Israele, si chiude l’era Netanyahu: accordo per un governo di larghe intese con l’appoggio della lista araba
Raggiunto un accordo tra il leader dell'opposizione Yair Lapid e l'ex ministro Naftali Bennett. Per la prima volta nella storia di Israele, la nuova coalizione avrà l'appoggio esterno di un partito arabo ma resta tutto appeso a un pugno di voti in parlamento
In Israele si profila all’orizzonte un nuovo governo di larghe intese, con lo storico appoggio esterno di un partito arabo, togliendo il potere dopo 12 anni all’attuale primo ministro Benjamin Netanyahu, che perderà l’immunità e dovrà ora affrontare una serie di processi per corruzione.
Trentacinque minuti prima della scadenza della mezzanotte di ieri, il leader del partito di opposizione Yesh Atid, Yair Lapid, ha informato l’attuale presidente israeliano Reuven Rivlin, che a partire dal prossimo 9 luglio sarà sostituito dal laburista Isaac Herzog, di aver raggiunto un accordo per formare un governo di coalizione con altri partiti, tra cui il movimento di destra Yamina, guidato dall’ex ministro Naftali Bennett, con cui si alternerà alla carica di primo ministro, sostituendo così Netanyahu, il più longevo premier della storia dello Stato ebraico.
Come si è arrivati alla nuova maggioranza in Israele?
Il 23 marzo 2021, Israele assiste alle quarte elezioni legislative in due anni concluse senza una chiara maggioranza. Come in ogni precedente votazione, nessun partito né alcuna coalizione ottiene la maggioranza in parlamento.
Il partito di destra Likud, guidato da Netanyahu, si conferma primo per eletti. La lista centrista Yesh Atid di Lapid arriva al secondo posto. Il movimento di destra Yamina guidato da Bennett ottiene solo sei seggi ma risulta ago della bilancia per la formazione di un nuovo governo.
Il 6 aprile, il presidente Reuven Rivlin concede a Netanyahu 28 giorni per formare un nuovo esecutivo. Il premier, che dopo le elezioni aveva promesso un “governo di destra forte e stabile”, comincia a corteggiare i partiti di destra e i più piccoli movimenti religiosi rappresentati alla Knesset, tra cui Yamina di Bennett, ma non riesce a formare una nuova maggioranza.
A seguito del fallimento del tentativo del primo ministro, il 5 maggio Rivlin si rivolge a Lapid, che vuole di formare un “governo del cambiamento” con un’improbabile coalizione di partiti di destra, centristi e di sinistra. Una tale coalizione, molto fragile, richiederebbe inoltre l’appoggio esterno della lista araba eletta al parlamento israeliano, che si oppone a gran parte dell’agenda di destra di alcuni membri dell’ipotetica maggioranza.
Meno di una settimana dopo scoppia la guerra tra Israele e il movimento islamico palestinese Hamas a Gaza e vari disordini in molte città dei territori occupati. A seguito delle nuove violenze, durate 11 giorni e costate a entrambe le parti quasi 290 morti (per lo più palestinesi) e oltre 77 mila sfollati solo a Gaza, si arenano i colloqui politici per la formazione della nuova coalizione.
Una volta dichiarato il cessate il fuoco, il 21 maggio riprendono i negoziati. Nove giorni dopo, Bennett annuncia che si unirà ai centristi per spodestare Netanyahu, che parla di un “inganno” ai danni degli israeliani. Ieri, mercoledì 2 giugno, alla scadenza concessa da Rivlin a Lapid per annunciare la formazione di una nuova maggioranza, la Knesset vota il laburista Isaac Herzog come nuovo presidente di Israele.
Inoltre, a poco più di mezzora dalla scadenza fissata a mezzanotte, Lapid informa Rivlin di essere riuscito a formare una nuova coalizione per la nascita di un governo che dovrebbe giurare a metà giugno.
Che succede ora in Israele?
Secondo i termini dell’accordo per la nuova coalizione, Bennett resterà in carica come primo ministro fino al settembre del 2023, quando gli subentrerà Lapid, che manterrà l’incarico fino alla fine della legislatura attesa nel novembre del 2025. L’intesa è arrivata nella tarda serata di ieri dopo che il leader della lista Ra’am, Mansour Abbas, ha appoggiato il progetto di una coalizione, diventando il primo partito arabo a entrare in maggioranza nella storia di Israele.
Nonostante l’annuncio di Lapid, non è ancora chiaro se questo “governo del cambiamento” riuscirà a vedere effettivamente la luce. “Ci aspettiamo che la Knesset si riunisca il prima possibile per dare la fiducia al nuovo governo, come previsto”, si legge in una nota divulgata nella notte dalla presidenza israeliana dopo le dichiarazioni del leader di Yesh Atid.
L’accordo tra i partiti deve infatti superare la prova del parlamento, la Knesset, dove il nuovo governo può contare virtualmente sull’appoggio di 61 dei 120 deputati israeliani, la maggioranza più ristretta possibile. Ieri sera, un parlamentare del movimento di destra Yamina guidato da Bennett, Nir Orbach, ha già annunciato che potrebbe votare contro il nuovo governo di coalizione, seguendo il compagni di partito Amichai Chikli e uccidendo così potenzialmente nella culla l’esigua maggioranza appoggiata da un’eterogenea galassia di partiti di destra, liste centriste, movimenti di sinistra e dalla lista araba Ra’am.
“Questo governo lavorerà per tutti i cittadini di Israele, quelli che l’hanno votato e quelli che non l’hanno votato”, ha promesso ieri Lapid alla stampa. “Farà di tutto per unire la società israeliana”. “È la prima volta che un partito arabo è partner nella formazione di un governo”, ha commentato il leader di Ra’am, Mansour Abbas. “Questo accordo produrrà molti benefici per la società araba e società israeliana in generale”.
Se questi sono gli obiettivi, di certo c’è chi lavorerà per impedire la nascita del nuovo esecutivo. La Knesset deve infatti fissare il voto di fiducia al nuovo governo. Visto che la prossima sessione plenaria non potrà tenersi prima di lunedì 7 giugno, soltanto allora il presidente del parlamento israeliano, Yariv Levin, membro del partito Likud guidato da Benjamin Netanyahu, sarà formalmente informato della necessità di fissare un voto per il nuovo esecutivo.
Da allora Levin avrà una settimana per decidere una data, arrivando fino al 14 giugno e dando a Netanyahu e ai suoi sostenitori ben 12 giorni per provare a privare Lapid e Bennett della maggioranza. Intanto, secondo quanto riportato dall’emittente locale Channel 12, la nuova coalizione potrebbe tentare di estromettere il presidente Levin se non fisserà il voto prima del 14 giugno.