Iran, violenti scontri per l’aumento del costo della benzina: un morto
Una persona è stata uccisa e molte altre ferite in Iran durante le proteste in corso dalla sera di venerdì 15 novembre contro l’aumento dei prezzi e il razionamento della benzina.
L’uccisione è avvenuta nella città di Sirjan, nella provincia centrale di Kerman. Secondo il governatore locale ad interim Mohammad Mahmoudabadi non è ancora chiara la dinamica dell’accaduto.
Le proteste della popolazione nascono per l’aumento del 50 per cento del prezzo della benzina e del razionamento imposto dal governo.
Il costo al litro è salito a 15.000 rial (10 centesimi di euro) dai 10.000 e per ogni auto il tetto massimo è stato portato a 60 litri. Superata questa quota il prezzo per litro è stato portato a 30.000 rial. Negli scontri con le forze dell’ordine una persona è rimasta uccisa e molte decine ferite.
Le proteste iniziate venerdì sera sono proseguite oggi in diverse città iraniane, tra cui Shiraz, Sirjan, Mashhad, Ahvaz, Gachsaran e Bandar Abbas.
Molte persone hanno continuato a bloccare le strade spegnendo il motore delle loro automobili e suonando il clacson. L’accesso
a internet è stato ridotto dalla scorsa notte.
Il governatore locale ad interim Mohammad Mahmoudabadi ha dichiarato che alcune proprietà pubbliche e alcune stazioni di servizio sono state parzialmente danneggiate. Mentre nella città di Behbahan i dimostranti hanno dato fuoco alla sede della banca centrale. Ma si registrano sparatorie e scontri con la polizia anche in altre zone del Paese.
I manifestanti hanno postato molti video in cui si vedono le forze dell’ordine sparare gas lacrimogeni in molte città della Repubblica islamica.
Mentre continuano le proteste nel Paese, i vertici delle tre istituzioni statali iraniane – giudiziaria, legislativa ed esecutiva – che avevano deciso l’aumento del prezzo della benzina e il suo razionamento, hanno annunciato in una comunicazione congiunta la piena collaborazione confermando il sostegno al provvedimento.
Ma un nutrito gruppo di parlamentari si oppone alla decisione, affermando che sarebbe toccato al parlamento ratificare un aumento del prezzo della benzina. Questi ultimi si sono quindi detti determinati a studiare un piano d’urgenza nella sessione di domani e di votare per una revoca della decisione. “Il parlamento non è più il pilastro della democrazia”, ha sottolineato la deputata riformista Parvaneh Salahshuri su Twitter, “avrebbero potuto anche chiuderlo”.
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