L’Isis ha perso 50mila uomini in due anni
Il numero dimostrerebbe che gli intensi bombardamenti e gli addestratori presenti sul territorio di guerra hanno avuto un impatto nella lotta al gruppo terroristico
Almeno 50mila combattenti del sedicente Stato islamico sono stati uccisi da quando due anni fa la coalizione internazionale a guida statunitense ha iniziato a combattere l’Isis in Iraq e in Siria.
Lo ha comunicato l’esercito degli Stati Uniti, aggiungendo che si tratta di una “stima al ribasso”.
Il numero dimostrerebbe che gli intensi bombardamenti e gli addestratori presenti sul territorio di guerra hanno avuto un impatto nella lotta all’Isis, anche se gli Stati Uniti hanno in più occasioni spiegato che il gruppo terroristico ha la capacità di rimpiazzare velocemente i propri combattenti.
Gli Stati Uniti hanno annunciato che i bombardamenti potrebbero essere intensificati in aree come Mosul, dove le truppe irachene combattono per riconquistare la strategica città, ma dovranno essere condotti con maggiore attenzione, per evitare vittime civili.
“La campagna sta avendo un impatto sul nemico”, si legge nel rapporto. Gli Stati Uniti in passato hanno esitato a fornire cifre sui nemici uccisi durante le operazioni militari.
A febbraio 2016 il capo dell’ufficio stampa della Casa Bianca Josh Ernest aveva detto che secondo le stime dell’intelligence americana in Iraq e Siria combattevano circa 25mila miliziani dell’Isis.
In agosto il generale Sean Mac Farland, citato da Associated Press, aveva parlato di 45mila nemici uccisi, evidenziando un’enorme discrepanza con quanto comunicato in precedenza.
Nel 2016 l’Isis, dopo avere raggiunto nel 2014 la massima espansione, ha perso terreno, attaccato contemporaneamente da Russia, Turchia, Iraq, Siria, miliziani curdi e dai bombardamenti di Stati Uniti e Regno Unito.
Le zone controllate si sono ridotte al territorio che va da Mosul e Raqqa alla valle del fiume Eufrate, a cavallo tra la Siria orientale e l’Iraq occidentale.