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Home » Esteri

Guerra Israele-Hamas, le ultime notizie. Gaza, quasi 32mila morti e 74mila feriti. Oms: “Oltre 400 attacchi documentati contro strutture ospedaliere dal 7 ottobre”. Blinken arriva in Arabia Saudita, domani sarà al Cairo e venerdì in Israele. Netanyahu: “Ci vorrà tempo per l’offensiva a Rafah”. Hamas: “Risposta negativa di Israele alla nostra proposta di tregua” | DIRETTA

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Diretta live della guerra tra Israele e Hamas oggi, mercoledì 20 marzo 2024

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden continua a premere sul primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu affinché non proceda con l’operazione militare a Rafah. Netanyahu, però, non cede dichiarando di aver informato Biden che Israele è determinata “a portare a termine l’eliminazione dei battaglioni di Hamas a Rafah e non c’è modo di farlo senza un ingresso di forze di terra sul posto”. “Con gli Usa – ha ammesso Netanyahu – ci sono divergenze d’opinione non sull’eliminazione di Hamas ma sulla necessità, per farlo, di entrare a Rafah”. Di seguito tutti gli aggiornamenti di oggi, venerdì 20 marzo 2024, sulla guerra tra Israele e Hamas.

DIRETTA

Ore 18,00 – Cisgiordania, raid aereo di Israele a Jenin: “almeno 2 morti” – Le forze armate di Israele (Idf) hanno condotto oggi un raid aereo nel campo profughi di Jenin, in Cisgiordania, provocando due vittime. Lo hanno reso noto le Idf in un comunicato, secondo cui l’attacco aereo ha preso di mira “un certo numero di terroristi a bordo di un’auto” all’interno del campo profughi palestinese. Secondo il ministero della Sanità dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), il raid avrebbe invece provocato tre vittime, identificate come Ahmed Barakat, Muhammad Fayed e Mahmoud Rahhal.

Ore 17,30 – Il Qatar e la Turchia trasferiranno 1.500 feriti da Gaza a Doha e Ankara – Il Qatar e la Turchia trasferiranno 1.500 feriti dalla Striscia di Gaza nelle rispettive capitali Doha e Ankara, dove queste persone potranno ricevere adeguate cure mediche. Lo ha annunciato oggi in una nota il ministero degli Esteri del Qatar, secondo cui il governo di Doha ha raggiunto un apposito accordo con la Turchia. I feriti, secondo il comunicato, saranno accompagnati dai loro parenti.

Ore 17,00 – Israele, media: Netanyahu suggerisce di usare il molo costruito dagli Usa per allontanare i palestinesi da Gaza – Il nuovo molo provvisorio che gli Stati Uniti intendono costruire nella Striscia di Gaza per accelerare la consegna degli aiuti umanitari alla popolazione civile potrebbe essere utilizzato anche per allontanare i palestinesi dal territorio costiero. Lo ha detto ieri il premier israeliano Benjamin Netanyahu, intervenendo a una riunione a porte chiuse del Comitato per gli Affari Esteri e la Sicurezza della Knesset. Il primo ministro, secondo la corrispondente dell’emittente pubblica israeliana Kan Yaara Shapira, ha poi aggiunto che non c’è “nessun ostacolo” al fatto che i palestinesi lascino la Striscia di Gaza, a parte la riluttanza di altri Paesi ad accettarli.

Ore 16,45 – Hamas: “Risposta negativa di Israele alla nostra proposta di tregua” – La risposta di Israele alla proposta di Hamas per un accordo di tregua nella Striscia di Gaza che assicuri anche la liberazione degli ostaggi rapiti il 7 ottobre è stata “è stata, in termini generali, negativa”. Lo ha annunciato oggi in conferenza stampa il rappresentante del gruppo terroristico palestinese in Libano, Osama Hamdan, secondo cui la replica israeliana “non soddisfa le richieste” di Hamas. La risposta di Tel Aviv, secondo Hamdan, “costituisce un passo indietro” nei negoziati. La proposta, presentata la scorsa settimana, prevedeva sei settimane di tregua e, in una prima fase, la liberazione delle donne, dei minori, degli anziani e dei malati che figurano tra gli ostaggi israeliani sequestrati il 7 ottobre in cambio del rilascio di un numero compreso tra 700 e 1.000 detenuti palestinesi tuttora nelle carceri dello Stato ebraico. Una volta concluso il primo scambio tra ostaggi e detenuti, le parti avrebbero concordato un cessate il fuoco permanente e una data per il ritiro delle truppe israeliane dalla Striscia. Soltanto in seguito, tutti gli altri ostaggi e detenuti coinvolti sarebbero stati liberati. Sin da subito l’ufficio del premier israeliano Benjamin Netanyahu aveva definito “irrealistiche” queste richieste.

