Iran, sostiene le proteste delle donne contro il velo: famoso cantante pop Mehdi Yarrahi condannato a due anni di carcere e 74 frustate
![Immagine di copertina](https://www.tpi.it/app/uploads/2024/01/Iran-velo-proteste-donne-Mehdi-Yarrahi-condannato-carcere-74-frustrate-320x168.jpg)
Mehdi Yarrahi, un famoso cantante pop iraniano, è stato condannato a due anni e otto mesi di carcere e a ricevere 74 frustate per aver sostenuto la protesta delle donne contro l’obbligo del velo in Iran. A rivelarlo oggi sulla piattaforma X (ex Twitter) è stata la sua legale Zahra Minouei, secondo cui la sentenza è stata emessa in primo grado dalla 26esima sezione del Tribunale Rivoluzionario di Teheran.
Il 42enne, vincitore del festival Fajr, il più grande evento musicale del Paese, era stato arrestato a fine agosto a seguito della pubblicazione di una canzone che contestava l’obbligo di indossare il velo in vigore in Iran. Detenuto per due mesi nel carcere di Evin a Teheran, dove il regime degli ayatollah imprigiona spesso gli oppositori politici, era stato rilasciato a ottobre su cauzione.
Il mese prima, la magistratura aveva accusato l’artista, impegnato a sostenere le proteste delle donne iraniane, di “disturbo dell’ordine pubblico” e di “realizzazione e diffusione di contenuti contrari alla morale pubblica”. “Il mio assistito, Mehdi Yarrahi, è stato condannato a un totale di due anni e otto mesi di prigione e 74 frustate”, ha scritto oggi su X la sua avvocata Zahra Minouei. “Secondo l’articolo 134 del Codice penale islamico dovrà scontare un anno di reclusione”.
In vista del primo anniversario della morte di Mahsa Amini, una giovane ragazza di origini curde deceduta nel settembre 2022 dopo essere stata arrestata perché non indossava correttamente il velo, Yarrahi aveva pubblicato un brano di tre minuti (e un video musicale) intitolato “Roosarito” (letteralmente “Il tuo velo” in farsi).
Il cantante aveva dedicato la canzone alle “coraggiose donne iraniane” che hanno partecipato al movimento di protesta contro il regime al grido: “Donna, vita, libertà”. Un altro suo brano “Soroode Zan” (letteralmente “Il canto delle donne” in farsi), pubblicato ormai un anno fa, era diventato un vero e proprio inno per i manifestanti, soprattutto nelle università. Anche la sua voce però è stata silenziata, almeno per ora.