Guerra Israele-Hamas, le ultime notizie. Gaza, Hamas presenta una proposta di tregua. Netanyahu: “Richieste assurde”. E approva il piano d’azione a Rafah. Yemen, Houthi colpiscono un mercantile: “Attaccheremo anche nell’Oceano Indiano” | DIRETTA
Diretta live della guerra tra Israele e Hamas oggi, venerdì 15 marzo
Oltre 31mila persone sono morte e più di 73mila sono rimaste ferite nella Striscia di Gaza a causa della guerra scatenata da Israele contro Hamas dopo gli attentati del 7 ottobre. Nemmeno il Ramadan ferma gli scontri, anzi. Un’altra ventina persone sono morte a Gaza City quando le truppe israeliane hanno aperto il fuoco contro la folla riunitasi intorno ai camion carichi di aiuti. Tel Aviv, che smentisce l’accaduto, limita poi ulteriormente l’ingresso dei palestinesi alla moschea di al-Aqsa a Gerusalemme. Intanto, il presidente palestinese Abu Mazen nomina il direttore del Palestine Investment Fund, Mohammad Mustafa, come nuovo premier, che ottiene subito il plauso degli Usa. Continuano però gli scontri al confine con il Libano con il gruppo armato sciita Hezbollah mentre gli Usa, per la prima volta, impongono sanzioni contro due avamposti israeliani illegali in Cisgiordania.
Ore 19.30 – Netanyahu approva i piani dell’esercito per Rafah – Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha approvato “i piani” dell’esercito in vista di un’offensiva a Rafah, nell’estremo sud della Striscia di Gaza. Lo ha riferito il suo ufficio. Nella città si trovano circa un milione e mezzo di sfollati palestinesi.
Ore 19 – Arrivata a Gaza la prima nave di aiuti umanitari – La prima nave di aiuti umanitari tramite il corridoio navale aperto via Cipro è giunta sulla costa di Gaza. A darne notizia tramite il suo profilo X la Ong, World Central Kitchen. “Stiamo scaricando il cibo, di cui c’è un disperato bisogno, arrivato con la nostra prima spedizione di aiuti marittimi a Gaza come parte dell’”Operazione Safeena” – si legge – questo è il nostro impegno per portare quanto più aiuto possibile ai palestinesi via mare”.
Ore 18 – Media: “Hamas propone un accordo di 42 giorni in tre fasi” – Nuovi dettagli sulle nuove proposte inoltrate da Hamas per uno scambio di prigionieri sono riferite da Ynet che cita Al Jazeera. Hamas – spiega Ynet – propone un accordo in tre fasi, ciascuna delle quali della durata di 42 giorni. Per ogni soldatessa che fosse liberata viva, Hamas esige il rilascio di 50 prigionieri palestinesi, di cui 30 condannati all’ergastolo. Inoltre Hamas richiede un ritiro delle forze israeliane da due importanti arterie che attraversano la Striscia di Gaza nella sua lunghezza: la al-Rashid (la strada costiera) e la Sallah a-Din, che corre all’interno. Questo ritiro dovrebbe agevolare il transito di aiuti umanitari per la popolazione. All’inizio della seconda fase, inoltre, dovrebbe entrare in vigore un cessate il fuoco permanente, che sarebbe seguito dalla liberazione degli ostaggi israeliani giudicati da Hamas in età militare.
Ore 15,00 – Israele: Netanyahu ha approvato il piano d’azione a Rafah – Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha approvato i piani per un’operazione delle forze armate (Idf) a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza dove si sono rifugiati 1,5 milioni di sfollati. Lo ha annunciato oggi in una nota l’ufficio del primo ministro dello Stato ebraico. “Le Idf stanno facendo i preparativi operativi e si stanno preparando all’evacuazione dei civili”, si legge nel comunicato. Intanto, il premier ha respinto la proposta presentata da Hamas per una tregua, bollandone le richieste come “assurde”. Tuttavia, il suo ufficio ha fatto sapere che Israele invierà una delegazione in Qatar per continuare i colloqui, “una volta che il gabinetto di sicurezza avrà discusso la posizione israeliana”.