Ore 16,15 – Netanyahu frena: “Ci vorrà tempo per l’offensiva a Rafah” – L’operazione militare israeliana a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza dove si sono rifugiati 1,5 milioni di sfollati, “richiederà del tempo”. Lo ha annunciato oggi in un video messaggio il primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu, secondo cui il piano operativo dell’operazione è già stato approvato. Presto, ha aggiunto Netanyahu, il governo di Tel Aviv “approverà il piano di evacuazione della popolazione civile dalla zona di guerra”. “Mentre ci prepariamo ad entrare a Rafah, cosa che richiederà del tempo, continuiamo ad operare con tutte le nostre forze”, ha proseguito il premier. “Continuiamo ad operare a Khan Younis per l’eliminazione e la cattura di alti funzionari di Hamas, come abbiamo appena fatto all’ospedale di al-Shifa, eliminando allo stesso tempo centinaia di terroristi”. “Come vi ho promesso più e più volte, siamo determinati a ottenere la vittoria assoluta e la raggiungeremo”, ha concluso Netanyahu.

Ore 15,30 – Arabia Saudita: ong KSrelief versa altri 40 milioni di dollari all’Unrwa – Il Centro di aiuto e soccorso umanitario King Salman (KSrelief) finanziato dall’Arabia Saudita aumenterà di 40 milioni di dollari i finanziamenti del regno del Golfo all’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa). Lo riferisce oggi in una nota la stessa organizzazione umanitaria saudita, che a novembre aveva già versato all’Unrwa altri 15 milioni di dollari.

Ore 14,45 – M.O., media: Blinken visiterà Israele il 22 marzo – Il segretario di Stato degli Stati Uniti, Antony Blinken, ha aggiunto una tappa in Israele al suo sesto tour diplomatico in Medio Oriente dallo scoppio della guerra nella Striscia di Gaza. Lo riferisce il quotidiano online Times of Israel, che cita un un funzionario statunitense, secondo cui Blinken si recherà nello Stato ebraico venerdì 22, dopo la visita di oggi a Gedda, in Arabia Saudita (dove è da poco atterrato), e quella di domani al Cairo, in Egitto. Secondo la fonte citata dal quotidiano israeliano online, in ciascuna delle tappe del suo tour diplomatico il segretario di Stato Usa discuterà gli sviluppi dei colloqui in corso in Qatar per garantire un cessate il fuoco a Gaza di almeno sei settimane, che assicuri anche un accordo per la liberazione degli ostaggi rapiti il 7 ottobre e aumenti gli sforzi per alleviare la crisi umanitaria in corso nella Striscia.

Ore 14,00 – Netanyahu terrà un discorso ai senatori repubblicani degli Stati Uniti – Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu terrà oggi un discorso ai senatori repubblicani degli Stati Uniti. Lo riferiscono sia l’agenzia di stampa Reuters, che cita in proposito una fonte interna all’organizzazione dell’evento, che il portale statunitense Axios, che cita altre due fonti. Il discorso avverrà oggi in collegamento video durante il consueto pranzo politico settimanale dei senatori repubblicani, come riportato in precedenza dal notiziario online Punchbowl.

Ore 13,30 – Gaza: Idf conferma l’uccisione di tre capi di Hamas a Rafah – Le forze armate israeliane (Idf) e i servizi interni dello Shin Bet hanno confermato oggi la morte di tre esponenti di Hamas e il ferimento di un quarto comandante del gruppo terroristico palestinese in un raid aereiocompiuto lunedì 18 marzo a Rafah, nel sud della Striscia Gaza. Secondo una nota delle Idf, l’attacco ha ucciso Sayyid Qutb Hashash, Osama Hamad Dhahir e Hadi Abu al-Rous, ferendo Muhammad Awad al-Malalhi. Le vittime facevano parte, secondo lo Shin Bet, del cosiddetto comitato di emergenza di Hamas, incaricato di mantenere l’ordine pubblico e il controllo sulle amministrazioni civili della Striscia.

Ore 13,00 – Gaza, governo Hamas: “Oltre 100 operatori umanitari uccisi in una settimana” – Oltre 100 operatori umanitari sono stati uccisi e “decine” sono rimasti feriti la scorsa settimana nella Striscia di Gaza in otto diversi attacchi compiuti dalle forze armate israeliane (Idf). La denuncia arriva dall’ufficio stampa del governo del territorio costiero palestinese, controllato da Hamas. Nel comunicato pubblicato oggi, il governo di Gaza ha denunciato la strategia di Israele volta a “perpetuare la politica della fame e ad aggravare la carestia su scala ancora più ampia”.

