Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 09:30
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Esteri

L’Isis non teme le nostre bombe, ma la nostra unità

Immagine di copertina

Nicolas Henin, sequestrato per dieci mesi dal sedicente Stato islamico, sottolinea che ciò che davvero potrebbe sconfiggere il terrore è l’unità dell’Europa

“L’Isis approfitta di ogni reazione esagerata, di ogni segno di divisione, di paura, di razzismo, di omofobia”. Il reporter di guerra francese di Le Point Nicolas Henin, rapito nel giugno del 2013 dal sedicente Stato islamico e rilasciato nell’aprile dell’anno successivo insieme ad altri tre ostaggi francesi, è tornato a parlare della sua esperienza diretta con l’Isis dopo gli attacchi a Parigi in un articolo scritto per il quotidiano britannico The Guardian.

Il giornalista è stato rapito quando aveva 38 anni, mentre stava seguendo la guerra civile siriana, ed è rimasto per quasi un anno nelle mani degli estremisti insieme a molte altre persone da diverse parti del mondo, compreso il fotoreporter statunitense James Wright Foley, il primo cittadino americano a essere stato giustiziato dall’Isis.

Henin era stato più volte interpellato e gli era stato chiesto spesso di raccontare in particolare cos’era successo a Foley, decapitato in un video da Jihadi John, il militante britannico diventato famoso in tutto il mondo grazie ai filmati di propaganda del sedicente Stato islamico.

“Dopo l’uccisione di James Foley, il militante ha puntato il coltello prima verso la telecamera, poi verso la vittima successiva dicendo: ‘Obama, devi ritirare le truppe dal Medio oriente, altrimenti lo uccido’. Sapeva bene quale sarebbe stata la reazione degli americani: un aumento dei bombardamenti. È quello che l’Isis vuole, ma glielo vogliamo davvero concedere?”.

Il giornalista ed ex ostaggio sottolinea varie volte che ciò che davvero potrebbe sconfiggere i terroristi è l’unità che l’Europa e i Paesi sottoposti agli attacchi potrebbero mostrare anziché un intervento militare in Siria, che potrebbe invece rivelarsi controproducente.

Henin ribadisce come a Raqqa – capitale de facto del sedicente Stato islamico – siano tutt’ora presenti all’incirca 500mila civili, che non solo potrebbero perdere la vita negli attacchi, ma potrebbero trasformarsi in estremisti se le azioni dell’Occidente continuassero in maniera indiscriminata.

Il giornalista ritiene che la nascita dell’Isis si sarebbe potuta evitare solo intervenendo nell’ambito della guerra civile siriana, per deporre il presidente Bashar al-Assad: “È responsabile dell’ascesa dell’Isis in Siria. Fintanto che il suo regime resterà al potere, l’Isis non potrà essere sradicato”.

Quando Henin parla dei suoi aguzzini non li descrive come terroristi spietati e pericolosi, ma come ragazzini di strada ubriachi di ideologia e potere. Sottolinea la loro stupidità, nel cercare conferme alle loro credenze senza notare le palesi contraddizioni.

L’ex reporter non nega che possano essere comunque pericolosi. “Non bisogna sottostimare il potenziale assassino della stupidità”, dice – ma racconta che quando era loro ostaggio ha smesso di avere paura molto presto.

“I miei carcerieri giocavano a giochetti infantili con noi – torture psicologiche – dicendoci che saremmo stati liberati e dichiarando poi, due settimane più tardi: ‘Domani uccideremo uno di voi’. – racconta Henin – Loro ridevano e io giocavo il loro stesso gioco urlando, ma volevano solo divertirsi. Appena se ne andavano, mi voltavo verso agli altri ostaggi francesi e scoppiavo a ridere. Era ridicolo”.

Henin afferma di essere rimasto stupito per la sistematicità con cui gli estremisti si informavano sui canali di news, sui siti di notizie e attraverso i social media e ritiene che ora probabilmente stiano seguendo con grandissimo interesse gli sviluppi internazionali che hanno seguito gli attacchi a Parigi: “Seguivano le notizie in maniera ossessiva, ma ogni cosa passava attraverso i loro filtri ideologici”.

Ti potrebbe interessare
Esteri / Ucraina, l'accusa della Corea del Sud: "Pyongyang schiererà fino a 12mila soldati al fianco della Russia"
Esteri / L’ex ambasciatrice Elena Basile a TPI: “L’Europa senza pace ha tradito se stessa”
Esteri / Layla al-Sheikh e Robi Damelin, due madri (in lutto) per la pace, a TPI: “Nessuno uccida in nome dei nostri figli”
Ti potrebbe interessare
Esteri / Ucraina, l'accusa della Corea del Sud: "Pyongyang schiererà fino a 12mila soldati al fianco della Russia"
Esteri / L’ex ambasciatrice Elena Basile a TPI: “L’Europa senza pace ha tradito se stessa”
Esteri / Layla al-Sheikh e Robi Damelin, due madri (in lutto) per la pace, a TPI: “Nessuno uccida in nome dei nostri figli”
Esteri / Esclusivo TPI – L’inferno del Libano raccontato da chi fugge dalle bombe di Israele
Esteri / Usa 2024: l’identikit dell’indeciso alle elezioni più importanti del mondo
Esteri / Gli ultimi istanti di vita di Yahya Sinwar ripresi da un drone
Esteri / Meloni incontra il premier Mikati in Libano: "Unifil va rafforzata: necessaria piena attuazione della risoluzione Onu 1701". I Caschi blu: "Restiamo malgrado gli attacchi deliberati di Tel Aviv". Israele continua i raid: 7 morti nel sud. Hamas conferma l'uccisione di Sinwar. Almeno 42.500 vittime a Gaza. Putin: "Russia pronta a mediare tra Tel Aviv e Teheran"
Esteri / Gaza, Israele: “Ucciso Yahya Sinwar, capo politico di Hamas”. Il gruppo terroristico palestinese non conferma né smentisce
Esteri / Arabia Saudita: vignettista condannato a 23 anni di carcere per alcune “caricature offensive” del principe Mohammed Bin Salman”
Esteri / Ohio, lo stato non più in bilico patria degli “hillbillies” di J.D. Vance