Ore 13,25 – Germania: il cancelliere Scholz in visita in Giordania e Israele nel fine settimana – Il cancelliere tedesco Olaf Scholz andrà in visita in Giordania e Israele nel fine settimana. Lo ha annunciato oggi il portavoce del cancelliere tedesco, Steffen Hebestreit, secondo cui domani, sabato 16 marzo, Scholz incontrerà il re di Giordania Abdullah. Domenica 17 marzo invece cancelliere tedesco incontrerà il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente dello Stato ebraico Isaac Herzog. Secondo Hebestreit, Scholz si concentrerà sulla richiesta di maggiori aiuti alla popolazione di Gaza e sui rischi di un’imminente offensiva di terra israeliana a Rafah, nel sud della Striscia dove si sono rifugiati 1,5 milioni di sfollati. “Siamo vicini a Israele, ma chiediamo anche chiaramente che tutti gli impegni previsti dal diritto internazionale siano rispettati”, ha affermato il portavoce del cancelliere tedesco.
Ore 13,00 – Gaza, il bilancio dei morti sale a 31.490 vittime – Il bilancio delle vittime della guerra in corso nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre si è attestato a 31.490 morti. Secondo i nuovi dati diffusi dal ministero della Salute controllato da Hamas, nel territorio costiero palestinese si contano anche 73.439 feriti, mentre soltanto nelle ultime 24 ore sono state uccise 149 persone e altre 300 sono rimaste ferite.
Ore 12,00 – Gaza City, 25 civili uccisi mentre aspettavano gli aiuti. Idf accusano: “Sono stati degli uomini armati palestinesi” – Il massacro di oltre 20 persone in cerca di aiuti umanitari avvenuto alle prime ore di ieri a Gaza City è stato compiuto, secondo le forze armate israeliane (Idf) da non meglio specificati “uomini armati palestinesi”. È quanto emerge da una nota pubblicata oggi dall’Unità portavoce delle Idf, secondo cui ieri “le truppe israeliane non hanno aperto il fuoco contro il convoglio umanitario in transito in Kuwait Square”. Secondo il ministero della Sanità di Gaza, controllato da Hamas, almeno 25 persone sono morte e altre 122 sono rimaste ferite alle prime ore di ieri a Kuwait Square, nel nord di Gaza City, quando le truppe israeliane sparato contro una folla riunitasi intorno ai camion carichi di aiuti umanitari. Il comunicato pubblicato oggi dalle Idf invece, che espone i risultati di un’indagine preliminare condotta dalle autorità militari israeliane, ricostruisce l’accaduto in maniera diversa. Secondo l’inchiesta, ieri mattina un convoglio di 31 camion carichi di cibo e altri aiuti umanitari destinati ai civili si è diretto verso il nord di Gaza. Un’ora prima che il convoglio arrivasse sul percorso stabilito dalle Idf, alcuni uomini armati palestinesi avrebbero aperto il fuoco contro la folla riunita a Kuwait Square in attesa dell’arrivo del convoglio. “Mentre i camion carichi di aiuti entravano in piazza, alcuni uomini armati palestinesi continuava a sparare mentre la folla iniziava a saccheggiare i camion. Inoltre, un certo numero di civili di Gaza sono stati investiti dai camion”, si legge nel comunicato. “Un esame dei nostri sistemi operativi e delle truppe sul campo delle Idf ha rilevato che nessun bombardamento di carri armati, attacco aereo o colpo di arma da fuoco è stato sparato contro la folla di Gaza nell’area del convoglio umanitario”. Le autorità sanitarie della Striscia accusano i militari israeliani di aver sparato contro i civili in cerca di aiuti, citando le ferite di arma da fuoco rinvenute sui cadaveri. Secondo i militari israeliani però, “in occasione del primo venerdì del mese di Ramadan, è stata creata una campagna diffamatoria con l’obiettivo di diffondere disinformazione e notizie infondate allo scopo di istigare la violenza”.