Ore 12,45 – Mar Rosso: il porto israeliano di Eilat licenzierà metà dei dipendenti – La direzione del porto israeliano di Eilat ha annunciato il licenziamento di metà dei 120 dipendenti dello scalo, a causa del calo del traffico marittimo dovuto agli attacchi dei ribelli yemeniti Houthi alla navigazione nel Mar Rosso. Lo ha reso noto oggi il sindacato Histadrut, a cui sono iscritti centinaia di migliaia di lavoratori del settore pubblico in Israele, che ha annunciato una mobilitazione per tutelare i dipendenti che rischiano il posto di lavoro. Eilat si trova sulla punta settentrionale del Mar Rosso ed è stato uno dei primi porti a essere colpito dalla scelta delle compagnie di navigazione di dirottare le proprie navi sulla rotta che circumnaviga l’Africa per evitare gli attacchi degli Houthi in Mar Rosso. Ma lo stesso porto è a rischio: soltanto ieri le forze armate di Israele hanno confermato che nella serata di lunedì 18 marzo un missile da crociera, presumibilmente sparato dai ribelli yemeniti, ha colpito un’area vicina allo scalo.

Ore 12,30 – Israele: ex ministra Livni testimonia contro Netanyahu al processo per corruzione a carico del premier  L’ex deputata israeliana Tzipi Livni ha testimoniato contro il primo ministro Benjamin Netanyahu nel processo per corruzione in corso oggi a Gerusalemme a carico del capo del governo. Come ha raccontato in aula, Livni, che allora era ministra della Giustizia, rimase sorpresa quando nel 2014 il premier lasciò libertà di voto ai suoi ministri sulla cosiddetta legge Israel Hayom, che avrebbe danneggiato gli interessi del quotidiano più ardentemente pro-Netanyahu dello Stato ebraico. Il politico di lungo corso, che prima di ritirarsi dalla scena pubblica è stata nove volte ministra e deputata per cinque mandati, è stata chiamata a testimoniare nel cosiddetto “Caso 2000”, in cui il premier è accusato di aver chiesto ad Arnon Mozes, editore di uno dei quotidiani più letti in Israele, Yediot Ahronot, una linea editoriale favorevole al governo in cambio dell’impegno a creare problemi a un giornale rivale, Israel Hayom, sostenuto dal magnate americano Sheldon Adelson. “Per me era chiaro che, come in passato, il primo ministro si sarebbe opposto fermamente a questa norma, avrebbe imposto la disciplina di coalizione, la legge non sarebbe passata e l’intera faccenda sarebbe finita lì”, ha dichiarato a processo Livni, che allora presiedeva la commissione incaricata di esaminare il testo. Poco prima della votazione sul disegno di legge però, l’ex ministra fu convocata nell’ufficio di Netanyahu, che le comunicò l’accordo raggiunto all’interno della coalizione per la libertà di voto su questa specifica proposta. “Dal mio punto di vista fu una sorpresa”, ha detto l’ex ministra degli Esteri e della Giustizia. “Il risultato della libertà di voto fu un lasciapassare per la Knesset, dove non avrebbe più potuto influenzare l’esito”.

Ore 12,00 – Oms: “Oltre 400 attacchi documentati contro strutture ospedaliere a Gaza dal 7 ottobre” – L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha documentato 410 attacchi contro le strutture sanitarie della Striscia di Gaza dal 7 ottobre. “Gli attacchi hanno provocato 685 morti e 902 feriti”, ha denunciato sul suo profilo social X (ex Twitter) l’Agenzia delle Nazioni Unite, secondo cui questi raid hanno anche provocato “danni a 99 strutture e colpito 104 ambulanze”. Quasi il 40 per cento degli attacchi sono avvenuti a Gaza City, il 28 per cento a Khan Younis, nel sud della Striscia, e il 23 per cento nel nord del territorio costiero. “Le strutture sanitarie non sono un obiettivo”, ha denunciato l’organizzazione. “L’Oms chiede il rispetto del diritto internazionale e la protezione attiva dei civili e dell’assistenza sanitaria”.

