa 20-30 metri. Non ho alcun dubbio che di essere stata presa di mira e colpita deliberatamente”.
“È stato estremamente doloroso ed ero sotto shock, ma sono riuscita velocemente a nascondermi dietro un muro di mattoni. Sono stata poi aiutata dai palestinesi, che mi hanno condotta alla vicina ambulanza della Mezzaluna Rossa”.