Ore 11,30 – Quasi 40mila fedeli musulmani ad al-Aqsa a Gerusalemme: nessun disordine – Quasi 40mila fedeli musulmani si sono riuniti nella moschea di al-Aqsa a Gerusalemme per la preghiera del primo venerdì del Ramadan, il mese sacro per i musulmani, malgrado le restrizioni imposte all’ingresso da Israele. Lo riferisce in una nota la polizia israeliana, secondo cui finora non sono stati segnalati disordini nonostante l’appello di Hamas ai fedeli di barricarsi all’interno della moschea. Lunghe file di palestinesi in attesa di accedere alla spianata delle moschee si sono viste oggi ai checkpoint istituiti dalle autorità israeliane a Gerusalemme. Negli scorsi giorni infatti, malgrado la promessa del premier Benjamin Netanyahu di consentire allo stesso numero di fedeli dell’anno scorso di accedere ad al-Aqsa, l’autorità coordinatrice delle attività israeliane nei territori (Cogat) aveva limitato ulteriormente l’ingresso alla moschea, permettendo l’accesso solo agli uomini di età superiore ai 55 anni, alle donne ultracinquantenni e ai minori di dieci anni e obbligando comunque tutti a munirsi di un permesso speciale rilasciato dal Cogat.
Ore 11,00 – Israele: famiglie degli ostaggi protestano davanti al quartier generale delle Idf – Decine di parenti degli ostaggi israeliani sequestrati durante gli attentati del 7 ottobre e tuttora trattenuti contro la loro volontà nella Striscia di Gaza si sono riuniti oggi davanti al quartier generale delle forze armate di Israele (Idf) a Tel Aviv, dove in giornata si riunirà il gabinetto di guerra per discutere l’ultima proposta di tregua presentata da Hamas, che prevede anche la liberazione dei rapiti. “È giunto il momento di riportarli a casa”, cantava la piccola folla riunitasi su Begin Road, a Tel Aviv, come emerge da diversi video pubblicati sui social e dai media israeliani. Il gabinetto di guerra dovrà valutare la proposta di Hamas di uno scambio tra gli ostaggi e centinaia di detenuti palestinesi, in cambio di una tregua a Gaza. Ieri sera, l’ufficio del premier israeliano Benjamin Netanyahu aveva definito “irrealistiche” le richieste del gruppo armato palestinese.
Ore 10,00 – Egitto, al-Sisi: “Stiamo cercando di raggiungere un cessate il fuoco a Gaza” – L’Egitto sta cercando di raggiungere un cessate il fuoco nella Strisci di Gaza, aumentare l’ingresso degli aiuti umanitari e consentire agli sfollati di tornare alle proprie case nel nord del territorio costiero. Lo ha detto oggi il presidente egiziano Abdel Fatah al-Sisi in un messaggio audio pre-registrato, citato dall’agenzia di stampa Reuters, durante una visita a un’accademia militare locale. “Stiamo lavorando per raggiungere un cessate il fuoco a Gaza, cioè una tregua, fornendo la maggiore quantità di aiuti possibile”, ha detto al-Sis, secondo cui un accordo tra le parti conflitto frenerebbe “l’impatto della carestia sugli abitanti” e consentirebbe “agli sfollati del centro e del sud della Striscia di spostarsi verso nord”. “Avevamo avvisato tutti di cosa sarebbe successo ed è ciò che sta accadendo, che il mancato arrivo degli aiuti avrebbe portato alla carestia”, ha aggiunto il leader egiziano, che ha anche lanciato un avvertimento contro le disastrose conseguenze della paventata incursione militare israeliana a Rafah, dove si sono rifugiati 1,5 milioni di sfollati palestinesi.