Ore 11,30 – Cisgiordania, ong: 30 palestinesi arrestati nella notte – Almeno 30 palestinesi sono stati arrestati nella notte dalle forze di sicurezza israeliane nei Territori occupati della Cisgiordania. Lo riporta la Palestinian Prisoners’ Society, che monitora i detenuti nelle carceri israeliane, secondo cui la maggior parte degli arresti sono avvenuti nella zona di Hebron. Gli altri fermi invece sono stati effettuati nei dintorni di Gerico, Tulkarem, Nablus, Ramallah e Gerusalemme. Secondo l’ong, dal 7 ottobre scorso, giorno degli attentati di Hamas e della Jihad Islamica in Israele, circa 7.700 palestinesi sono stati arrestati nei Territori occupati della Cisgiordania.

Ore 11,00 – Papa Francesco lancia un nuovo appello alla pace: “La guerra è sempre una sconfitta” – Papa Francesco ha lanciato un nuovo appello alla pace attraverso i negoziati in Ucraina e nella Striscia di Gaza. «Non dimentichiamo mai: la guerra sempre è una sconfitta”, ha scritto il Pontefice nel suo discorso letto da un assistente in occasione dell’udienza generale di oggi. “Dobbiamo fare tutti gli sforzi per trattare, per negoziare, per finire la guerra. Preghiamo per questo”.

Ore 10,45 – Gaza, il bilancio dei morti sale a 31.923 vittime – Il bilancio delle vittime della guerra in corso nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre si è attestato a 31.923 morti. Secondo i nuovi dati diffusi dal ministero della Salute controllato da Hamas, nel territorio costiero palestinese si contano anche oltre 73.960 feriti e più di 8mila dispersi, mentre solo nelle ultime 24 ore sarebbero morte 104 persone e altre 162 sarebbero rimaste ferite. Secondo le autorità israeliane, le forze armate (Idf) avrebbero ucciso non meno 13mila membri di Hamas dall’inizio del conflitto. Per le Nazioni Unite, la maggior parte delle vittime della guerra sono donne e bambini.

Ore 10,30 – Israele, processo per corruzione contro Netanyahu: l’ex ministra della Giustizia Tzipi Livni testimonia in aula – L’ex ministra israeliana Tzipi Livni testimonierà oggi in un tribunale di Gerusalemme processo per corruzione a carico del primo ministro Benjamin Netanyahu. Il politico di lungo corso, che prima di ritirarsi dalla scena pubblica è stata nove volte ministra e deputata per cinque mandati, è stata chiamata a testimoniare nel cosiddetto “Caso 2000”, in cui il premier è accusato di aver chiesto ad Arnon Mozes, editore di uno dei quotidiani più letti in Israele, Yediot Ahronot, una linea editoriale favorevole al governo in cambio dell’impegno a creare problemi a un giornale rivale, Israel Hayom, sostenuto dal magnate americano Sheldon Adelson. All’epoca dei fatti Livni, che in questo caso non è accusata né sospettata di alcun illecito, ricopriva la carica di ministra della Giustizia e sarebbe stata informata di un progetto di legge il cui presunto scopo sarebbe stato frenare la circolazione di Israel Hayom. Tuttavia quello che si celebra oggi non è il solo processo penale in cui è coinvolto Netanyahu, accusato di frode e abuso d’ufficio in atri tre casi. Il premier comunque nega qualsiasi illecito.

Ore 10,00 – Usa bloccheranno i finanziamenti all’Unrwa fino al marzo 2025 – Gli Stati Uniti bloccheranno i finanziamenti all’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) fino al marzo del 2025, in base a un accordo tra i leader del Congresso e la Casa Bianca. Lo riferisce l’agenzia di stampa Reuters, che cita in proposito due fonti americane a conoscenza dell’intesa. Washington estende quindi la sospensione “temporanea” dei finanziamenti all’Unrwa, decisa a gennaio dopo che Israele ha accusato 12 (su 13mila) dipendenti (già licenziati) dell’Agenzia Onu a Gaza di aver partecipato agli attentati del 7 ottobre.

Ore 9,45 – Usa, Blinken comincia il suo sesto tour in Medio Oriente dall’inizio della guerra – Il Segretario di Stato degli Stati Uniti Antony Blinken ha cominciato oggi il suo sesto tour diplomatico in Medio Oriente dall’inizio della guerra a Gaza. Il capo della diplomazia Usa, secondo una nota firmata dal portavoce del Dipartimento di Stato Matthew Miller, sarà prima a Gedda, in Arabia Saudita, e poi al Cairo, in Egitto, per discutere gli sviluppi dei colloqui in corso da tre giorni a Doha, in Qatar, per raggiungere una tregua. Intanto, dopo il colloquio telefonico avvenuto lunedì tra il presidente Joe Biden e il primo ministro Benjamin Netanyahu, negli Usa è attesa una delegazione diplomatica israeliana per discutere gli sviluppi riguardanti la guerra a Gaza. La prossima settimana invece il segretario alla Difesa americano Lloyd Austin ospiterà il collega israeliano Yoav Gallant a Washington.

