L’Isis ha rivendicato l’attentato contro un hotel nel nord del Sinai
Nell’attacco hanno perso la vita sette persone, tra cui uno degli osservatori chiamati a monitorare le elezioni parlamentari
Una costola egiziana dell’Isis ha rivendicato l’attentato che martedì 24 novembre ha ucciso sette persone in un hotel della città di al-Arish, nel nord della penisola del Sinai, in Egitto.
La struttura ospitava gli osservatori chiamati a monitorare il secondo turno delle elezioni parlamentari, previste in 13 province del Paese il 22 e il 23 novembre. Tra le vittime ci sono anche due degli osservatori – Omar Hammad, di 38 anni, e un suo collega -, quattro poliziotti e un civile.
L’assalto sarebbe iniziato attorno alle 7 di mattina e sarebbe stato condotto da tre uomini. Il primo, a bordo dell’auto che è successivamente esplosa, avrebbe fatto irruzione nell’albergo nonostante il tentativo da parte della polizia di fermare il veicolo. Alla prima esplosione sarebbe seguita una seconda, provocata dalla cintura esplosiva innescata da un complice. Un terzo componente del commando avrebbe poi fatto irruzione nella struttura, sparando e uccidendo l’uomo.
La cellula dell’Isis che ha compiuto l’attacco, chiamata Provincia del Sinai, aveva già realizzato numerosi altri attentati nella regione. Tra le azioni rivendicate c’è l’abbattimento dell’aereo russo, precipitato nel Sinai lo scorso 31 ottobre provocando la morte di 224 persone.
Gli affiliati al gruppo Sinai Province sarebbero i responsabili anche dell’esplosione che lo scorso 4 novembre ha interessato un commissariato di polizia sempre nella città di al-Arish, in cui hanno perso la vita quattro poliziotti.
La cellula jihadista in Egitto rappresenta una minaccia sempre più considerevole per il Paese, con azioni organizzate sia contro le forze di sicurezza che contro i civili. Ciononostante il governo egiziano minimizza l’influenza del gruppo e nega che possa essere coinvolto nella tragedia del volo Metrojet.
L’attacco all’hotel di al-Arish, in particolare, ha rivelato tutte le falle del sistema difensivo egiziano considerato incapace, nonostante le migliaia di poliziotti e soldati schierati, di garantire lo svolgimento pacifico delle elezioni che il presidente egiziano Abdul Fatah al-Sisi ha definito una pietra miliare nella storia del Paese.