Ore 9,45 – Gaza: la nave di Open Arms carica di aiuti è arrivata al largo della Striscia – La nave di Open Arms salpata il 12 marzo scorso da Cipro con 200 tonnellate di aiuti umanitari destinati alla popolazione della Striscia di Gaza è arrivata al largo del territorio costiero palestinese. Lo riferisce l’agenzia di stampa francese Afp, che cita in proposito un suo corrispondente nella Striscia. Secondo il portale Vessel Finder, l’imbarcazione si trova a meno di 5 chilometri dalla costa. Ma per la distribuzione degli aiuti servirà ancora tempo: le autorità militari israeliane infatti si riservano il diritto di ispezionare il carico prima di scortarlo a terra dove la no-profit statunitense World Central Kitchen, che insieme a Cipro ed Emirati Arabi ha raccolto il cibo e gli altri materiali per la popolazione di Gaza, lo consegnerà agli abitanti stremati da oltre cinque mesi di guerra. Una seconda nave carica di 300 tonnellate di aiuti, come annunciato ieri dall’ong americana e dalle autorità cipriote, è pronta a salpare dal porto di Larnaca verso Gaza.
Ore 9,30 – Libano, media: “Hezbollah non trascinerà l’Iran in guerra in caso di scontro aperto con Israele” – Il gruppo armato sciita libanese Hezbollah ha avvisato Teheran che non intende trascinare l’Iran in guerra in caso di scontro aperto con Israele. Lo riferisce l’agenzia di stampa Reuters, che cita in proposito ben sette fonti informate su un incontro avvenuto a febbraio a Beirut e finora mai reso pubblico tra il leader del movimento libanese Hassan Nasrallah ed Esmail Qaani, comandante della Forza Quds, l’unità d’élite delle Guardie rivoluzionarie iraniane. “Questa è la nostra battaglia”, avrebbe detto Nasrallah a Qaani, secondo una fonte iraniana. Il leader di Hezbollah avrebbe poi rassicurato il comandante della Forza Quds ribadendo che il gruppo armato libanese non ha alcuna intenzione di trascinare l’Iran in una guerra contro Israele o gli Stati Uniti. “Hezbollah combatterà da solo”.
Ore 9,00 – Gaza, media: “Israele condurrà un’operazione su scala ridotta a Rafah” – Le forze armate di Israele condurranno “un’operazione su scala ridotta” a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, “per liberare gli ostaggi” israeliani rapiti da Hamas il 7 ottobre, prima di procedere a un’invasione più ampia della città dove si sono rifugiati 1,5 milioni di palestinesi. Lo riferisce il quotidiano libanese Al Akhbar, considerato vicino al gruppo armato sciita Hezbollah, che cita una fonte delle forze di sicurezza egiziane. “Le operazioni verrebbero effettuate con un numero limitato di forze per liberare gli ostaggi”, ha detto la fonte ad Al Akhbar, secondo cui le autorità di Israele avrebbero già avvisato in questo senso la leadership dell’Egitto.