Ore 9,30 – Siria, media: “Uccisi 5 comandanti di milizie filo-iraniane” – Cinque comandanti di milizie filo-iraniane attive in Siria, compreso un leader del gruppo armato libanese Hezbollah, sono rimasti uccisi in un attacco aereo condotto contro la città di Mayadin, nel governatorato orientale di Deir ez-Zor. Lo riporta oggi l’emittente televisiva saudita Al-Hadath, che cita in proposito una serie di fonti informate sul raid. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, con sede a Londra, si è trattato di un attacco missilistico.

Ore 9,00 – Gaza, media: “Spari sulla folla in cerca di aiuti, 24 morti” – Almeno 24 persone sarebbero morte nella notte a Gaza City a seguito di un attacco contro una folla riunita a Kuwait Square in cerca di aiuti. Lo riporta l’emittente televisiva qatarina al-Jazeera, secondo cui “l’attacco ha distrutto non solo i camion dei soccorsi e ucciso e ferito le persone riunite, ma anche provocato danni alle strutture pubbliche nelle vicinanze”.

Ore 8,30 – Gb, il ministro degli Esteri Cameron avvisa: “Molte condizioni per il cessate il fuoco” – Il ministro degli Esteri britannico David Cameron ha definito oggi “vitale” la sospensione delle ostilità tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza ma ha anche avvisato che per arrivare a un cessate il fuoco permanente sarà necessario “soddisfare molte condizioni”. “Ciò che dobbiamo cercare di fare è trasformare la sospensione (dei combattimenti, ndr) in un cessate il fuoco permanente e sostenibile”, ha dichiarato oggi Cameron in un’intervista all’agenzia di stampa Reuters durante la sua visita in Thailandia. “Ci riusciremo solo se verranno soddisfatte molte condizioni: dobbiamo portare i leader di Hamas fuori da Gaza e smantellare le infrastrutture terroristiche”.

Ore 8,00 – Qatar: terzo giorno di colloqui a Doha per un cessate il fuoco – I colloqui per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza in corso nella capitale del Qatar, Doha, sono entrati oggi nel terzo giorno di trattative tra la delegazione israeliana e i mediatori dell’Emirato, degli Stati Uniti e dell’Egitto. Ieri il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, Majed Al-Ansari, si era detto “cautamente ottimista” sulla riuscita dei negoziati, malgrado sia ancora troppo presto per parlare di una svolta. Nelle scorse ore, il capo del Mossad David Barnea, che guidava la delegazione israeliana, è tornato a Tel Aviv per una riunione del gabinetto di guerra, che discuterà le proposte e le controproposte avanzate a Doha.

Ore 7,30 – Usa approvano la vendita di 2,2 miliardi di dollari di carri armati al Bahrein – Gli Usa hanno approvato la vendita di 2,2 miliardi di dollari di carri armati al regno del Bahrein, uno dei pochi Stati della regione ad aver normalizzato le relazioni con Israele e dove staziona la Quinta Flotta della Marina americana. Secondo un comunicato pubblicato ieri dal Dipartimento di Stato Usa, la vendita riguarda 50 modelli di M1A2 Abrams, tra i carri armati più pesanti al mondo e specializzati nelle operazioni terrestri. L’affare, si legge nella nota, “migliorerà la capacità del Bahrein di rispondere alle minacce attuali e future fornendo un deterrente credibile e permettendo di partecipare alle operazioni regionali insieme agli Stati Uniti e ad altri Paesi partner”. Nel settembre scorso, Washington e Manama hanno firmato un accordo volto a rafforzare i legami economici e di sicurezza.

Ore 7,00 – Il Canada interrompe la fornitura di armi a Israele – Il Canada smetterà di inviare armi a Israele. Lo ha annunciato ieri all’agenzia di stampa Afp una fonte del governo canadese dopo che lunedì il Parlamento del Paese ha adottato una mozione non vincolante a favore di un “cessate il fuoco immediato”, chiedendo all’esecutivo di “interrompere l’approvazione e il trasferimento” di armi a “Israele”. “Siamo in una situazione in cui la realtà sul campo non ci consente più” di esportare armi, ha detto la fonte ad Afp. “Dal 7 ottobre abbiamo approvato solo i permessi per carichi non letali. E data la rapida evoluzione della situazione sul campo, non abbiamo più approvato alcuna vendita dall’8 gennaio”, aveva precisato la ministra degli Esteri canadese Mélanie Joly.

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