Ore 8,00 – Mar Rosso, Houthi colpiscono un mercantile: “Attaccheremo anche nell’Oceano Indiano” – Una nave mercantile è stata colpita oggi da un missile presumibilmente sparato dai ribelli Houthi al largo del porto di Hodeidah, in Yemen occidentale, mentre il gruppo armato minaccia di allargare gli attacchi anche all’Oceano Indiano. L’incidente è stato riportato dall’agenzia britannica UK Maritime Trade Operations (Ukmto), secondo cui l’imbarcazione colpita oggi si trovava a circa 76 miglia nautiche (oltre 140 chilometri) a ovest dello scalo yemenita, il principale porto controllato dai ribelli. Il mercantile, secondo la nota pubblicata dall’Ukmto che non ha fornito ulteriori dettagli per identificare il naviglio, “ha riportato qualche danno” ma “l’equipaggio è in salvo” e non si segnalano feriti a bordo. “La nave sta procedendo verso il prossimo porto di scalo”, si legge nel comunicato dell’agenzia britannica. “Le autorità competenti stanno investigando sull’accaduto”. Secondo la società di consulenza marittima Ambrey, l’imbarcazione coinvolta è una nave cisterna, colpita sul lato di dritta. Intanto, i ribelli Houthi minacciano di allargare gli attacchi anche alle navi collegate a Israele e ai suoi alleati in transito nell’Oceano Indiano: “La nostra battaglia principale è impedire alle navi legate al nemico sionista di attraversare non solo il Mar Arabico, il Mar Rosso e il Golfo di Aden, ma anche l’Oceano Indiano verso il Capo di Buona Speranza”, ha detto ieri in un discorso televisivo il leader del gruppo, Abdul Malik al-Houthi, secondo l’agenzia di stampa ufficiale Saba. “È un passo importante e per compierlo abbiamo iniziato ad attivare le nostre operazioni”. Da mesi gli Houthi bersagliano le navi in transito nella regione per fare pressione su Tel Aviv affinché interrompa le operazioni militari nella Striscia di Gaza, riducendo il traffico navale nel Mar Rosso e nel Canale di Suez e provocando danni ingenti al commercio internazionale. Una coalizione militare a guida angloamericana incrocia nell’area per assicurare la libertà di navigazione nell’ambito dell’operazione Prosperity Guardian, che ha più volte bombardato obiettivi dei ribelli sul suolo yemenita. Soltanto ieri, il Comando centrale delle Forze armate degli Stati Uniti (Centcom), che guida le operazioni angloamericane nel Mar Rosso, ha annunciato di aver distrutto 9 missili antinave e 2 droni pronti a essere lanciati dalle aree dello Yemen controllate dagli Houthi. Nella zona opera anche la missione navale dell’Unione europea a guida italiana, Aspides, che però ha scopi prettamente difensivi. Per evitare la zona degli scontri, gran parte dei mercantili ha optato per la ben più costosa circumnavigazione dell’Africa, che ora però potrebbe essere minacciata dai nuovi attacchi annunciati dagli Houthi. Secondo gli ultimi dati delle Nazioni Unite, solo nella prima metà di febbraio 2024, 586 navi portacontainer hanno optato per la rotta più lunga evitando il Mar Rosso e il Canale di Suez, mentre il tonnellaggio dei container che attraversavano la via d’acqua che taglia in due l’Egitto è diminuito dell’82%.
Ore 7,00 – Hamas presenta una proposta di tregua. L’ufficio di Netanyahu: “Richieste irrealistiche” – Attraverso i mediatori del Qatar, Hamas ha presentato a Israele una proposta di cessate il fuoco nella Striscia di Gaza che prevede, in una prima fase, la liberazione delle donne, dei minori, degli anziani e dei malati che figurano tra gli ostaggi israeliani sequestrati il 7 ottobre in cambio del rilascio di un numero compreso tra 700 e 1.000 detenuti palestinesi nelle carceri dello Stato ebraico. Lo riferisce l’agenzia di stampa Reuters, che ha potuto visionare il testo, secondo cui lo scambio coinvolgerebbe anche un centinaio di ergastolani palestinesi e la liberazione delle “reclute donne” rapite dal gruppo armato. Secondo la proposta, una volta concluso il primo scambio tra ostaggi e detenuti, le parti concorderanno un cessate il fuoco permanente e una data per il ritiro delle truppe israeliane dalla Striscia. Soltanto in seguito, tutti gli altri ostaggi e detenuti coinvolti saranno liberati. In una nota pubblicata ieri sera, Hamas aveva fatto sapere di aver presentato ai mediatori qatarini “una visione globale, basata sulla cessazione dell’aggressione contro i palestinesi a Gaza, sulla fornitura di aiuti agli abitanti della Striscia, sul ritorno degli sfollati nel nord” del territorio costiero e “sul ritiro delle forze occupanti”. A stretto giro l’ufficio del premier israeliano Benjamin Netanyahu aveva definito “irrealistiche” le richieste del gruppo armato palestinese, che saranno comunque esaminate dal Gabinetto di guerra dello Stato ebraico.